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Non poteva crederci, Stefano non poteva crederci cazzo. Quel dannatissimo video nel giro di poche ore era in riproduzione su tutti gli schermi di qualsiasi apparecchio elettronico della scuola, telefoni e non.

Se ne accorsero quando, usciti dalla palestra diretti verso la loro classe, i ragazzi e le ragazze ragazze in corridoio iniziavano ad assumere atteggiamenti sospetti: chi li guardava con un sorriso beffardo, chi invece, molto di più le ragazze, si riuniva in vere e proprie sette per confabulare, chi ancora rivolgeva ai due ragazzi una smorfia apologetica, come a dire: "Tranquilli, non è colpa vostra e vi siamo vicini nonostante tutto".

Ebbero la conferma che qualcosa di grosso e terribilmente serio era in atto contro loro due quando, allo scoccare della penultima ora, furono convocati entrambi nello studio del preside, ed erano lì che si trovavano, ad aspettare la loro condanna.

Lo studio era grande, notò Stefano mentre posava lo sguardo attorno a se. Una grande scrivania in legno massiccio, sulla quale erano poggiate una serie di fogli sparsi un
po' ovunque, campeggiava al centro della stanza. Ai due lati si ergevano grandi librerie con tomi riguardanti le più disparate materie, che a giudicare dal leggero strato di polvere sulle pagine, erano lì per rendere l'aria più austera del dovuto.

Spostò lo sguardo alla sua sinistra, e per un attimo quell'aria da menefreghista si attenuò: il ragazzo al suo fianco era a testa bassa, le mani torturavano un filo che usciva dalla manica della felpa e gli occhi velati di paura.

Stefano portò una mano sulla gamba del ragazzo, che in risposta alzò la testa di scatto, come se fosse stato stoccato.

"Resta tranquillo Salvatore" sussurrò il maggiore guardando intensamente Salvatore "lascia parlare me e vedrai che andrà tutto bene".

Il minore non ebbe il tempo di replicare , che una figura più austera della stanza entrò in quest'ultima, prendendo posto dietro la scrivania.



"Non ci credo che l'hai fatto davvero!" Esclamò con voce divertita Lorenzo, mentre vedeva i commenti sotto al video pubblicato dal compare aumentare vertiginosamente, come se fosse un fiume in piena.

Sascha non disse nulla, semplicemente vedeva come il frutto della sua vendetta andava sempre più crescendo, e non poteva fare a meno di essere fiero.

"Vedi Lorenzo?" Disse con fare superiore, mostrandogli lo schermo del telefono " così si fa una vendetta, e questo è solo l'inizio" digrignò i denti in una smorfia divertita rimettendosi il telefono in tasca e avviandosi verso la sua classe "se ho imparato a conoscere quel poeta del cazzo, sicuro farà qualcosa di eclatante, e lascerà Stefano per me".

Sascha entrò come se niente fosse, lasciando dietro un Lorenzo confuso.





"Allora, chi vuole inizia a spiegare tutto questo?" Chiese con tono burbero il preside, girando lo schermo del computer verso i due ragazzi, mostrando il video in prima pagina sul blog della scuola, come se fosse un manifesto.

I due ragazzi si guardarono, anzi si studiarono a vicenda, cercando di attuare una strategia che li avrebbe fatti uscire con i minor danni possibili: uno con lo sguardo diceva "ho tutto sotto controllo, fidati" mentre l'altro "ti prego, per l'amor del cielo non fare cagate".

Dopo un lungo momento di silenzio, fu il maggiore a romperlo con un finto colpo di tosse.

"È colpa mia signor preside" iniziò con risolutezza il ragazzo "ho convinto io il signor Cinquegrana a fare, bhe... quello. Se volete punire qualcuno, punisca me"

Salvatore aveva lo stomaco come annodato in quel momento: quello che aveva detto il ragazzo era vero, era stato lui a convincerlo, eppure non era affatto giusto che si prendesse lui tutte le colpe.

Uscì dalla sua bolla immaginaria quando la voce del preside tuonò nella stanza, e una mano calda si posò sulla sua gamba in segno di conforto.

"Lepri, non è la prima volta che ti trovo qui davanti in questi mesi" sbuffò con fare quasi annoiato l'uomo dietro la scrivania, girando poi lo sguardo sul ragazzo a testa bassa "ma da te Cinquegrana, uno dei ragazzi più promettenti di questo istituto, non me lo sarei mai aspettato." Si spostò lievemente indietro con la sedia, come per valutare la situazione "Avete infangato il nome del nostro liceo, e quindi è giusto che vi sospenda fino a nuova comunicazione"

I due ragazzi scattarono la testa in alto quasi all'unisono, mentre la stanza piombava in un silenzio assordante; la loro punizione era stata fatta, e non c'era modo di cancellarla.

Quando i due ragazzi uscirono dallo studio, la quarta ora era giunta al termine e la quinta era già iniziata da un paio di minuti, ma questo non avrebbe di certo fermato lo spettacolo che si sarebbero trovati davanti di lì a poco.

Non ebbero il tempo di imboccare il corridoio, che un gruppo di ragazzi e ragazze, schierati ai lati del corridoio sghignazzavano fra di loro come se fossero uno stormo di oche impazzite.

Salvatore provò a non farci caso, camminando a testa bassa verso il suo armadietto che aprì. Da dentro di esso caddero dei fogli, che il ragazzo con fare confuso prese ed aprì: scelta pessima.

Quei fogli erano immagini estrapolate dal vivo, con scritte quali "La puttana con gli occhiali, il frocetto poeta" e altre parole irripetibili.
"Io giuro che li ammazzo a mani nude" digrignò con rabbia il maggiore, che con pura rabbia negli occhi leggeva e rileggeva quelle parole, che non facevano altro se non aumentare in lui quella furia infernale.

Ma Salvatore era in silenzio; tutte le parole erano uscite da lui, come un lampo nel cielo temporalesco, immediato e sorprendente. Non riusciva a muoversi, non riusciva a piangere, era semplicemente lì, fermo al centro del corridoio, con Stefano alle sue spalle che fremeva dalla rabbia, e i ragazzi che continuavano a sghignazzare fra di loro sui fur ragazzi.

"Salvatore..." mormorò il maggiore, notando come il ragazzo non aveva mosso un muscolo "risolverò tutto io, tu devi ri-"

"Non importa Stefano." tagliò corto Salvatore, alzando in modo meccanico la testa dalla stampa, fissando il nulla "non importa..."

Stefano staccò la mano dal ragazzo come scottato, mentre stavolta era lui a rimanere impietrito  dalla reazione del ragazzo così...gelida, atona, quasi come se fosse un blocco di ghiaccio scolpito a forma d'uomo.

Così rimase lì, occhi lievemente sgranati, bocca schiusa e mano ancora a mezz'aria, mentre vedeva il ragazzo allontanarsi sempre di più da quel posto ora reso infernale, fino a sparire fuori dalla porta dell'istituto, con il sorriso fiero di un ragazzo con i capelli neri alti appoggiato al muro del corridoio.-

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora