Capitolo 20.

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Octavia's POV.

"Jeremy, te lo giuro mi dispiace."-chiedo scusa al sottoscritto.

"Octavia, non è niente. Lo stesso sarei dovuto tornare in Russia."-mi informa.

"Lo so ma.."-inizio ma mi blocca.

"Saremo lo stesso amici, ci sentiremo tutti i giorni."-mi dice.

"Non è giusto.."-dico dispiaciuta, mentre mi fumo una sigaretta nella cucina di Jack.

Sono le undici di sera e non ho sonno.

"Grazie."-mi dice.

"Per cosa?"-chiedo confusa mentre mi alzo per andare in camera.

"Per non avermi mai trattato come una semplice guardia del corpo.. per avermi trattato come un amico."-mi dice.

"Tu sei mio amico, Jeremy. Comunque devo andare a controllare Jack.. non si sa mai!"-lo informo ridendo e lui inzia a ridere pure.

Dopo averci augurato la buonanotte, riattacco e apro la porta della camera.

Jack deve essere in bagno, perché in stanza non c'è nessuno e l'acqua e aperta.

Apro la porta del bagno e lo trovo nella vasca.

Mi spoglio lentamente sotto il suo sguardo malizioso ed entro nella vasca anche io.

"Cavolo, ti ha ridotto male."-commento dispiaciuta, osservando meglio il suo viso.

"Anzi che sono ancora vivo."-risponde sarcastico scoppiando a ridere.

"Mi dispiace."-gli dico mentre mi avvicino a lui, mettendomi di spalle.

"Ne ho prese di peggio, anzi no.. tuo padre picchia duro."-mi informa e io scoppio a ridere.

"E io, ho imparato da lui."-lo informo.

"Allora devo stare attento a come ti tratto.."-dice, prima di iniziare a baciarmi sul collo ripetutamente.

E in quella vasca, abbiamo fatto l'amore.

Dopo averlo fatto, torniamo in camera sua e ci corichiamo.

"Jack."-lo chiamo e lui si gira per osservarmi.

"Dimmi, Peste."-mi intima a parlare.

"Noi due.. cosa siamo?"-gli domando imbarazzata.

Lui in risposta, mi dà un piccolo bacio sul naso.

"Tu sei la mia donna."-mi informa.

Dopo aver sentito la sua risposta, ci abbracciamo e ci addormentiamo.

Il giorno dopo..

"Jack cazzo! Ogni mattina sempre la stessa storia!"-mi lamento mentre cerco di svegliarlo.

A sì? Vuoi dormire? Oook.

Mi alzo dal letto e vado a darmi una sistemata.

Mi vesto e lego i miei capelli in una coda alta.

Metto un paio di converse nere e prendo le mie cose

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Metto un paio di converse nere e prendo le mie cose.

Lascio un biglietto a Jack con scritto 'Dii addio alla tua macchina' ed esco dalla sua villa, con le chiavi della porche che ho scoperto che tiene in un cassetto del salotto, insieme alle altre.

Saluto la guardia, salgo in macchina e sgommando, mi dirigo all'università.

Ad aspettarmi fuori, c'è Nicole che appena scendo dall'auto, mi viene incontro.

"Ti prego dimmi che non è l'auto di Jack."-mi domanda e io le sorrido mentre con fare strafottente indosso i miei occhiali da sole.

"Ti prego dimmi che gli hai chiesto il permesso."-mi prega e io le sorrido, la prendendo a braccietto e insieme ci dirigiamo verso l'aula.

"Octavia, lo sai meglio di me che i mafiosi sono molto possessivi per tre cose: la propria donna, i soldi e la macchina."-mi ricorda guardandomi preoccupata.

"Nicole, rilassati."-la tranquillizzo, mentre ci accomodiamo in aula.

Appena ci sediamo, inizio ad aggiornarla su tutto e appena nomino mio padre, sbianca.

"Jack è ancora vivo?"-mi domanda spaventata.

"Ha solo un occhio nero."-le rispondo ridendo.

E lei apre la bocca per dire qualcosa, ma l'arrivo della professoressa le impedisce di parlare.

Dopo aver subito sei ore di lezione, torno a casa alle due e appena entro a casa, trovo Jack con le braccia conserte, che mi guarda malissimo.

"Tranquillo la tua macchina sta bene."-lo informo annoiata mentre lo supero per andare in cucina a mangiare.

"Me ne fotto della macchina! Perché non mi hai svegliato?"-mi domanda, mentre riempio il mio piatto con il riso ai gamberi che io amo tanto.

"Ho cercato di svegliarti ma tu hai il sonno pesante!"-lo informo mentre mi siedo e inizio a mangiare con gusto.

Jack, arrabbiato, si appoggia sul tavolo e mi guarda intensamente.

"Poteva succederti qualcosa. Ho promesso a tuo padre che ti avrei protetta."-mi informa.

"Jack, non è successo niente."-lo tranquillizzo e continuo a mangiare.

Ad un tratto mi blocco.

"Tu non mangi?"-gli domando.

"No, ho del lavoro da fare."-mi dice e dopo avermi dato un bacio sulla guancia, se ne va.

Oook.

Avrò tutto il riso per me.

Mamma mia mangio troppo, devo iniziare a correre.

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