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Quando Salvatore si svegliò, il sole che arrivava verso la finestra posta alla sua destra proiettava nella stanza un bagliore ambrato, tipico delle ore pomeridiane.

Si guardò intorno con fare indagatorio, cercando di capire dove si trovasse, perché certamente quella non era la sua stanza, e di conseguenza, quella non era casa sua.

Era molto più grande della sua; la stanza era campeggiata da una miriade di oggetti tutti diversi fra loro, ma che davano alla camera un'aria più giovanile. Il colore predominante era il rosso. Coperte, cuscini, addirittura le pareti erano tinte di questo caldo colore.

Abbassò lo sguardo su di sé, notando che, chiunque l'avesse portato in quella casa, gli aveva anche cambiato la maglia. Si sentì arrossire alla sola idea che qualcuno l'avesse visto a petto nudo, Salvatore non era di certo uno di quei ragazzi che si metteva in mostra.

Fece scorrere le mani lungo la maglia, decisamente di troppe taglie più grandi per la sua corporatura, e l'alzò delicatamente: una serie di fasce erano state poste attorno al suo petto in modo ordinato. Salvatore ci passò una mano leggera, sentendo la differenza tra la sua pelle e il cotone della fasciatura, quando una voce vagamente familiare proveniente dalla porta lo riportò alla realtà.

-Ti sei svegliato finalmente. Se fossi rimasto svenuto ancora, avrei chiamato l'ospedale- sorrise un ragazzo poco più basso di lui, capelli color nocciola sistemati in un grosso ciuffo mantenuto palesemente con lacca o gel, camicia a quadri con le maniche arrolotolate fino a sopra i gomiti, il che permetteva di intravedere quello che doveva essere un tatuaggio in stile maori.

Si sedette sul bordo del letto, in modo da rimanere al fianco del ragazzo semi-disteso sul suo letto.

-Ehy, tutto ok?- gli chiese gentilmente il ragazzo ancora senza nome, appoggiando una mano sulla gamba di Salvatore, il quale scattò la testa in alto, in modo da guardarlo negli occhi.

-Si..tutto ok- Salvatore era rimasto folgorato dagli occhi di quel ragazzo: verdi quando il sole li colpiva e castano chiaro quando si trovavano all'ombra, in parole semplici, affascinanti.

-Menomale- nella faccia del ragazzo apparve un'espressione di puro sollievo, e un leggero sorriso gli illuminò il viso -Scusami,ancora non mi sono presentato, io sono Stefano e mi sono da poco trasferito nella tua scuola, in realtà, mi sono da poco trasferito da Firenze-

Gli occhi di Salvatore s'illuminarono di gioia. Era lui il ragazzo nuovo di cui il professor Sangster aveva parlato, il "ragazzo nuovo".

-Io sono Salvatore- sorrise il più giovane dei due, stringendo la mano che il maggiore gli aveva teso.

Stefano, era questo il nome del ragazzo dagli occhi magnifici, rispose con un mezzo sorriso, per poi alzarsi da dove si era seduto pochi minuti prima e prendere quello che a tutti gli effetti era un piccolo quaderno giallo.

Il quaderno giallo di Salvatore.

Dalla gioia che aveva provato il minore, passò con una velocità impressionante ad un'espressione di pura preoccupazione ed imbarazzo.

Scattò in piedi, non curante della fitta che gli procurò quel gesto fin troppo repentino, e strappò letteralmente dalle mani di Stefano, per poi stringerselo al petto come una reliquia.

In risposta, ottenne uno sguardo ferito dal maggiore, che si mise le mani nelle tasche dei jeans strappati e guardando un punto indistinto della sua camera.

-Scusami- sussurrò il minore, notando lo sguardo dispiaciuto dell'altro ragazzo -È una cosa molto-

-Scrivi davvero bene Salvatore- lo interruppe Stefano, girandosi verso Salvatore per poi accennare un leggero sorriso.

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora