LEGGERE LA NOTA AUTORE A FINE CAPITOLO
Come si poteva sospettare, Salvatore non dormì bene quella notte, anzi, usare la parola dormire equivaleva ad usare un eufemismo.
Passò tutta la notte, e le prime luci dell'alba, a pensare a tutto quello che il giorno dopo sarebbe accaduto.
A causa dei suoi genitori, o per meglio dire, di suo padre, era costretto a cambiare scuola molto di frequente, quasi ad ogni fine trimestre. Ormai questa era diventata un'abitudine per lui, quella di essere sempre in giro, anche se in cuor suo sperava che quella volta sarebbe stata l'ultima.
Sospirò, guardando fuori la finestra e notando che il sole si alzava, rendendo il cielo di un colore simile all'azzurro pastello.
Prese il telefono dal comodino affianco al letto e l'accese; i suoi occhi ci misero qualche secondo per abituarsi alla luce diretta dello schermo, ma dopo averlo fatto, constatò con fare seccato che il telefono segnava da qualche minuto le sei del mattino.
Posò di nuovo l'apparecchio elettronico sul tavolino e si alzò dirigendosi ,come prima meta della giornata, verso il bagno.
Si spogliò lentamente e, dopo aver passato cinque minuti buoni a regolare l'acqua della doccia, ci si infilò dentro.
Adorava farsi la doccia di prima mattina; era come se l'acqua che scorreva calda sul suo corpo riuscisse a calmare i suoi nervi tesi.
Un'ora passò, e Salvatore era già in cucina, vestito di tutto punto e intento a preparare la colazione per la sua sorella minore, Roberta.
Quella piccola peste era una delle poche gioie della sua vita; nei suoi teneri otto anni, era la luce in quella che era la vita buia del ragazzo.
Proprio nel momento in cui quest'ultimo era intento a versare del latte in due tazze, una furia di capelli castano scuro irruppe nella cucina.
-Sasà- richiamo l'attenzione del maggiore la sorellina, tirandogli un lembo della maglia -Mi aiuti a fare il fiocchetto al colletto del grembiule? Da sola non ci riesco-
-Cerco piccola- sorrise Salvatore, piegandosi all'altezza della bimba e preparandola con cura.
Roberta sorrise, lasciando un leggero bacio sulla guancia del fratello, per poi ridacchiare.
-Tu lo sai che sei il mio principe?- lo stuzzicò con fare dolce la piccola, iniziando a sedersi e a consumare la sua colazione.
-E tu sarai sempre la mia principessa Rob- risposte con lo stesso tono della giovane Salvatore, prendendo la sua tazza dal tavolo e scompigliando i capelli di Roberta, che rispose con un adorabile verso mentre provava a riaggiustarseli.
Sorrise e controllò l'orario sul suo orologio; erano circa le sette e un quarto, il che voleva dire che se avesse perso il pullman, che sarebbe passato tra qualche minuto, avrebbe dovuto farsela a piedi.
Finì velocemente il latte e lasciò la tazza nel lavandino, per poi salutare la sorella e dirigersi, praticamente correndo, verso la fermata.
Passarono cinque minuti, e il pullman finalmente passò.
Salì, salutando con un cenno il conducente e andandosi a sedere tra le ultime file.
Piano piano, il pullman si gremì di ragazzi che ridevano fra loro, scherzavano e, più semplicemente, stavano insieme.
Salvatore li guardava con una certa invidia; a causa dei suoi spostamenti, non ha mai avuto amicizie durature, il che lo ha portato a diventare un ragazzo prevalentemente solitario, che preferiva le sue poesie alla compagnia degli altri.
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Poem|| Salvefano
FanfictionParole dolci e melliflue, che toccano le corde dell'anima. Frasi scelte con cura, per ottenere una particolare tipologia di emozioni. Concetti semplici e diretti, per attirare, o concetti più lunghi e articolati, per ammaliare le persone. Chi l'avre...