Cap 11

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Entrai nel pullman, e come mi aspettavo, non c'era nessuno. Non ho mai saputo bene il perché quel pullman fosse sempre così vuoto. Forse perché nessuno lo prendeva, perché passava da fermate poco frequentate, tra cui quella davanti casa mia. Entrai e c'era solo una ragazza, seduta sull'ultimo posto a sinistra.

Aveva le cuffie nelle orecchie, e guardava il finestrino. Mi ispirava curiosità, perciò, dopo qualche secondo, mi sedetti accanto a lei, nonostante c'erano mille posti vuoti.

Appena mi posai su quella sporca sedia di plastica, lei mi guardó un attimo, ma poi si giró appena la riguardai. Buttai una piccola occhiata sul suo telefono e vidi che c'era l'immagine dell'album di Demi. Mi si infuocarono le vene, e timido timido le chiesi:

-ascolti Demi?

Lei, altrettanto timida, lo sentivo, mi rispose:

-si, ma non mi prendere in giro.-

-aspetta.- dissi

Uscì il telefono dalla mia tasca, e le feci vedere il mio sfondo di whatsapp. Era una foto di Demi Lovato sul palco, con tutte le luci,con il microfono in mano. Lo teneva alzato per far cantare i suoi fans. Era semplicemente stupenda...

Lei mi rispose:

-anche tu ascolti Demi Lovato?-

-Si. Mi sono innamorato della sua voce e delle sue parole. È forse una delle poche cantanti che ci tiene veramente tanto ai fans.

-non credevo che esistessero ragazzi come te.-

Prima che potessi dire un' altra parola, il pullman si fermó al capolinea.

Le chiesi se scendeva, e lei mi rispose:

-non scendo-

-non scendi? Come sarebbe a dire?-

-beh, rimango sul pullman fino a tardi, poi scendo.-

-perché?-

-perché sono abituata a farlo-

-senti, anche se non vorresti scendere, ti va di fare una passeggiata? Mi spiace che tu rimani qui da sola, so che non sale molta gente.

-non sale mai nessuno, eccetto te oggi-

-meno male. Allora?-

-okay-

Timidamente ci presentammo, stringendoci la mano.

Eravamo nel bel mezzo della strada, ma non importava. Abbiamo parlato di tutto, e sarebbe più facile dire di cosa non avevamo parlato.

Si chiamava Connie. Connie. Connie...ripetevo il nome mentalmente mentre passeggiavamo per il marciapiede, senza una precisa meta. Lei notó che avevo un livido sulla faccia. In realtà fu la seconda ad accorgersene, a mia madre dissi che avevo sbattuto contro la porta. Lei mi credette. Ma, quando glielo dissi, lei no. Mi disse:

-da come me lo dici, è evidente che mi nascondi qualcosa-

-cosa dovrei nasconderti?-

-come ti sei procurato quel livido?-

-...-

Le spiegai proprio tutto, ad una perfetta sconosciuta che già sembrava aver fatto breccia nella mia vita. Più potente di un esplosivo. I suoi occhi. Voi vi aspetterete sicuramente o verdi, o celesti, ma, io vi dico che erano di un colore strano. Fuori dal normale. Erano grigi, e al sole assumevano sfumature sul verde, molto impercettibili, ma tanto era la mia attenzione sui suoi due mentre parlava, che l'ho notato subito.

-che cosa ho sulla faccia?-

Disse Connie quasi schiaffeggiandosi, credendo fosse un insetto.

Scoppiai a ridere, dicendole:

- tranquilla, non hai niente-

-sicuro? E che ho paura degli insetti, e da piccola mi si posó un calabrone sulla fronte..-

Scoppiamo in una sana risata. Di quelle che non si facevano da una vita, mi sentivo meglio. Ed ero felice che finalmente ridevo. E non la smettevo più. Così preso, andai a sbattere a un palo. Lei rise ancora più forte, e mentre ero seduto a terra e mi massaggiavo la testa, lo facevo anche io. Quando si chinó per aiutarmi a tornare in piedi, notai i suoi dolci capelli castano chiaro cadergli sulle spalle del suo lungo cappotto grigio. Aveva uno shatush sulle punte color biondo. Era una visione celestiale. E lei mi tiró uno schiaffo.

-ehi dove la prendi tutta questa confidenza Connie? AHAHAHA-

-era per svegliarti, credevo ti fossi leso il cervello e ti eri imbambolato- disse Connie con tono scherzoso e divertito.

Il resto della serata la passai con lei, fino al tramontare del sole. Però, mentre tornavo a casa, mi ricordai una cosa. LA NONNA!!!!!

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Il "musicista"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora