33. Le lacrime di un ferrarista

1.5K 59 48
                                    

Luce 

Anche se è già martedì è comunque difficile ritornare a lavorare; se solo penso a ieri mi viene da piangere... Tristezza a parte, cerco di arrivare al museo con un bel sorriso in viso, dopotutto gli altri non hanno colpa.

Faccio passare il badge davanti al lettore e corro alla macchinetta del caffè. Se dovrò rispondere alle domande dei visitatori, mi servirà qualcosa per essere sveglia e pimpante fin dai primi attimi dell'apertura.

Saluto Giulia, intenta a sistemare dei depliant informativi sul nuovo orario di apertura del museo e lei mi sorride «Bentornata Luce, sei stata bene con Sebastian?»

Io la guardo un po' perplessa, allora si affretta ad aggiungere «Al Gran Premio di Germania intendo, ti sei divertita?» Suppongo che la notizia di me e Sebastian si sia già diffusa un po' per tutto lo stabilimento Ferrari, ma non farei fatica ad ipotizzare chi sia la responsabile. Lasciatemi pensare... Valentina?

«Sì, è stato bello, a parte quello che è successo.» Taglio corto io.

Lei spalanca la bocca e di colpo si rattrista «Ah già, scusami, non volevo.»

'Non volevo' un cazzo, tu non hai mai visto un Gran Premio di Formula Uno in vita tua, vorrei risponderle. Ma sarebbe solo fiato sprecato, quindi prendo la mia bevanda dal distributore automatico e mi vado a cambiare, ma non prima che lei mi fermi «Valentina ti vuole parlare. E' molto occupata, quindi mi ha detto di dirti di andare da lei.»

Occupata a fare che cosa? Le sue solite riunioni?

Ringrazio comunque Giulia e finalmente vado a cambiarmi. Non importa quanto mi sforzi per cercare di stare positiva; qua dentro ci sarebbe sempre da litigare se non si lasciassero andare certe questioni. Tipo quella di me e Sebastian, se lo sanno le mie colleghe figuriamoci quelli della linea di produzione, i meccanici e le persona ai vertici dell'azienda. Non che me ne importi un gran ché, almeno fino a quando non ci daranno dei problemi.

Dopo essermi cambiata nella mia solita divisa, mi avvio per i corridoi ancora deserti del museo fino a raggiungere l'ufficio di Valentina. Sento che sta parlando al telefono, ma non ho tutta la mattina, quindi busso ed entro lo stesso.

«Ho da fare, ti richiamo dopo amore.» Sussurra lei al telefono. Mi chiedo che razza di uomo sia in grado di amare una donna del genere. Se ci penso mi viene il disgusto.

Rimango sulla soglia della porta finché lei non mi dice «Luce! Entra pure.»

Allora entro e mi accomodo sulla poltrona in pelle che c'è di fronte alla scrivania. Valentina Conti: più fisso quel nome e più mi viene il terrore. Come cavolo ha fatto ad essere diventata la responsabile del museo? Me lo chiedo tutte le volte che la vedo, ma ci sono già due misteri irrisolti per oggi. Meglio smetterla, prima che mi riempia la testa di domande che non troverebbero riposta.

«Ti sei riposata? Perché oggi aspettiamo un sacco di gente, mi è mancata la mia guida preferita!»

Sì, sì, continua pure a leccare il cul-

«Mi fa piacere.» Dico io, rispondendo a tono. In questo caso suppongo che la cosa migliore da fare sia trattarla come mi sta trattando lei. Devo sempre tenere in mente che è lei il mio capo.

«Perdonami se ti faccio questa domanda, non voglio risultare troppo invadente, ma ho ricevuto la richiesta della signorina Roeske e devo ammettere che il tuo fidanzato è davvero carino a mettersi in mezzo in questi affari pur di stare con te.» Sono sicura di aver colto un po' di veleno nelle sue parole, ma forse è stata solo una mia impressione. Insomma, è come se mi avesse detto: 'Ti sembra il caso di far intervenire il tuo fidanzato — solo perché è una persona che conta — per farti stare a casa un giorno in più in ferie?'

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora