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Quella mattina Salvatore si svegliò molte ore prima che la sveglia iniziasse a suonare. La sua mente continuava a vorticare fra i mille pensieri, e rimanere steso a letto come un cadavere di certo non lo avrebbe aiutato.

Staccò il telefono dal caricabatterie per controllare che il telefono segnava le cinque meno dieci minuti.

Quasi per avere una conferma, posò il suo sguardo al di fuori della finestra, che mostrava un cielo buio, illuminato qua e là dal bagliore giallastro dei lampioni.

Si alzò non con tanta voglia e si diresse verso il bagno, pronto per una delle sue classiche docce infinite.

Quando neanche l'acqua riuscì più a dargli sollievo, spense il doccino e si legò un asciugamano in vita, per poi guardarsi allo specchio.

Le occhiaie dei giorni prima risultavano di un colore più violaceo, che andava in netto contrasto con la sua pelle biancastra.

Abbassò lo sguardo all'altezza del suo collo, notando una lunga striscia di un colore leggermente rossastro, dove il padre aveva gli aveva stretto il collo la sera precedente.

Sospirò, passando un tocco leggero lungo quella striscia rossa, come se quel tocco potesse cancellare quello che era il ricordo che gli portava quella ferita.

Scosse la testa, dandosi dell'ingenuo mentalmente per quel pensiero così sciocco, e si diresse verso la camera, prendendo i primi vestiti che trovava e una giacca a collo alto, in modo da coprire quello che era il segno sul collo.

Una volta vestito e pronto, controllò di nuovo l'orario, mostrando che era passata un'ora e dieci minuti da quando si era alzato dal letto.

Senza aggiungere nulla, prese lo zaino buttato a terra e se lo mise sulle spalle, per poi scendere e uscire da quella casa dopo tre giorni di solitudine.

Prima di iniziare il suo percorso da casa sua alla scuola, prese dalla tasca le sue adorate cuffiette e le inserì nell'apposito spazio all'interno del telefono, facendo partire la musica nelle orecchie e iniziando a camminare lentamente.

La musica, insieme alla poesia ovviamente, era sempre stata una grande forma di distrazione per il ragazzo. Era incredibile come una canzone poteva descrivere quello che provavi in un determinato periodo della tua vita.

Ma poteva essere allo stesso tempo un'arma a doppio taglio.

Così come la vita cambiava, anche i ricordi cambiavano con essa, e così quella che prima poteva essere la nostra canzone preferita, dopo ci potevamo trovare ad odiarla.

Dopo aver camminato per quelle che sembravano ore in una Milano semi-dormiente, Salvatore alzò la testa da terra, e si trovò davanti a quello che era un parco giochi per bambini, in condizioni non tanto agibili.

Il ragazzo sorrise,e in quel momento fu come se tornasse indietro nel tempo, vedendo un bambino di circa dodici anni su un'altalena, spinto da quello che era una signora raggiante, vestita con un semplice vestito di flanella azzurro e una coda alta di cavallo,che inutilmente cercava di raccogliere quella che era una furia di capelli color nocciola chiaro.

Proprio come quelli di Stefano.

Una folata di vento lo riportò alla realtà, distruggendo quella che era la bolla in cui Salvatore si era rinchiuso durante quei pochi minuti.

Ricominciò a camminare , finché non arrivò ad una panchina sempre all'interno di quel parco abbandonato, e cacciò il suo adorato quaderno e una matita, per poi iniziare a scrivere, come ogni volta che un pensiero lo attanagliava.

Verdi come le sfumature dell'oceano, in cui mi tufferei;

Verdi come le pietre preziose, che farei di tutto per avere;

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora