Capitolo 22.

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Octavia's POV.

Ancora non ci credo che sto per farlo davvero.

Mi sono svegliata alle sei e senza fare alcun rumore, mi sono messa un paio di leggins neri, una maglia corta bianca e un paio di converse bianche, e adesso sto correndo a perdi fiato intorno al Central Park.. più meno.

Sono le sette e sono più le pause che ho fatto anziché passi.

Devo smettere anche di fumare, il cuore sembra che mi stia andando a mille pronto ad uscire dalla gabbia toracica.

Basta, devo fare un altra pausa.

Mi siedo su una panchina vicino al laghetto e inizio ad osservarmi intorno.

Questa è la prima volta che torno qui, l'ultima volta ci sono stata con i miei genitori.

Flashback.

"Octavia! Non correre!"-mi avverte mia mamma.

"Guarda mamma! Hai visto come sono veloce?"-le domando, ma ad un tratto inciampo.

Inizio a piangere come una bambina.. alla fine è quello che sono.

Una bambina di otto anni.

"Hai visto?"-domanda mio padre a mia madre, una volta avermi raggiunto.

"Axel, è una bambina! È normale che vuole giocare!"-si giustifica mia mamma.

Mio padre alza gli occhi al cielo e poi mi prende in braccio.

"Perché non sei calma come Ruben?"-mi domanda mentre mi bacia le guancie.

"Scusatemi."-chiedo ad entrambi, abbassando gli occhi.

Fine Flashback.

A risvegliarmi dal mio ricordo legato a questo posto, è un uomo che si è seduto accanto a me.

Ed è lui.

L'uomo della discoteca.

Inizio a tremare ma non lo dò a vedere.

"Cosa vuoi da me?"-gli domando e lui mi guarda attentamente.

"Lo vedrai presto."-mi informa.

"Hai intenzione di uccidermi?"-gli domando mentre volto il mio sguardo verso il laghetto.

"Oh no.. farò di peggio con te."-mi avverte.

Dopo minuti di silenzio, mi alzo.

"Sono qui. Perché non prendermi e portarmi via ora?"-gli domando, con le braccia conserte.

"Quando uscirai di scena, lo farai con il botto."-mi dice.

È una presa per il culo?

"Che vuoi dire?"-gli domando confusa.

"Lo vedrai."-mi risponde, prima di alzarsi ed andarsene.

Aspetto che si allontana e poi inizio di nuovo a correre.

Arrivo a casa di Jack verso le otto e ho solo il tempo di farmi una doccia, prima di subire il suo interrogatorio.

"Ripeti cosa ti ha detto."-mi ordina con tono freddo e distaccato, mentre cerco di vestirmi.

"Te l'ho già detto."-gli rispondo, mentre mi siedo sul letto per mettermi le scarpe.

"Octavia, tu stai rischiando grosso."-mi avverte.

"Jack la mia vita è tutto un pericolo, non solo perché frequento te, ma anche perché faccio parte dela famiglia dei Bass."-gli ricordo.

"Non è una giustificazione."-mi ammonisce e io sbuffo.

Ecco, sono pronta.

Ho messo un paio di jeans stretti neri strappati, una maglietta bianca corta e un paio di convere bianche di pelle.

"Mi accompagni all'università?"-gli domando come se non fosse successo niente.

Scuote la testa e prende le chiavi della macchina.

Lo seguo in silenzio fino alla macchina, poi entriamo e partiamo.

Arrivati all'università, apro lo sportello per scendere ma mi blocca.

"Octavia."-mi chiama.

"Jack, tranquillo."-lo rassicuro.

"Promettimi solo che farai attenzione, Peste."-mi prega e io lo bacio.

Dopo averlo baciato, lo saluto e mi dirigo verso Nicole che è alquanto incazzata secondo me.

"Ehi Nicole."-la saluto.

"Ehi? Hai intenzione di farmi morire ragazzina?"-mi domanda.

Jack deve averlo detto a Zayne e lui, a Nicole.

Alzo gli occhi al cielo e la prendo a braccietto.

"Stai tranquilla."-la rassicuro e la vedo rilassarsi.

Entriamo in aula e aspettiamo la professoressa.

Sulla cattedra, noto un pacco regalo.

Si avvicina una ragazza curiosa e legge il nome del destinatario.

"Octavia, è per te."-mi informa e mi giro verso Nicole che mi guarda preoccupata.

The best part of me 2.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora