26. All'Osteria (ma non una qualunque)

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Sebastian 

Seguo Luce fuori dal museo; non so bene i suoi orari di lavoro, ma credo che per oggi abbia finito, dato che striscia il badge davanti al lettore.

«Abbiamo fatto bene ad uscire dal retro, ma dimmi, cosa hanno detto le altre quando ti hanno visto entrare?» Mi chiede lei curiosa.

«Niente, non ci ho fatto molto caso, ho solo chiesto di poter entrare, volevano accompagnarmi, ma ho risposto che non avevo bisogno di una guida. Sai, ne ho già una ed è bellissima.» Le stringo la mano nella mia e camminiamo vicini. Dio, ma come facevo quando non c'era lei? Adesso che è qui mi sembra di ritornare a respirare, finalmente posso vivere, grazie all'ossigeno che mi ha portato.

Luce inarca le sopracciglia e mi fa l'occhiolino «Non riuscirai mai a trovare una guida come me.»

Io sorrido e mi trattengo dal baciarla, non voglio che qualcuno ci veda, qui a Maranello è troppo pericoloso, ci sono sempre dei giornalisti in cerca di qualche scoop per i loro giornali da due soldi.

«Lo so, per questo vorrei invitarti a cena. Sei libera questa sera?»

Ti prego, fa che sia libera.

«Certo, sì, sono libera.» Erano le parole che desideravo sentire, fin da quando mi ripetevo la domanda nella mia testa. E' da venerdì che volevo chiederglielo e ci ho pensato talmente tanto che addirittura mi immaginavo le sue diverse risposte. Sono felice però che abbia detto di sì, nella mia mente questa era la migliore delle opzioni, quindi non penso che sarebbe potuta andare meglio.

«A che cosa devo questo invito? E' successo qualcosa in particolare?» Chiede lei, mentre la continuo a seguire. Probabilmente stiamo andando verso il parcheggio interno dell'azienda, anche perché vedo che ha le chiavi della mia macchina in mano.

«Se proprio lo vuoi sapere sì, ma preferisco dirtelo mentre siamo in macchina.» Lei annuisce e finalmente vedo la mia auto.

«Grazie per avermela prestata.» Dice, restituendomi le chiavi.

Io le prendo senza esitare; guidare mi darà il coraggio necessario a dire quello che ho in mente. Non voglio più aspettare, quindi apro la portiera del guidatore, mentre Luce si siede dal lato del passeggero. Accendo l'aria condizionata prima ancora di incominciare a sudare; l'auto era all'ombra, ma oggi fa comunque caldo, inoltre la camicia che sto indossando non aiuta per niente. Prima di partire mi sbottono i polsini e mi arrotolo le maniche. Sono solo pochi centimetri di pelle scoperta, ma è meglio di niente.

Metto la retromarcia per uscire dal parcheggio, poi, finita la manovra, inizio a parlare «Luce, ho una cosa importante da dirti, non voglio tenerti sulle spine e onestamente ho anche aspettato fin troppo, quindi penso che sia giunto il momento.»

Sento il suo sguardo su di me, anche se non posso voltarmi per più di due secondi, perché devo fare attenzione alla strada «Luce io... credo di amarti. Anzi, ne sono sicuro. E te lo avrei detto anche prima, una settimana fa, quando noi... beh lo sai quello che è successo, ma credevo che tu avresti potuto non prendermi sul serio, pensare che non fossi sincero, soltanto perché avevamo appena fatto l'amore. Ma il fatto è che io ti amo, quando noi ci siamo amati mi sentivo il cuore dentro il petto esplodere, ma avevo paura a dirtelo perché non sapevo se i miei sentimenti fossero corrisposti.»

C'è il semaforo rosso e mi fermo un attimo ad osservare la bellissima donna seduta al mio fianco. Quanto vorrei che fosse mia.

Ma ho deciso, qualunque sia la sua risposta, non mi pentirò di averle detto queste parole. Sono stanco di tentare di avere la meglio sui miei sentimenti, come dice un vecchio detto 'al cuor non si comanda' e so che non riuscirei a vincere contro l'irrazionalità.

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora