XXVIII.

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POV'S LUKE.

Qualcosa dentro di me si spezzò, non poteva essere successo per davvero.

"Cher, ti prego, non scherzare." camuffai una risata amara, lei in risposta iniziò a piangere.

"Ti sembra che stia scherzando Luke?! E' morta cazzo, non c'è più, se n'è andata, per sempre!" mi urlò in faccia mentre le sue lacrime non smettevano di cessare. Uscii di casa, presi la mia macchina e corsi verso l'ospedale, qualche lacrima mi rigò il viso, non poteva essere successo per davvero. Scesi dalla macchina, indossai gli occhiali da sole per non far notare i miei occhi lucidi, entrai nell'ospedale e corsi in reception.

"La stanza dov'è ricoverata Sara Diana Hemmings, grazie." dissi diretto.

"Mi spiace ma non è più qui." 

"Sarebbe a dire?" le rivolsi un'espressione sconcertata.

"E' morta, mi spiace."

"Mi spiace, ma non ci credo che sia morta, la voglio vedere."

"Non è possibile."

"Sono suo fratello, ho il diritto di vederla, anche solo un ultimo sguardo." iniziai ad urlare.

"Signore, se non abbassa il tono di voce sarò obbligato a sbatterlo fuori."

"Fatemela vedere ed abbasserò il tono di voce." ribattei serrando la mascella.

La ragazza digitò qualche numero al telefono, parlò con qualcuno all'altro capo del telefono per poi attaccare.  In meno di cinque minuti arrivò un dottore.

"Signor Hemmings?"

"Sì." risposi freddo.

"Mi segua."

Lo seguii senza dire nulla, mi portò davanti ad una porta bianca con una targhetta sopra, su di essa c'era scritto "OBITORIO". Deglutii alla vista di quella scritta, il signor camice bianco afferrò la maniglia, entrò ed io lo seguii poco dopo tentennando.
C'era una barella, sopra di essa un corpo coperto da un velo bianco, era scoperta solo la testa, c'era qualcosa che non mi tornava.
Perché non volevano farmela vedere?
Mi avvicinai velocemente alla barella, finsi di guardarle la faccia, le accarezzai il viso, quella pelle così pallida, non era lei, è impossibile.
Sembrava...gomma. Aspettai il momento giusto e tolsi completamente il velo.
C'era solo la testa, il corpo non c'era.

"Che cazzo vuol dire questo?!" sbottai al dottore con gli occhi pieni di rabbia, il signore in camice impallidì. "voglio mia sorella, adesso." dissi a denti stretti.

"Mi spiace, se ne deve andare." detto questo mi prese per il braccio e mi trascinò fuori dall'ospedale.
Che cazzo stava succedendo?

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