XII.

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L'immagine di Joseph Morgan, nella mia serie tv preferita, mi stava facendo compagnia da oggi pomeriggio, da quando tornai dall'uscita con Calum. Era notte fonda, saranno state le quattro del mattino, ed io non riuscivo a prendere sonno, non ero neanche scesa per la cena, ricordo di aver detto a Luke che stavo male, l'unica scusa plausibile, lui stranamente ci credette. Il display del mio iPhone, posto con cura sul comodino, si accese, rivelando una notifica, lo sbloccai pensando ad un suo messaggio, ma zero, stupido Instagram. Certo, come biasimarlo? Sentii uno scricchiolio e poi una serratura scattare, all'improvviso la sagoma dell'asiatico fu davanti a me, ecco: parli del diavolo e spuntano le corna. Che cosa ci faceva qui? Mi sedetti incrociando le gambe, era così imbarazzante.

"Che ci fai qui?" dissi allarmandomi, indietreggiando sul materasso.

"Ti sono mancato, bimba?" disse con voce roca, si era appena svegliato probabilmente, si stropicciò gli occhi, per poi passare una mano tra i suoi capelli corvini; era così dannatamente scopabile. Il mio sguardo cadde sul suo petto nudo, indossava solo l'intimo e sopra dei pantaloni da basket corti.

"Ma, insomma, una maglia non ce l'hai?" chiesi soffocando una risata, cercando di concentrarmi sul mio adorato Netflix. Notò che la mia attenzione non fu più su di lui, ma sulla televisione, impugnò il telecomando che era sul letto sotto di lui, e la spense.

"Ma che cazzo fai?" chiesi sbigottita, cercai di non alzare la voce e svegliare tutti gli altri.

"Dobbiamo parlare." sbuffò e si sedette davanti a me.

"Non dobbiamo parlare di niente." ed era vero, io avevo fatto la stupida, e lui mi aveva dato della mocciosa superficiale, punto, fine.

"Perché non hai cenato stasera?" sospirò cercando un contatto visivo con me.

"Stavo male, avevo mal di testa." mentii guardando a destra, senza incrociare il suo sguardo. Sentii che sospirò nuovamente, ma più rumorosamente, le sue mani finirono sulle mie caviglie, e con una mossa rapida sciolse le mie gambe, le tirò e finii sopra di lui. Mi ritrovai i nostri visi a pochi centimetri di distanza, il suo sguardo divertito mi scrutava lentamente.

"Ma che diamine stai facendo." dissi cercando di spingerlo via, però, sfortunatamente, mi bloccò i polsi dietro la mia schiena, non avevo via di scampo, era impossibile lottare contro di lui.

"Sai che non puoi mentirmi, bimba." mi passo una mano sulla guancia, poi tra i capelli, iniziando a baciarmi la mascella, dio se ci sapeva fare.

"Cal, smettila, stavo male seriamente." il mio petto si alzava e abbassava velocemente, odiavo quando faceva così.

"Non dirmi le bugie, so che non stavi male. Cos'è, non volevi vedermi?" ghignò leccandomi avidamente il collo.

"Per favore, non salterei mai un pasto per te." sorrisi, recitando la mia parte, era ovvio che non mi ero presentata solo per lui.

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