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-Ma poi, come hai fatto ad ottenere due copie? Non era una cosa esclusiva il giornalino?-

-Sal, è un giornalino scolastico, non dei file segreti della CIA-

-Ma comunque è importante!- ribattè il minore, mentre i due ragazzi si avviavano verso la palestra per l'ora di educazione fisica.

Quella mattina, quando Salvatore arrivò a scuola, fu ben accolto dalla vista del giornalino della scuola nelle mani dei numerosi ragazzi che occupavano i corridoi, prima di essere stretto da due braccia che aveva imparato a conoscere molto bene.

I due ragazzi avevano passato gran parte della mattina a parlare di questa "novità" nella scuola, mentre Salvatore chiedeva insistentemente al ragazzo maggiore come avesse ottenuto delle copie del giornalino.

-È inutile che insisti caro, questo sarà il mio segreto che porterò fino alla tomba- disse Stefano, appoggiandosi una mano sul petto con fare teatrale.

Salvatore sorrise, scuotendo la testa. Non sapeva come facesse, ma il ragazzo al suo fianco riusciva a farlo ridere; quando gli altri fallivano, lui era lì, pronto per far risplendere le sue giornate.

Non si accorse che stava viaggiando con la mente, fin quando Stefano non lo riportò alla realtà.

-È stupenda, sai?-

-Cosa è stupenda?- chiese Salvatore, fermandosi per guardare Stefano negli occhi con fare curioso

-la tua risata. Dovresti ridere di più lo sai?- rispose il maggiore, prima di entrare nella palestra, lasciando il ragazzo indietro, la mente che vorticava su quella risposta.





Salvatore non era assolutamente un ragazzo sportivo, anzi ne era l'antitesi.

Dopo non appena alcuni minuti, con una scusa palese, si sedette sugli spalti della palestra, guardando con fare annoiato i ragazzi che, da un lato, giocavano a basket, mentre dall'altro, le ragazze che spettegolavano su chissà cosa.

Sospirò, fissando l'orologio della palestra, nell'attesa che l'ora giungesse a termine, quando un discorso fra due ragazze, sedute non molto distanti da lui attirò la sua attenzione

-l'hai letta la poesia alla fine del giornalino?- chiese una delle ragazze alla sua amica. Non doveva avere più di quattordici anni, capelli nero corvino all'altezza delle spalle e con una maglietta di flanella azzurra.

-Ovvio che l'ho letta. È così dolce, vorrei tanto conoscere chi l'ha scritta.- rispose con fare sognante la seconda; capelli di un biondo rame le ricadevano mossi sulle spalle e una maglietta nera le scivolava sul fisico asciutto.

Il cuore di Salvatore si riempì di gioia; sentire che altre persone apprezzavano la sua poesia, era tutto quello che poteva desiderare.

Da solo non l'avrebbe mai fatto, bloccato dalla timidezza.

Spostò lo sguardo dalle ragazze ai ragazzi nel campo, che si prestavano in una, apparentemente, "gara di chi ha più testosterone", vedendo chi riusciva a fare più canestri dalla distanza più lunga.

Cercò con lo sguardo fra tutte le persone, fin quando non lo vide.

Stefano stava prendendo un piccolo asciugamano, appoggiandoselo sulle spalle e passandosi una mano fra i capelli, scostandoseli dal volto.

Alzò lo sguardo sugli spalti, per incontrare gli occhi castani del minore, per poi sorridergli.

Salvatore, in quel preciso istante, si sentì...bene, e sapeva che doveva tutto al ragazzo che stava guardando.

Ma c'era ancora una questione da risolvere.








-E allora, mentre stavano per segnare, gli rubo la palla e faccio canestro, dalla linea dei tre punti poi- esultò entusiasta Stefano, mentre camminava per la via di casa, insieme a Salvatore, come da ormai alcune settimane.

Poem|| SalvefanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora