15.

156 9 3
                                    

Quella mattina pioveva, e Salvatore adorava la pioggia.

C'era qualcosa, in quelle piccole gocce d'acqua che cadevano sul vetro della finestra, che lo rilassava.

In più, quelle piccole perle trasparenti avevano quasi un suono ritmico, un ticchettio della natura che, tocco dopo tocco, riuscivano a rilassare il ragazzo.

Proprio quest'ultimo era steso sul letto, le mani dietro la testa e gli occhi fissi al soffitto.

Per terra, fogli sparpagliati di prove di poesie, ovviamente non andate in porto.

Sospirò, chiudendo gli occhi e lasciando che la mente si placasse, inspirando l'odore di pioggia.

Quel pomeriggio Stefano doveva fare dei servizi con la famiglia, per suo dispiace, quindi non sarebbe stato disponibile.

Di conseguenza, sarebbe rimasto a casa, prendendosi un po' di tempo per la scrittura.

Proprio quando la pioggia, con il sua sua "musica", lo cullava lentamente in un sonno leggero, uno bussare alla porta lo fece alzare.

Guardò con fare confuso la porta: il padre, se non era per chiedere qualche servizio al figlio, non si sarebbe preso la briga di andare a chiedergli semplicemente come stava, e la sorella tendeva a stare nella sua stanza a giocare o a parlare con le sue numerose amiche.

Quindi si sorprese quando vide la sorella, con uno dei suoi tanti vestiti rosa.

-Sal- disse con la sua voce dolce -possiamo parlare un attimo?-

-Certo, entra pure- rispose il fratello, spostandosi per poter far entrare sua sorella, che si buttò quasi subito sul letto, sedendosi con la schiena dritta, come se fosse ad un colloquio.

Salvatore non ebbe il tempo di fare nessuna domanda, che Roberta lo precedette.

-Sal, saremo mai una famiglia normale?-

Il ragazzo si sedette affianco alla piccola e le accarezzò la schiena; non sapeva come rispondere.

D'altronde, come puoi rispondere ad una domanda del genere ad una ragazzina di appena undici anni?

-Perché mi fai questa domanda Rob?- Chiese con fare dolce Salvatore, continuando ad accarezzare la schiena di sua sorella

-Perché- iniziò Roberta, spostandosi con la sua piccola mano un ciuffo di capelli dietro l'orecchio -quando vado a casa delle mie amiche, i loro genitori sono così allegri e felici. Perché noi non possiamo essere anche noi cosi?-

A Salvatore gli si strinse il cuore in una morsa; non avrebbe mai immaginato che la sua piccola sorella si potesse sentire così.

-Perché non me ne hai mai parlato? Potevo cercare di aiutarti in qualche modo-

Salvatore non poteva negare che si sentiva male del fatto che Roberta non gli avesse detto nulla, ma non le faceva neanche una colpa; neanche lui tendeva a mostrare tristezza. Insomma, una brutta tradizione dei fratelli Cinquegrana.

Roberta spostò lo sguardo dal pavimento al fratello, e nel suo sguardo si poteva cogliere nello stesso momento una tristezza infinita e il coraggio di non farla esplodere.

-So l'altra volta cosa ti ha fatto papà. Hai quel brutto segno rosso sul collo per giorni, e anche se cercavi di nasconderlo, io sapevo, anzi, so che ci stai male anche tu, e che non ne vuoi parlare con nessuno, neanche col ragazzo con cui ti senti. Semplicemente, non volevo farti stare ancora più male-

Per la seconda volta in quel discorso, Salvatore si trovò senza parole. Roberta aveva ragione, in tutto.

Senza aggiungere altro, Salvatore attirò a sé la sorella, per stringerla fra le sue braccia

-Ti prometto che risolveremo, che risolverò tutto- le sussurrò dolcemente fra i capelli.

Roberta si "nutrì" dell'abbraccio del fratello, lasciandosi cullare fra le sue braccia.

-Sal?- sussurrò la piccola, alzando la testa, per guardare quegli occhi così uguali ai suoi -tu come fai? Come fai a essere così sereno-

-Non è facile neanche per me. Ci sono sere in cui non riesco a dormire, ma diciamo che ho una distrazione...-

-il ragazzo di cui tanto parli- concluse Roberta, sorridendo in modo leggermente malinconico. -Dai, parlami un po' di lui-

-Si chiama Stefano- Salvatore non riusciva a non sorridere quando quel nome affiorava nella sua mente -viene da Firenze, non è molto alto, ma i suoi occhi sono di un verde quando il sole li colpisce, mentre quando è al buio sono di un colore nocciola fantastico...-

-Sei un caso perso fratello caro- ridacchiò Roberta, posandosi una mano sul volto e scuotendo la testa, ma con un sorriso sulle labbra.

Salvatore iniziò a ridere insieme alla sorella, coinvolto dalla sua tenerezza.

-Sai, credo che tu abbia ragione- sorrise il maggiore del due, per poi scompigliare i capelli della piccola, con un piccolo verso di disappunto da quest'ultima.

-A parte tutto, sono davvero felice per te Sal, davvero.- sorrise Roberta, prendendo le mani del fratello con fare dolce

-Te lo prometto Rob, farò qualsiasi cosa per farti essere di nuovo felice- nelle parole di Salvatore si poteva percepire l'audacia e la serietà con cui venivano pronunciate.

-Salvatore- sussurrò la ragazzina, con gli occhi che lentamente s'inumidivano -Sei più di un fratello per me... sei come un padre... non so come ringraziarti-

-Non devi ringraziarmi. Non voglio che passi quello che ho passato io, e se posso fare qualcosa, anche una piccola cosa, la farò con tutte le mie forze-

-Non voglio perderti-

Quelle tre parole lasciarono Salvatore senza fiato.

Guardò la sorella con occhi sgranati, come se davanti si trovasse tutto d'un tratto un alieno a tre teste.

-Roberta...-

-Ogni volta- iniziò a parlare la sorella, le lacrime che, silenziose, le rigavano le guance  -che viene papà, ho paura. Ho paura che ti possa fare tanto male, e non voglio perdere anche te, non so come potrei fare senza di te Sal-

Ormai la ragazza aveva iniziato a piangere, e Salvatore fece quello che tutti i fratelli maggiori farebbero in queste occasioni; prese in braccio la sorella e la iniziò a cullare dolcemente.

Quella povera bambina era stata costretta a crescere troppo in fretta, proprio come lui; ma non avrebbe fatto in modo che vivesse la sua stessa vita, che passasse quello che ha passato lui. L'avrebbe difesa da tutto e tutti,  anche a costo di proteggerla con tutto se stesso.

Quando i pianti si erano ormai fermati e il respiro rallentato, Salvatore sorrise, portando sua sorella nella sua camera e stendendola sul piccolo letto, ovviamente con le lenzuola rosa.

-Buonanotte Rob, resta sempre allegra- sussurrò quelle parole, più come un monito per sé stesso, prima di alzarsi e spegnere la luce, per poi chiudere la porta e, senza fare rumore, uscire dalla stanza.

Si chiuse nella sua, accendendo la lampada della scrivania e lasciando che la sua mente si sfoghi.

Sarò il vento, che asciugherà le tue lacrime.
Sarò il sole, che illuminerà le giornate più scure.
Sarò la neve, che cercherà di farti sorridere.
Sarò la pioggia, che ti rilasserà.
Sarò la tua roccia, un luogo sicuro dove rifugiarsi.
Sarò la tua ancora, quando ti sentirai di annegare.

Sarò il tuo angelo, pronto a spiegare le ali e a proteggerti da tutto il male, a coprirti quando ti sentirai da sola.

Permettimi di essere tutto questo, permettimi di essere il tuo guerriero.







NA

ALLORA, lo so che il capitolo non è incentrato sulla Salvefano, ma mi serviva una parte della storia per dare più rilievo a Roberta, che non sarà solo un personaggio secondario *COFF COFF*, però DAI, ALLA FINE ti È CARINO IL CAPITOLO NO... NO?! *si dilegua*

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora