2. "Io sono Giada"

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Luce

Trascorrono ancora un paio di minuti, nei quali rimango in adorazione davanti al trofeo del Bahrein vinto da Sebastian, prima che arrivi il mio capo. E' una donna sulla quarantina, ha i capelli neri e ha una camminata decisa. Non l'avevo mai vista prima, infatti durante il mio primo colloquio di lavoro c'era un ragazzo del reparto 'Risorse Umane'.

Quando la donna mi raggiunge, mi alzo e le stringo la mano. Una volta avevo sentito dire che era sbagliato dire ad una persona sconosciuta 'piacere di conoscerti', perché non si poteva sapere quello che sarebbe successo in futuro. Decido di seguire questa dritta, dopotutto potrebbe esserci una parte di verità.

«Tu sei Luce Bianchi, giusto?» Io le sorrido e annuisco.

«Sì, sono io.»

«Bene, felice di conoscerti. Mi chiamo Valentina Conti e sono la responsabile del Museo Ferrari. Seguimi, è da molto che mi aspetti?»

«Una decina di minuti, ma mentre la aspettavo ho colto l'occasione per guardarmi un po' intorno.»

Affretto il passo per non rimanere indietro. Chissà come fa a camminare così veloce, con quei tacchi alti!

«Tranquilla Luce, dammi pure del tu! Sono sicura che passeremo molto tempo insieme, qui nel museo ogni occasione è buona per fare del team work.» Dice lei, aggiungendo quelle due parole in inglese che fanno molto professionale, ma in realtà vogliono dire tutto e niente.

Attraversiamo un lungo corridoio, ai cui lati ci sono uffici.

Poi Valentina si ferma in corrispondenza di una porta di vetro e bussa

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Poi Valentina si ferma in corrispondenza di una porta di vetro e bussa. Una ragazza abbastanza giovane la saluta, poi si accorge di me e fa la stessa cosa «Piacere, io sono Rossella. Mi occupo della gestione dei permessi di sicurezza e di identificazione all'interno dell'azienda. Se non ti dispiace ti rubo due minuti alla Vale e ti faccio una foto per il tuo badge.»

Addirittura il badge? Allora è davvero una cosa seria!

«Certo, nessun problema.» Rispondo io.

Rossella mi fa sedere su uno sgabelli da fotografo, mentre io cerco di sistemarmi i capelli. Non voglio che tutti quelli che vengono al museo mi vedano in una foto imbarazzante.

«Ecco guarda, sei venuta molto bene!» Dice lei, facendomi vedere un paio di scatti. Io li guardo e devo ammettere che forse è la prima volta della mia vita in cui sono venuta decentemente in una foto per un documento.

«Luce, complimenti per il tuo nome... Mi piace tantissimo!» Dice lei, mentre sta ancora trafficando con la macchina fotografica.

«Grazie.» Dico io. Sembra scontato dirlo, ma anche a me piace il mio nome. Sono proprio soddisfatta della scelta dei miei genitori: anche se a volte potrebbe sembrare un po' insolito, è quello che mi differenzia dagli altri e ne sono felice.

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora