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Ormai una settimana era passata nella nuova scuola, e Salvatore non aveva mai odiato tanto un luogo in un così breve lasso di tempo.

Non che il problema fosse la struttura in sé o i professori, anzi, questi ultimi si rivelarono molto gentili e disponibili nei confronti del "ragazzo nuovo", e di questo ne era grato.

La cosa che gli aveva fatto crescere quell'odio così grande era per i compagni di classe, e non solo.

Durante quei sette giorni aveva scoperto che Sascha, il ragazzo con cui si era scontrato il primo giorno, era anche lui nella sua classe mentre Sabrina, la ragazza che era era con lui, e che effettivamente era la sua ragazza, era di un anno più grande di lui.

Il ragazzo che invece fece quel commento "decisamente poco delicato" nei suoi commenti, si chiamava Lorenzo; ormai in quella scuola da un numero decisamente elevato di anni, faceva "squadra" con Sascha e con alcuni altri ragazzi, creando così quella che era a tutti gli effetti una specie di setta a numero chiuso, con il compito di tormentare i cosiddetti "novellini", solo per sentirsi più forti, mirando a quelli più deboli.

E decisamente Salvatore apparteneva al secondo gruppo, e la sua passione per la poesia di certo non giovava la situazione; insomma, era la vittima perfetta.

In quei sette giorni aveva ricevuto occhiate da parte dei due ragazzi, ma quella era solo la parte migliore di quello che era accaduto al povero ragazzo.

Spintoni "accidentali", come li chiamavano loro, contro gli armadietti, insulti e minacce erano diventate all'ordine del giorno per lui, ma fortunatamente, i due "manigoldi" ancora non erano arrivati alle aggressioni di tipo fisico, e di questo il minore ne era certamente grato

Mentre Salvatore faceva quello che era il resoconto mentale di quello che gli era accaduto durante la settimana precedente, non si accorse che il professore era ormai entrato da alcuni minuti, e stava disperatamente cercando di attirare l'attenzione dell'alunno.

-Signor Cinquegrana, siamo ancora con la testa fra le nuvole?- lo richiamò con aria minacciosa il professore Greco, insegnante di latino (ironia della sorte) di quel corso.

-M-mi scusi professore, la prossima volta presterò più attenzione- si scusò con tono sommesso il ragazzo, che aveva chiaramente e limpidamente sentito delle leggere risatine provenire dal fondo opposto della classe; non aveva bisogno di girarsi, sapeva con assoluta certezza l'origine di quel leggero schiamazzo.

- Sarà meglio per te Salvatore- concluse il professor Greco, per poi tornare a fare l'appello.

Salvatore dovette ricredersi sul pensiero che aveva fatto pochi minuti fa, non tutti i professori erano gentili e disponibili nei suoi riguardi.

Sospirò, cacciando con fare svogliato il libro e il quaderno della materia in corso, iniziando a prendere appunti con fare distratto.

Non che fosse uno di quei classici studenti che se ne fregavano della lezione, pensando a qualsiasi cosa fuorché a quest'ultima, ma in quel momento la sua mente era concentrata a pensare a qualcosa di diametralmente opposto rispetto ai poeti latini.

Due o poco più giorni fa, il professore di inglese aveva annunciato l'arrivo di un nuovo studente, direttamente da una delle città con più arte di tutta l'Italia, ossia Firenze. E Salvatore non sapeva se esserne entusiasta o meno.

Non sapeva come questo ragazzo avrebbe potuto reagire nei suoi confronti, ma di certo una cosa era sicura; non aveva certamente bisogno di un terzo "nemico".

Mentre la sua mente si era persa per la seconda volta nel giro di pochi minuti fra i suoi numerosi pensieri, un aeroplano fatto di carta volò diritto sul suo banco.

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora