11.

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Stefano camminava tranquillamente per le vie della sua città, quando sul suo volto si allargò un sorriso, nel vedere alla fine della strada una sagoma che conosceva molto bene.

-Sal!- gridò il ragazzo, nella speranza di vedere il più piccolo girarsi verso di lui, ma così non fu.

Lo sguardo di Stefano dallo gioioso passò all'incuriosito.

Aumentò il passo, per arrivare il prima possibile da Salvatore. Aveva bisogno di parlargli, di dirgli tutto quello che provava nei suoi confronti. Non gliene importava nulla se lo avesse rifiutato, ma doveva levarsi quell'enorme peso dal petto.

Arrivò, dopo una corsa che gli aveva tolto il fiato, alle spalle del ragazzo. Ma qualcosa non tornava.

Salvatore non si era girato, eppure doveva aver sentito dei passi avvicinarsi a lui, per forza.

-Salvatore- sussurrò Stefano appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo,che cadde in avanti a peso morto.

Stefano lo prese al volo e lo girò delicatamente con il volto verso l'alto.

La testa del ragazzo che cingeva fra le braccia era coperta di sangue, così come il petto.

-S-sal!? Cristo santo Salvatore, t-ti prego, parlami- Stefano era entrato nel panico più totale, non sapeva assolutamente come reagire.

Gli occhi gli si riempirono di lacrime, e le mani tremanti che delicatamente faceva passare sul volto del giovane.

Gli alzò delicatamente la testa, in modo da far combaciare le loro fronti. Ormai Stefano era in un mare di lacrime, e il fatto che anche lui si stesse sporcando di sangue, era l'ultimo dei suoi problemi.

Un flebile sussurro, come un sibilo, gli fece scattare la testa verso il volto del giovane.

Salvatore aveva gli occhi semi aperti e guardava Stefano dritto in volto.

-Perché... mi hai fatto questo- la voce di Salvatore era appena udibile, se ci fosse stato anche il minimo rumore Stefano non sarebbe riuscito a carpirla.

-Non so di cosa parli Salvatore, sono appena arrivato-.

E come a dare una risposta a tutto quello, la scena cambiò.

Erano su un'autostrada, le sirene riempivano quella che era una notta di metà Luglio.

Due macchine erano ridotte ad un ammasso di ferraglia contro un camion, anch'esso ridotto male.

Le persone lentamente si affacciavano a quella scena, inorriditi da quello che vedevano.

Subito qualcosa scattò nella mente di Stefano, e quel qualcosa non gli piacque affatto.

-No... non può essere successo di nuovo, non ancora...- Stefano era allibito.

Quelle macchine, quelle persone, quella notte. Tutto combaciava, solo che stavolta, al posto di Marina, era Salvatore a dover pagare.

-Perché mi hai fatto questo...- continuava a sussurrare Salvatore, un rivolo di sangue che gli scorreva dalla bocca.

-No, non posso perdere anche te Sal, non posso- il maggiore singhiozzava, stringendo a sè il corpo, quasi senza vita, del più piccolo.

-io...io... io ti amo Sal, ti prego non lasciarmi-

Salvatore lo guardo per quelli che sembravano anni, prima di esalare il suo ultimo respiro.

-Perché non l'hai detto... quando ero ancora vivo.- E con questo, il minore spalancò gli occhi verso il cielo notturno; occhi freddi e senza vita.

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora