VIII.

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3 a.m.

Oramai la festa si era conclusa, era andato tutto alla perfezione, a parte un po' di casino, quasi nessuno ubriaco, Grayson era rimasto al suo posto e la gente si era divertita. Raccolsi gli ultimi bicchieri di plastica, stavamo pulendo solamente io e Luke, gli altri tre erano già in stanza.

"Sara?" sentii la voce di mio fratello alle mie spalle.

"Sì, Luke?" mi voltai guardandolo negli occhi.

"Mi dispiace, ti voglio bene." istintivamente mi abbracciò, sorrisi sul suo petto stringendolo a mia volta.

"Tranquillo Luke, non è colpa tua." dissi, guardandolo negli occhi, accarezzandogli una guancia.

Riprendemmo a pulire, dopo un quarto d'ora abbondante finimmo; mi avviai verso il bagno, e mi struccai, ero a dir poco esausta. Mi avviai verso camera mia, mi soffermai davanti alla camera del moro, aveva la porta aperta, stranamente. Era così bello mentre dormiva, era senza maglietta e abbracciava il cuscino, all'improvviso dei piccoli versi fuoriuscirono dalle sue labbra, e con uno scatto corsi nella mia stanza, mi chiusi la porta alle spalle. Un sospiro di sollievo soffiò via dalla mia bocca, mi tolsi il vestito ed indossai la solita maglia nera lunga; appesi l'abito e mi presi qualche secondo per ammirarlo, con le dita accarezzai il tessuto, quasi ammaliata. Sentii uno scricchiolio, e subito dopo la serratura di camera mia scattare, chiusi l'armadio e quello che mi trovai davanti fu, quasi, un sogno.

"Stanca piccolina?" disse il moro, passandosi una mano fra i capelli corvini, già abbastanza spettinati.

"Abbastanza, tu invece, che ci fai sveglio?" appoggiai una spalla contro l'anta dell'armadio, ammirai il suo petto nudo allenato, per poi far incastrare i miei occhi nei suoi.

"Avevo come l'impressione di, aver dimenticato qualcosa." mi guardò con un ghigno in faccia, avanzò verso di me lentamente, facendo passare l'indice sul mio armadio; ad ogni suo passo in avanti, corrispondeva ad una mia ritirata, fino a quando lo spazio finì, ed io mi ritrovai con le spalle al muro, in gabbia.

"Che hai dimenticato, Cal?" chiesi nervosamente, ero in panico, che voleva farmi?

"Amo quando mi chiami così, è così...eccitante, ecco." ridacchiammo insieme, non capivo se era serio o se fosse ironico.

"Stai scherzando?" dissi passandomi una mano fra i capelli castani.

"No bimba, sono completamente serio." fece scivolare una mano lungo il mio fianco, i battiti del mio cuore aumentarono d'impatto e l'ossigeno finì. La distanza tra di noi continuava a diminuire, sempre di più. Le sue labbra incontrarono la pelle calda del mio collo, iniziò a darmi degli umidi baci, iniziò poi a succhiare e a mordere un punto definito, tutto questo provocò in me una miriade di brividi.

"Cal, sei ubriaco?" chiesi d'un tratto, cercando di calmare la mia voce. Si staccò, e mi guardò negli occhi sorridendo.

"No piccolina, ma anche se lo fossi lo farei lo stesso." la mia faccia assunse la forma di un punto interrogativo.

Di punto in bianco fece incontrare le nostre labbra, come se fosse l'unica cosa che io stessi aspettando. 

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