Per la prima volta dopo quello che era stato quasi un mese ormai, Salvatore si svegliò col sorriso sul volto.
Quando la sveglia suonò, il ragazzo si alzò raggiante dal letto, come un bambino che, affacciandosi alla finestra, vede per la prima volta la neve.
Si diresse verso il bagno per darsi una veloce sciacquata, non preoccupandosi tanto del suo aspetto; niente avrebbe rovinato il suo buon umore.
Dopo essersi lavato, si diresse verso il suo armadio, optando per un semplice pantalone nero, converse bianche e una maglietta con una stampa a caratteri gaelici sulle maniche.
Ci mise un pò per decidere se quello stile molto "underground" era di suo gusto o meno, non che dovesse andare ad una sfilata, ma qualcosa in lui lo spingeva a stare quei minuti in più davanti allo specchio.
Dopo la chiamata di Stefano della notte precedente, era come se qualcosa in lui fosse scattato. Per non parlare di quelle ultime parole, che ancora erano impresse nella sua mente, come se qualcuno le avesse saldate all'interno di essa.
Quando si accorse che erano passati dieci minuti di solo guardarsi allo specchio, prese la sua cartella, il telefono e le cuffie, e uscì dalla sua stanza.
Prima di uscire totalmente dalla sua abitazione si guardò intorno, per evitare spiacevoli incontri: la casa era silenziosa, l'unica cosa che poteva testimoniare in qualche modo la presenza del padre, erano le bottiglie che, dalla sera prima, troneggiavano ancora sul tavolo della cucina.
Benissimo, toccherà a me pulire, come sempre pensò roteando gli occhi, per poi scuotere la testa.
Non avrebbe fatto in modo che l'ombra del padre gli rovinasse la giornata, non lo permetterà.
Dopo aver dato una seconda occhiata, solo per sicurezza, a tutto l'appartamento, si decise ad uscire di casa, chiudendosi quella parte oscura di sè alle spalle.
Ormai aveva preso l'abitudine di camminare verso la scuola, non più usufruendo dei mezzi pubblici.
Gli piaceva immagazzinare nei suoi polmoni l'aria delle ore mattutine, non ancora totalmente inquinata dagli scarichi delle macchine.
Gli piaceva camminare per quei marciapiedi quasi deserti, solo lui, la sua musica, e i suoi pensieri a farlo compagnia.
Una folata di vento fresco lo riportò alla realtà, costringendolo a fermarsi per fare mente locale di dove si trovasse.
Era arrivato nei pressi della scuola, poteva scorgere l'ormai conosciuto edificio alla fine della strada.
Salvatore si prese qualche minuto per guardare quello che lo circondava e le sensazioni che provava.
Le fronde degli alberi erano ancora di un verde acceso, anche se un occhio attento avrebbe sicuramente notato qualche foglia di una tonalità simile all'ambra in mezzo a quel verde tanto vivo.
Le case che costeggiavano le due strade lentamente accedevano le loro luci, simbolo che le famiglie che vivevano all'interno di esse erano pronte per una nuova giornata.
L'aria che tirava era leggermente fresca, nè troppo fredda da rendere il clima simile a quello invernale, nè troppo calda da renderlo, invece, simile a uno estivo.
Era tutto perfetto, tutto in ordine, come se anche il destino quel giorno stesse sorridendo a Salvatore che, ricambiando, s'incamminò verso la scuola.
Quando arrivò davanti all'istituto, i ragazzi scarseggiavano e le porte d'ingresso erano ancora chiuse col loro tipico catenaccio.
Quale momento migliore, pensò il giovane, per dedicarsi ad una delle sue più grandi passioni?
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Poem|| Salvefano
FanfictionParole dolci e melliflue, che toccano le corde dell'anima. Frasi scelte con cura, per ottenere una particolare tipologia di emozioni. Concetti semplici e diretti, per attirare, o concetti più lunghi e articolati, per ammaliare le persone. Chi l'avre...