XXV

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Mentre gli elfi di Arnor furono messi in fuga, dall'altra parte l'esercito degli elfi neri ritornava vittorioso al centro del proprio territorio, guidato dall'inquisitore supremo che marciava stringendo a sé l'unico individuo che desiderasse fare suo prigioniero. Avanzava lento, fasciando senza forza il polso di Yoongi, che teneva gli occhi fissi sulla figura di Jungkook, disorientato ed incapace di comprendere cosa stesse accadendo.

Jungkook lo sapeva.

Sapeva che l'incantesimo usato non avrebbe reso Yoongi un servo senza emozioni, spietato come un comune elfo nero. Ma sapeva anche che una simile trasformazione, se generata, avrebbe annullato i suoi ricordi e che con questa nuova "forma" il suo impeto subdolo e malefico avrebbe preso il totale controllo del biondo. E Jungkook se ne sarebbe servito.

Continuarono la loro marcia caotica e in breve tempo giunsero nel fulcro del cratere dove sorgeva, imponente e glorioso, un castello costruito nell'ossidiana. La pietra nera di cui era costruito rendeva tutto ancora più cupo, poiché la struttura svettava in altezza e riusciva ad incutere un senso di timore e potere, tale la figura di Jungkook.
Una volta giunti dinnanzi all'immenso portone di metallo scuro il corvino si voltò verso i soldati che stavano dietro di lui.

«Questa vittoria è solo l'inizio! Ben presto Arnor sarà nostra assieme a tutti i suoi abitanti che saranno nostri schiavi! Ma fino ad allora continuerete a rafforzarvi, giorno e notte. Esigo l'eccellenza da voi. E adesso ritiratevi» l'orgoglio e l'avidità, di cui era intriso il suo tono, sarebbero stati capaci di smuovere chiunque ad agire come detto.
Non disse altro. I suoi soldati ritornarono nelle loro piccole abitazioni, mentre Jungkook avanzò sulla cima della breve scalinata e, senza un minimo di esitazione, le due guardie che stavano all'ingresso si accinsero ad aprire il passaggio per il loro signore, che portava al suo fianco i luogotenenti ormai noti e un altro elfo ancora sconosciuto. Le guardie non osarono levare lo sguardo verso Jungkook, non gli era permesso. E non appena i quattro varcarono quella soglia i soldati richiusero il portone, provocando così un forte rimbombo.

La sala dove si ritrovarono non aveva nulla a che fare con il palazzo di cristallo.
All'interno, nonostante potesse sembrare molto scuro, il palazzo si presentava luminoso. Tutto era scavato nella madreperla: le pareti, i pavimenti e persino il soffitto da cui pendeva uno stupendo lampadario costituito da tanti piccoli cristalli di spinello nero. Al termine del grande salone, posto su un piedistallo di rialzo, vi era un singolo trono anch'esso d'ossidiana, di quel nero bluastro in completo contrasto con il puro bianco della madreperla. Non una singola finestra era stata costruita, non un singolo sbocco per poter osservare l'esterno. La luce era data solo dalle piccole fiaccole poste per tutto il castello, che riflettendo con il bianco generavano maggiore luce.

Jungkook si fece avanti, camminando verso il suo seggio reale con aria arrogante. Ma la sua espressione venne coperta da una maschera di gentilezza nel momento esatto in cui si voltò verso Yoongi, che ancora si guardava intorno spaesato.

«Bentornato a casa Eltas» disse con dolcezza nella voce e un'espressione premurosa in viso. Talmente convincente da far meravigliare persino gli altri due.

«B-bentornato?» chiese confuso Yoongi rivolgendo il suo sguardo a Jungkook, che prontamente si avvicinò di nuovo al biondo.

«Si» rispose pazientemente, appoggiando le mani sulle braccia di Yoongi per poi avvicinarsi al punto da porre le labbra a contatto con la mascella dell'altro «Non hai idea di quanti anni abbia impiegato per riportarti qui, da me» fu un bisbiglio caldo e tenue, tanto da riuscire ad incantare Yoongi che, sentendosi protetto, non si mosse minimamente.

«Non capisco...»

«Che cosa?» chiese trattenendo una risata, mentre iniziò a stringere di più il ragazzo a sé.

♢ Indicum ♢「M.Yg & J.Hs」Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora