[Capitolo 19]

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Tornai a casa con un macigno nel petto.

Guardare May negli occhi, mi distruggeva, ogni giorno.

Quella donna era distrutta, da quando suo nipote era finito in coma, non era più la stessa.

Da una settimana a questa parte, non faceva altro che chiedermi se Peter si fosse svegliato, o se avesse accennato il minimo movimento corporeo, e la risposta era sempre la stessa, no, un orrendo no che non avrei mai voluto pronunciare, ma purtroppo dovevo dirlo. Mentire, non era la scelta più saggia da fare, come potevo mentire a quella donna? Era cosi fragile, ma allo stesso tempo era una grande guerriera. Mentirle avrebbe peggiorato le cose, e io non ero brava a mentire, quindi le dissi sempre e solo la verità, tranne per il piccolo dettaglio dell'ospedale, Tony mi aveva pregato di non dirle niente, era la cosa giusta da fare.

Arrivata davanti al palazzo di casa Parker, mi strinsi nelle spalle ed emisi un sonoro sospiro, abbassai il capo e chiusi gli occhi, mi lasciai sfuggire qualche lacrima carica di tristezza. Non mi sentivo cosi da tanto, da quando era morto Pietro, e ricordare in quel momento mio fratello, non fece altro che peggiorare la situazione.

Presi a singhiozzare e mi accasciai sul marciapiede, portai le mani sul viso e continuai a piangere, piangere e piangere, finché non mi fossi calmata. Sentivo il potere affluire nelle mie vene, voleva creare caos e distruzione, e in quel istante, avrei spaccato qualsiasi cosa mi capitasse sotto le mani, avrei anche ucciso se fosse stato necessario a colmare il mio dolore.

"Perché?.... Perché?....Perché?...."

Questo era il pensiero che aveva preso posto nella mia mente, perché Peter? Perché Pietro? Perché loro due?.
Due ragazzi dolci e forti, pronti a fare qualsiasi cosa per questo mondo narcisista, avevano perso la vita.
Lo ammetto, ho paura che Peter possa non farcela, non sono mai stata una ragazza ottimista, tutto quello che mi è passato davanti agli occhi, tutto quello che ho sopportato in questi anni, mi hanno fatto dimenticare, cosa significa guardare il lato positivo delle cose, e questo ormai non lo vedevo più da tempo.

Mi alzai da terra e sospirai di nuovo, mi asciugai le lacrime e guardai le mie mani, comparirono i miei amati fasci di luce, sorrisi nel guardarli, ma non volevo far uscire il mostro che era in me, già perché questo ero io, un mostro.

Quella sera, di una settimana fa, se avessi creato in tempo un campo di forza, tutto ciò non sarebbe successo, la colpa era solo mia, oltre a quella maledetta pennuta di Lady Bird, me la pagherà molto cara per questo, se dovesse capitarmi sotto mano, la spedirò dritta all'inferno.

Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi, abbassai le mani e le feci ricadere lungo i fianchi, mi sistemai lo zaino in spalla ed entrai nel palazzo con questo dolore al petto che non la smetteva di causarmi una lacerazione interiore.

Salii lentamente le scale fino ad arrivare al terzo piano della palazzina, arrivai fino alla fine del corridoio, mi soffermai ad osservare la porta dell'abitazione, appartamento 315 casa Parker, posai poco dopo lo sguardo sul campanello, osservai il cartellino plastificato con su scritto "May Parker & Peter Benjamin Parker" con tanto di faccina sorridente accanto, sfiorai la plastica con il dito e sorrisi appena, notai una riga sotto al nome di Peter, mi avvicinai meglio per vedere cosa ci fosse scritto.

<<Ben Parker...>> sussurrai questo nome.
Chi era questo Ben Parker? Sicuramente era un loro parente non c'era alcun dubbio, picchiettai con l'unghia sul quadratino di plastica e ridussi gli occhi a due fessure, non mi sembrava il caso di fare domande a May, non in quello stato.

Poco dopo, decisi di premere il dito sul campanello e mi riposizionai davanti alla porta, aspettando che la donna venisse ad aprirmi.

Sentii lo scatto della porta, davanti a me si presentò una May con lo sguardo stanco, aveva i capelli legati  in uno chignon lento, una maglietta a maniche lunghe a righe bianche e nere, dei jeans neri e delle pantofole del medesimo colore dei pantaloni.

<<Ciao May...>> dissi flebilmente e forzai un sorriso accompagnato da un gesto della mano.

<<Ancora niente vero?>> disse con la voce rotta, scossi la testa con fare di negazione, May prese a singhiozzare debolmente, si spostò verso destra lasciandomi lo spazio per entrare, abbassai il capo ed entrai senza proferire parola.

Lei mi bloccò con la mano poggiandola sulla mia spalla, con movimento lento, alzai la testa e incrociai i suoi occhi color nocciola, ormai tristi e pieni di dolore.

<<Chiunque abbia fatto ciò, la pagherà, non darti colpe che non hai Wanda, ti sento tutte le notti piangere e darti le colpe per quanto accaduto, ma tu non c'entri niente, é stato un incidente>> disse e forzò un sorriso, non dissi niente, annuii semplicemente con un gesto del capo, poco dopo mi attirò a sè, mi stava abbracciando, ricambiai un po' incerta il suo abbraccio, un incidente lei dice? Ovviamente cosa potevo dirle? Che io e Peter siamo due eroi che stavano cercando di sventare una rapina in banca? Di certo non potevo, in quel caso ho dovuto inventarmi per forza una bugia, che io e Peter eravamo a cena, e che quando siamo usciti un'esplosione all'interno della banca ci ha travolti, e che il ragazzino era riuscito a spingermi via in tempo per non essere colpita, e ci ha rimesso lui in tutto ciò per salvarmi la vita.

Le lacrime presero di nuovo il sopravvento su di me, appoggiai la testa sulla spalla di May, la sottoscritta mi strinse più forte che poteva, sussurrai in tono flebile vari "mi dispiace", non so per quanto tempo io e May rimanemmo abbracciate, ma sembrava un tempo infinito, e io in quel preciso istante, tra le sue braccia, mi sentivo a casa.

Scarlet Witch [Marvel] ❪✓❫ [Wattys2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora