41. ''Più rosso della Loria!''

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Sebastian 

«Seb, cito le tue testuali parole: 'Sai che cosa ho intenzione di fare? Di godermi ogni singolo attimo e di fare tutto quello che mi va di fare'.» Dice Luce, prendendomi il giro.

«Non vale prendersi gioco degli ammalati!» Borbotto io, con la schiena in fiamme.

«E' la verità, poi scusa, se ti fossi messo la crema solare, ora non avresti la pelle rossa e bollente!»

Chiudo gli occhi, tentando di alleviare il dolore, ma è impossibile «Luce, credo di avere la febbre.» Dico, mentre sento la sua mano sulla mia fronte.

«Effettivamente sei un po' caldino, ma non c'è molto che possa fare, dato che su quest'isola non c'è niente a parte la nostra casa!»

«Ti prego Luce, fai qualcosa, non voglio morire!»

Lei si mette a ridere e si alza dal divano «Vedrò cosa posso fare, ma ti prego, rimani in vita.» Mi dice lei in tono scherzoso. Io però sono serio, sto davvero male.

Dopo attimi che sembrano infiniti, finalmente la vedo tornare con in mano un asciugamano bagnato e un sacchetto di ghiaccio. Si siede vicino a me e mi dice di coricarmi, a pancia ingiù e con la testa sulle sue gambe. Faccio quello che mi dice e, dopo poco, sento qualcosa di fresco e di bagnato sulla mia schiena.

«Grazie a Dio, stavo per andare a fuoco.» Sussurro, mentre Luce mi posiziona qualche cubetto di ghiaccio sulla parte bassa della mia schiena.

«Sei più rosso della tua Loria! Più tardi guarderò se in bagno c'è qualche pomata per le scottature, per adesso rimani qui e non combinare altri guai.» Dice lei, passandomi le dita tra i capelli. Nonostante il dolore alla schiena, riesco a rilassarmi fino ad addormentarmi; se non fosse per il mio telefono, che inizia a squillare.

«Metti in viva voce.» Dico a Luce prima che risponda, ma lei non mi ascolta e sblocca il telefono per prendere la telefonata. Fantastico, non sono neanche in grado di prendere in mano il mio telefono.

«Sono Luce, Sebastian è... sta facendo la doccia.» Afferma lei, mentre io tento di capire chi è. Di sicuro è qualcuno che conosce, perché lei ha detto solo il nome.

Si sente una risposta, ma io non riesco ancora a capire, poi Luce dice «Certo, glielo farò sapere, buona giornata Antti!» Antti, c'era da immaginarselo. Luce mette giù e si giustifica con me «Avrebbe capito che non stai bene e si sarebbe preoccupato.»

«Ma figurati, credi che lo avrebbe fatto soltanto sentendo la mia voce?» Le domando io, continuando a parlare, anche se svogliatamente. Il ghiaccio si sta iniziando a sciogliere e mi è arrivato a bagnare tutta la pancia e i boxer. Che sensazione orribile, se solo mi fossi ricordato...

«Seb, sembri un paziente d'ospedale appena risvegliato dal coma. Qualunque persona che ti conosca abbastanza bene, capirebbe che c'è qualcosa che non va in te.» Mi dice lei con dolcezza, continuando a sfiorarmi i capelli. A questo punto non so se sia più una terapia per me o più per lei.

«Oh Luce, come farò? Tra due giorni torneremo in Italia e dovrò indossare di nuovo la tuta; solo al pensiero mi sento male!» Una lacrima mi scende sulla guancia, tento di asciugarla, ma Luce se ne accorge «Sebastian, amore, calmati. E' solo un'insolazione! Ti prometto che guarirai presto o quantomeno, starai meglio. Ora però devi stare tranquillo e, se questo ti potrà rallegrare un po', pensa che una donna quando partorisce deve passare ben di peggio di una cosa così, quindi ritieniti fortunato ad essere uomo e non lamentarti troppo.» Mi dice lei, dandomi un buffetto sulla guancia.

Donne. Ma se non sa neanche quanto dolore sto provando? E poi... com'è possibile stare più male di così? Mi sento come se avessi la schiena piena di aghi e la testa mi sta per scoppiare. Non ce la farò mai a rimettermi prima del Gran Premio del Belgio.

Luce || Sebastian VettelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora