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Una delle poche cose che Stefano amava dei giorni di pioggia era la tranquillità, ma purtroppo la tranquillità non valeva se ti trovavi nella casa della tua ex-fidanzata.

I genitori di Marina, insieme ai genitori di Stefano, avevano ben deciso di comune accordo che, una volta al mese a casa di lei, si sarebbero tenute delle "sedute di gruppo".

In realtà, era solo un modo per riaprire vecchie ferite e, come ogni riunione, far ricadere tutta la colpa sul ragazzo, come se lui non si sentisse già in colpa.

Cacciò il fumo della sigaretta dalla bocca, creando una piccola nuvoletta che, così come era uscita, si dissolse, lasciando nell'aria quel vago odore di tabacco.

-Stefano- lo rimproverò la madre, che era venuta con lui come "sostegno morale", o per meglio dire, per placare gli eventuali scatti d'ira del ragazzo -Sai benissimo che alla madre di Marina non piace il fumo-

-Se per questo- aggiunse una voce femminile che proveniva dalle scale -non mi piace neanche che lui sia qui Beatrice, eppure scendiamo a compromessi, non è vero?-

La madre di Marina aveva sempre provato diffidenza nei confronti del ragazzo, e di certo dopo tutto l'accaduto, la cosa non era migliorata.

-E come mai, se posso chiedere, Riccardo non è qui con te?- chiese la madre della giovane, alzando la testa in segno di superiorità.

-No, non può chiedere- rispose a tono il giovane, che fu subito zittito da uno sguardo truce della madre.

-Io e Riccardo abbiamo avuto delle... incomprensioni ultimamente- a differenza del tono di Stefano, quello della madre era calmo, come se non stesse mentendo.

-Sono pur certa che non sia a casa di Stefano, non è vero?- riprese a parlare l'atra donna, posando il suo sguardo indagatore da Beatrice a suo figlio con aria di sfida.

-Razza di sgu-

Il ragazzo fu zittito dall'entrata di una donna che ormai aveva imparato a conoscere di lì a qualche mese.

-Il traffico era insopportabile oggi- si scusò Licia, una donna sulla cinquantina, con i capelli corti e neri, anche se iniziava a spuntare qualche capelli bianco, e occhi di un verde brillante.

-Allora, vogliamo iniziare la seduta?-








Ormai Stefano conosceva l'andamento di quelle riunioni: la signora Licia iniziava chiedendo come si sentivano in quel giorno, e se in quel periodo avevano pensato all'accaduto e, come ogni riunione, la madre di Marina iniziava uno sproloquio su come tutta la situazione fosse ingestibile, e di come gli amici e la famiglia gli stavano accanto "in un momento così oscuro".

Stefano non le dava la colpa, era consapevole che doveva essere straziante per la madre, ma non per questo doveva avere il monopolio delle sedute, anche se a lui non dispiaceva starsene per conto suo.

Il ragazzo, infatti, si limitava a rimanere in silenzio, annuendo ogni tanto quando serviva, per far capire che era ancora fra di loro.

Questo avveniva praticamente sempre, ed era certo che sarebbe avvenuto anche quella volta, ecco perché rimase scioccato quando la madre della povera giovane gli rivolse la parola.

-Allora, non è così Stefano?-

Il ragazzo tornò al mondo reale e guardò le persone che lo circondavano; la psicologa, che scriveva chissà cosa su un taccuino, Beatrice che, con lo sguardo, era come se gl'intimasse di non rispondere e la madre di Marina, che lo divorava con lo sguardo.

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora