61. La chiamata del divano

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Luce

Quando Sebastian se ne va, mi ritrovo sola nel suo ufficio. Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa da fare, ma il mio sguardo ricade sempre e solo sul divano, che si trova sul lato destro della sala.

Il divano mi sta chiamando. E non posso ignorarlo.

Mi avvicino al divano, mi tolgo le scarpe e mi stendo. In questo momento mi viene in mente Lando, perché era lui ad occupare il divano, domenica. Forse dovrei chiamarlo; sta mattina non ho potuto parlargli più di tanto. Non volevo che Sebastian si innervosisse, anche se in teoria non dovrebbe essere geloso di un diciottenne. Insomma, abbiamo sette anni di differenza, non mi sembra proprio il caso.

Così prendo il telefono e mi connetto alla rete Wi-Fi, che fortunatamente è libera, poi cerco il contatto di Lando. Ovviamente è online, lui è un tutt'uno con il suo telefono!

«Ciao Luce, che sorpresa! Ti manco troppo? Vuoi fare un'altra sfida di cucina?» Io inizio a ridere, Lando è davvero divertente.

«Beh, sì, sei mio amico e mi manchi, com'è ovvio che sia. Mi dispiace per questa mattina, ero in macchina con Sebastian e se ti avessi detto cose troppo carine, dopo sarebbe tornato indietro e ti avrebbe preso in ostaggio.»

«Devi rassicurarlo, il massimo che possiamo fare insieme è ridere di Lewis in tv!» Esclama lui visibilmente preoccupato.

«Lo sa, lo sa, poi se gli dico che odi Lewis ti prenderebbe anche molto meglio. Senti, magari ci vediamo a Sochi? Ci sarà anche la F2, giusto?» Domando io.

«Certo, ci vedremo là! Magari ci mettiamo d'accordo per trovarci, ma solo se Sebastian non mi perseguiterà!»

«Tranquillo, gli parlerò io! Vedrai che ci lascerà trascorrere un po' di tempo insieme, oppure, se proprio va  male, ti inviterò al box Ferrari a mangiare qualcosa di buono. Con tutto il rispetto per la McLaren, ma il cibo della mensa è scarsino.» Ammetto io.

«Perfetto, allora ci sentiamo più avanti, buon pomeriggio Luce!» Lo saluto e metto giù. Ora mi sento un po' meglio. Non volevo essere scortese con lui, quando mi ha telefonato, alcune ore fa.

Mi alzo dal divano e vado alla finestra per guardare fuori. Il cielo si è annuvolato e stanno cadendo un paio di gocce. Spero per Sebastian che sia rimasto all'interno di questo edificio, perché altrimenti si bagnerà.

Sempre più annoiata, mi rigiro il badge di Sebastian in mano. Un po' mi manca, avere il mio. Dopo essermi licenziata, l'ho lasciato al desk della sicurezza. Non avrei potuto tenerlo.

Stanca di stare in questo ufficio, apro la porta e guardo il corridoio. Ora è deserto e mi sporgo di più per guardarmi meglio intorno. Noto subito che di fronte a me c'è un'altra porta rossa, ma sulla targhetta c'è scritto:

Anche Kimi ha il suo ufficio ed è esattamente di fronte a quello di Sebastian! Chissà se anche lui sarà alla riunione

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Anche Kimi ha il suo ufficio ed è esattamente di fronte a quello di Sebastian! Chissà se anche lui sarà alla riunione... Vorrei proseguire il giro per il corridoio, ma il mio telefono inizia a squillare, quindi rientro nell'ufficio di Sebastian.

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora