XXXIII

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Non appena Yoongi uscì dalla stanza da letto iniziò a percorrere i vari corridoi che conducevano alla sala del trono. Rifletteva su tutta quella grande discussione e ragionò sulle parole dette da Hoseok; ripensò a tutto ciò che Taehyung aveva fatto eppure doveva riconoscere a se stesso che quell'elfo gli era stato leale nel tradimento. Hoseok aveva ragione, era stato Taehyung ad insegnargli ciò che sapeva sul combattimento e sul potere che gli aveva donato. Ancora una volta aveva lasciato che la sua indomabile furia ricadesse su chi gli stava attorno, sugli unici che lo amavano. Cercò di mettere da parte tutti quegli opprimenti pensieri quando giunse alla sala del trono.
Come previsto suo padre era lì, seduto sul suo seggio mentre discuteva con alcuni suoi funzionari. La situazione era urgente e, benché detestasse interrompere, si schiarì la voce così da far accorgere i presenti di lui. Gli altri elfi non appena lo videro fecero un inchino nella sua direzione, così da far arrivare l'orlo delle loro tuniche purpuree fino al pavimento. Si congedarono e Yoongi poté avvicinarsi al padre inginocchiandosi in segno di saluto. Subito Alagos si alzò dal suo posto rivolgendo all'altro un cenno della mano intimandogli di fare lo stesso. Quando furono faccia a faccia il re notò l'espressione preoccupata del biondo.

«Eltas, di cosa necessiti?» chiese immediatamente.

«Taehyung è in pericolo» rispose in fretta cercando di dare una breve spiegazione «Ho parlato con lui ma sono stato troppo impulsivo e...l'ho esiliato» confessò quello sua colpa fingendo di ignorare lo sgomento del padre che mostrava la sua delusione per un tale gesto «Dobbiamo salvarlo, riportarlo qui prima che giunga al castello di ossidiana e Jungkook lo faccia diventare uno dei suoi elfi neri» la preoccupazione aveva preso completamente possesso della sua voce e la paura che circondava Yoongi come una nube nera si sarebbe potuta fendere con un fendente di spada. E agli agili occhi paterni di Alagos non una sola di queste sensazioni sfuggì, così strinse con affetto la mano del biondo come a volerlo rassicurare e rivolgendogli solo uno sguardo si separò da lui per dirigersi a passo veloce verso le scuderie mentre Yoongi lo seguì immediatamente.

«Sellate il mio cavallo e quello del principe! Subito!» esclamò così che i servitori potessero udire quell'ordine.

«Volete me ad accompagnarvi?» chiese perplesso il mezzelfo.

«Non voglio portare con me i miei soldati. Sarebbe anche futile farlo. E voglio che tu veda con occhi coscienti l'orrore in cui lo hai gettato. Perché tu saresti dovuto essere il primo a comprendere che razza di dolore si prova stando in quel logoro regno del caos» di colpo il suo atteggiamento era cambiato, divenuto più freddo del ghiaccio che risiedeva nell'animo di Yoongi e questo lo faceva sentire fuori luogo e spaventato. Era come se non fosse più al suo posto. Era come se tutto fosse tornato a mesi e mesi prima. Erano successe così tante cose, c'erano stati così tanti cambiamenti, ma tutto sembrava essersi cancellato. Yoongi stesso doveva ammettere di essere tornato ciò che era prima; l'ibrido fuori controllo che sapeva solo liberare la propria ira distruttiva e caotica portando dolore e mestizia.
Seguì il padre senza che un solo fiato uscisse dalla sua bocca e così fino alla scuderia, dove lo stalliere portò i cavalli di entrambi fuori dai loro recinti.

«Padre...so di avervi deluso ma vi prego di accettare le mie scuse» parlò infine voltandosi in direzione di Alagos senza però venire degnato neanche di un fugace sguardo.

«Non devi rivolgere a me le tue scuse. Quando faremo ritorno l'unico a cui dovrai chiedere perdono sarà proprio Taehyung» quella sentenza fu nuovamente pronunciata con voce monotona e tremendamente distaccata, tanto da far stringere Yoongi nelle spalle. Non una singola parola fu aggiunta e senza esitare salirono entrambi in sella per poi afferrare le redini robuste ed impartire ai due stalloni di galoppare in direzione del tremendo regno. Mentre i ferri degli zoccoli battevano con forza contro il ruvido suolo, Yoongi non poté fare a meno di lasciarsi andare ai suoi tormenti. Galoppava al lato di Alagos ma era lievemente più indietro di lui e in quel modo poteva vedere il suo volto contorto in un'espressione seria e preoccupata al tempo stesso, erano ben visibili le nocche bianche tanta era stretta la presa attorno alle redini. Eppure in quel preciso istante Yoongi si sentì debole fino all'angolo più remoto di sé, sia nel corpo che nell'animo. Guardava Alagos e ammirava come lui riuscisse a restare un monarca impeccabile e fermo nelle sue decisioni persino nelle situazioni più critiche. Ammirava quell'aria autorevole che aveva ma che mai incuteva timore e che, anzi, suscitava grande stima e devozione nei confronti di chiunque ne incrociasse lo sguardo. Così il biondo si ritrovava a riflettere su ciò che invece era lui. Un umano che aveva  dimenticato il suo regno, lui che era un essere facilmente manipolabile dalla paura e dal rancore, lui che doveva dimostrare ogni secondo di essere un degno erede al trono, ma non ad Alagos, non ad Hoseok o a Taehyung, ma a se stesso. E come avrebbe mai potuto un re dubitare di sé ogni giorno? Yoongi durante quel fatidico giorno, sarebbe voluto voluto rimanere in un oblio di solitudine null'altro, ma Taehyung benne a lui e accettando quel dono ne accettò anche la fatica e il mutamento della sua natura. Accolse anche il suo destino quando esso gli fu rivelato, ma in quel momento era come se tutto quello che aveva fatto e tutte le scelte che preso, tutto fosse stato completamente vano. Si ritrovò persino a pensare che forse non avrebbe meritato un ragazzo tanto generoso e affascinante come Hoseok e che mai avrebbe meritato la corona del pare.

♢ Indicum ♢「M.Yg & J.Hs」Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora