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P.s. Questo capitolo contiene un membro della famiglia di Stefano che non mi ricordo come si chiama (lel) quindi ci darò un nome fittizio, enjoy!







Le note di Rockstar di Post Malone creavano un'atmosfera quasi da Bronx americano, se venivano contate anche le numerose nuvolette di nicotina che fuoriuscivano dalla sua bocca e creavano una cappa nella stanza rossa e nera.

Ormai erano passati sei giorni da quando Stefano era stato mandato a casa, e non c'era stato un singolo attimo di quelle 144 ore in cui il ragazzo non avesse pensato al minore, e a quelle parole che non smettevano di ronzargli in testa: Non importa. Ci avrebbe anche scommesso un arto, ma quelle non erano tipiche di quel dolce e timido ragazzo, ancora meno il tono.

Sbuffò scocciato l'ultimo sbuffo di fumo dell'ennesima sigaretta, spegnendo il mozzicone nel posacenere, che andava a formare insieme agli altri come un piccolo cimitero dalle lapidi arancioni.

Spostò le mani dietro alla testa e lo sguardo sul soffitto, cercando di pensare; un'altra cosa su cui rifletteva, a parte il fumare e il costante preoccuparsi per il giovane, era cercare di capire il perché di un gesto così eclatante.

Sapeva benissimo chi fosse stato, non ci voleva un genio a capirlo, eppure era possibile che fosse ancora arrabbiato con lui, dopo quell'avvenimento...?

I suoi pensieri furono interrotti da un costante bussare alla porta, che lo costrinse a mettere in pausa, di malavoglia, la canzone e cercare di rendere la stanza quanto meno presentabile.

"Che c'è mamma?!" gridò il ragazzo da
dietro la poeta, allungandosi verso il pacchetto nuovo dal cassetto, quando quest'ultimo gli cadde da mano per la sorpresa.

Una ragazza sulla trentina d'anni, vestita con un tailleur nero elegante e i capelli biondi legati in un altrettanto elegante per chignon sulla testa, senza un ciuffo fuori posto.

"Che ci fai qui Giulia?" Sbuffò ricomponendosi lentamente, mentre si abbassava per prendere il pacchetto che gli era caduto a terra, iniziando ad aprirlo.

"Non sapevo che fumassi" sospirò tristemente la donna dai capelli biondi, sedendosi accanto al ragazzo sul letto e guardandolo per un lungo istante, come se volesse scrutare quel insieme di capelli nocciola e occhi chiari.

"Beh sai, è naturale che se non ci si vede per anni, molte cose non si sanno sorella" pronunciò quasi con rabbia, mentre la stanza tornava a riempirsi di fumo denso "e poi, come mai sei qui? Non hai impegni?"

"Nostra madre mi ha chiamato per risolvere delle questioni legali con nostro pa-"

"Tuo padre forse" ringhiò Stefano, serrano una mano a pugno sulle gambe "un padre non picchia il figlio perché è bisessuale, i pezzi di merda lo fanno"

"Non sono qui solo per questo Stefano" sospirò lievemente, senza scomporsi per la battuta del ragazzo, rimanendo sempre con lo sguardo a metà fra il preoccupato e l'accondiscendente, proprio come un fratello maggiore fa col minore "Mamma dice che sei a casa da ormai una settimana,
ma voleva che fossi tu a dirmi il motivo"

"Ho scopato con il mio ragazzo nelle docce della palestra, ah no scusami devo essere più delicato: ho avuto un coito con il mio compagno nell'area adibita all'igiene personale nel mio istituto" sospirò Stefano come se fosse la cosa più comune, stendendosi e appoggiandosi al muro con la schiena e le gambe sulla coperta, mentre la sorella rimaneva ferma al suo posto, occhi sgranati in una evidente smorfia di sorpresa.

"T-tu... hai fatto cosa?!" Esclamò con voce acuta e nasale, tipica di quando veniva  "Stefano ti rendi conto-"

"Senti se sei venuta qui per farmi la polemica" indurì il tono, tornando a sedersi e fissare i suoi occhi cangianti in quella di lei "puoi anche , ho altro a cui pensare..."

Calò il silenzio nella stanza; da un lato il ragazzo con il suo immancabile involucro di nicotina acceso e fra le labbra, mentre la sorella gli si avvicina sempre di più, fino a sentire il calore del fratello sulla sua pelle, e l'odore di fumo che impregnava la sua maglia.
"E che cos'è queste cose che hai a cui pensare?" Chiese con dolcezza ritrovata, appoggiando una mano sulla gamba del giovane, che abbassò la testa e si prese la sigaretta ormai finita fra le dita con aria meditabonda.

Cosa che effettivamente Stefano stava facendo in quel momento.

Non sapeva se dire o meno quello che passava per la sua mente; insomma, non vedeva la sorella da anni, e adesso doveva dire tutto come quelle ragazzine nelle serie tv americane innamorate...eppure adesso aveva qualcuno che non fosse la madre con cui confidarsi.

Spense la sigaretta nel posacenere e si prese il volto con le mani sospirando pesantemente fra di esse, prima di guardare il soffitto con occhi scuri.

"Il mio ragazzo... era così strano, e ho paura di aver sbagliato, una seconda volta..." girò il volto verso la sorella al suo fianco "cosa dovrei fare Giulia?"

La ragazza sorrise dolcemente, portando la mano dalla gamba ai capelli del giovane, sistemandoli.

"Stefanino" sussurrò quel dolce nomignolo mentre continuava a giocare con il mare nocciola del fratello "So che hai paura da quando successe tutto quello ma..." sospirò lievemente, posando entrambe le mani sul pantalone di seta scuro, senza smettere di guardare il fratello "sono sicura che questo ragazzo ci tenga a te, almeno quanto tu tenga a lui... anche perché altrimenti dovrei decisamente parlarci faccia a faccia"

E dopo anni che erano stati separati, i fratelli Lepri risero insieme, come se non ci fossero problemi.

Come se fossero sempre stati l'uno al fianco dell'altro, come se fossero una famiglia normale.

"Fidati se ti dico che so che mi ama... È molto timido, ma lo capisco..." mormorò con un perenne sorriso il ragazzo, adocchiando sulla scrivania la copia del giornalino scolastico.

"Allora perché non lo chiami per sapere come sta, grande genio?" Lo schernì Giulia, che come risposta ottenne uno sguardo di fuoco da parte del giovane.

"Di certo non ho bisogno del tuo permesso per chiamare il mio ragazzo" rise Stefano mentre componeva il numero del ragazzo sul suo schermo.

Uno, due, tre squilli, nulla.

Il sorriso dal volto del ragazzo sparì lentamente, mentre continuava imperterrito a chiamare.

"Qualcosa non va?" Chiese la ragazza appoggiando la mano sulla spalla di Stefano, alternando lo sguardo fra quest'ultimo e l'apparecchio che stringeva con forza, fino a sbiancare le nocche.

"Non risponde, non è da lui" mormorò più fra se e se che alla sorella, alzando lo sguardo su di lei con occhi carichi di paura "Giulia ho paura che possa essere successo qualcosa a Salvatore"








P.S.

Oh wow, non sto facendo morire la storia, che miracolo (ma se mi tolgono il telefono iO NON POSSO FARE NULLA)

Che mi raccontate di bello? Io bho, mi sono fissata con i BTS e niente, sto male SONO TROPPO BELLINI I CANNOT-

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora