21. ''Non voglio metterti nei casini''

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Luce

Dopo il secondo drink mi sento già meglio; ora è più facile parlare con Sebastian, peccato che la serata sia praticamente giunta al termine.

«Seb, domani io devo lavorare e del resto anche tu, perciò è meglio se ora vado a casa.» Dico io, mentre lo guardo giocherellare con il tappo della bottiglia d'acqua che avevamo preso. Perché va bene l'alcol, ma per contrastare tutto quel sale che c'era sulla stria c'era bisogno di qualcos'altro.

«Hai ragione, il tempo è volato!» In questo momento vorrei dire qualcosa, prima di andarmene, ma sono a corto di idee.

Lui però si offre di pagare e andiamo fuori insieme «Non aspettarti che ti lasci andare a casa da sola, dopo quello che hai bevuto questa sera.» Mi dice Sebastian in tono intransigente.

«Solo due drink, poi è passato già molto tempo, chissà dove sono ora.» Dico per scherzare io «Non ce n'è bisogno, davvero.»

Senza volere ho seguito Sebastian davanti alla sua macchina; è diversa rispetto a quella che aveva gli altri giorni. Può darsi che abbia più di una Ferrari, non farei fatica a crederci.

Lui mi guarda e fa un sorriso strano, a metà via tra un ghigno e una risata «Mi dispiace, questa sera sei obbligata ad accettare il mio passaggio, guarda in che condizioni sei.» Mi dice, per poi sfiorarmi le labbra con il pollice e avvicinarsi a me «Riesco a sentire l'odore dell'alcol da qui.» Io non mi muovo, non ho intenzione di fare una figura del cappero come quella di prima; anzi, mi ritraggo e gli blocco la mano che prima era sulle mie labbra «Tu non mi dirai che cosa posso fare e cosa non posso fare.» Ma a lui basta un piccolo movimento per liberarsi; ha molta più forza di me.

«Non è questione di obbligarti a fare una cosa, ma è perché è pericoloso Luce, per te e per gli altri.» Adesso è serio e mi guarda come se gli avessi appena fatto un dispetto, ad allontanarmi da lui.

Sebastian sblocca le portiere e mi invita ad entrare «Avanti, non ti costerà tanto farti dare un passaggio da me.» Ed ecco che siamo di nuovo come il giorno e la notte, non capisco perché non riusciamo a trascorrere più di tre ore senza queste stupide e insensate discussioni, che tanto alla fine non portano mai da nessuna parte.

Mi faccio convincere, ma soltanto perché Sebastian guida una Ferrari; spero solo che questa volta non mi faccia morire, non mi sono ancora abituata al suo stile di guida.

Appena chiudo la portiera Sebastian allunga la mano e mi attira a sé, avvicinando il mio viso alle sue labbra. Mi bacia, lasciando scivolare la lingua sui denti, facendomi solletico. Poi mi guarda; anche se è buio posso vedere i suoi occhi, così chiari e intensi che farebbero invidia anche all'acqua della Grotta Azzurra.

«Ci ho messo un po' di tempo, ma alla fine mi hai ascoltato.» Mi lascia andare e si allaccia la cintura; io faccio lo stesso, mi ricordo ancora quello che mi aveva detto l'ultima volta che aveva guidato lui 'Allacciati la cintura, se non vuoi volare fuori dal finestrino'.

Non dico niente e osservo la rapidità con la quale fa manovra. E' davvero impressionante. Sono ancora incantata a guardare le sue mani muoversi sul volante, quando mi chiede di dargli le indicazioni per arrivare a casa mia.

Alzo lo sguardo e mi sento girare la testa, così chiudo subito gli occhi, nella speranza di riprendermi. «Visto, te l'avevo detto che non eri nella condizione di guidare!» Mi canzona lui.

Subito dopo però ritorna serio «Tutto bene?»

Tengo gli occhi chiusi e annuisco «Prendi la tangenziale, abito a Modena.»

Incapace di dargli le indicazioni, Sebastian mi dice di prendere il suo telefono e di inserire il mio indirizzo sull'applicazione delle mappe.

«Ce la fai a guardare lo schermo del cellulare?» Mi chiede, mentre se lo sfila da una delle tasche dei pantaloni.

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora