5.

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Il giorno dopo Salvatore non andò a scuola, e neanche quello dopo, nemmeno quello dopo ancora.

Erano ormai tre giorni che il ragazzo era chiuso in casa sua, vagando come uno zombie senza una meta precisa.

Dopo quello che era successo nei bagni della scuola, e nel pomeriggio seguente a casa di Stefano, non sentiva il bisogno di vedere quei tre volti di nuovo.

Sospirò, alzandosi dal letto su cui si era steso da un numero incontabile di ore e si diresse verso il bagno per darsi una rinfrescata.

Quando guardò la sua figura riflessa nello specchio sopra il lavandino, gli venne da storcere il naso: delle occhiaie predominavano sotto ai suoi occhi, dandogli un'aria ancora più stanca di quanto non fosse realmente il ragazzo, capelli totalmente scomposti e in generale, un aspetto che si poteva considerare in qualsiasi modo, fuorché bello.

Sbuffò, accendendo l'acqua e sciacquandosi più volte la faccia, sperando in qualche modo di cancellare quell'aspetto a dir poco pessimo.

Uscì dal bagno, non curante del suo aspetto, e si diresse verso la cucina, dove sua sorella era piegata su quello che sembrava un libro di matematica. Lunghe ciocche di capelli le fuoriuscivano dalle trecce ormai quasi completamente disfatte e gli occhi color nocciola, molto simili a quelli del fratello, puntati su quelle che sembravano moltiplicazioni.

In un primo momento non sembrò accorgersi della presenza del fratello, fin quando quest'ultimo non aprì il frigo, cercando qualcosa di interessante al suo interno da mangiare.

-Sasa- squittì di gioia la piccola, saltando dalla sedia su cui si trovava per poi andare verso il fratello maggiore -Mi aiuti a fare i compiti? Non ci capisco nulla e tu sei più bravo di me-

Salvatore abbassò lo sguardo su quella piccola creatura davanti a lui. Occhi supplicanti lo guardavano dal basso, ma non era proprio dell'umore quel giorno, come quelli precedenti d'altronde, il ragazzo.

-Non sono molto dell'umore piccola. Domani chiedi alla tua maestra- la liquidò così, riprendendo in mano il suo bicchiere pieno di succo d'arancia e dirigersi verso il salone, lasciando una piccola Roberta ai suoi compiti.

Salvatore si buttò in modo scomposto sul divano, prendendo il telecomando e accendendo la televisione, iniziando a cambiare canale ogni due minuti, sbuffando ogni qual volta qualcosa trasmesso non gli piaceva.

Finalmente si decise, e rimase su uno di quei classici programmi di cucina, dove i concorrenti erano costretti a fare dei piatti che poi dei giudici dovevano assaggiare, e discuterne insieme.

Ma la televisione gli serviva solo come sottofondo, nella speranza di fermare la moltitudine di pensieri che vorticavano nella sua mente.

Aveva pensato più volte di provare a mettersi in qualche modo in contatto con Stefano per chiedergli scusa, ma tante altre erano state le volte in cui aveva desistito dal farlo: d'altronde si conoscevano a malapena da qualche giorno, come poteva pensare che fossero amici?

Sospirò esausto, prendendo il telefono lasciato sul comodino per distrarsi un pò.

Prese fra le mani l'apparecchio elettronico e lo accesse.

Tempo due minuti, e il suo telefono fu totalmente immerso di notifiche di chiamate perse e di messaggi; rispettivamente 25 del primo e 12 del secondo, tutte dallo stesso numero.

Incuriosito da una così tanta attenzione verso i suoi confronti, sbloccò il telefono e andò nella cronologia delle chiamate. Il numero che appariva più volte risultava sconosciuto alla memoria del ragazzo, lo stesso valeva per quello dei messaggi.

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora