Cap 31

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Tornai a quel negozio, e mi scusai con Ernest se non ero stato di parola. Mi ero preparato la scusa che avevo troppi compiti, ma essendo un lampo a farli, non era credibile, almeno per me.

Cavolo, non so se l'ho già detto ma quel negozio era enorme. O meglio, era strapieno di roba, forse non era neanche tanto grande. Abbastanza da contenere un sacco di strumenti musicali, raccolte di dischi di epoca, di dischi contenporanei, indovinate un pó, c'erano quasi tutti i cd dei linkin park nel reparto rock. Nel reparto pop invece c'erano tutti, e sottolineo tutti i dischi di Demi lovato. C'erano un sacco di dischi, ma erano pochi in numero di copie.

Infatti probabilmente alcuni erano usati. Si potevano vendere i dischi usati, però dovevano funzionare correttamente. Decisi di racimolare un po di soldi, vendendo i dischi dei Radiohead (di mio padre, solo che non aveva mai tempo per adcoltarli e a me non piacevano tanto). Sono un gruppo rock che si formó nel 1985, principalmente rock. Insomma, erano molto conosciuti. Mio padre li ascoltava molto quando era più giovane.

A volte mi sorprendo del fatto che in fondo, tutti abbiamo bisogno della musica.

Insomma, mi ero fatto un pó di soldi, che misi da parte nel caso decidessi di comprarmi qualcosa, come un libro, o di dover andare a una festa (cosa improbabile, non mi invitavano mai) o di fare un regalo a Connie. Anzi, dovevo farlo! Così, un piccolo pensiero per ricordarle che lei mi stava sempre accanto.

Ma quel giorno non potevo proprio, dovevo andare a casa di mio nonno, separatosi da mia nonna alcuni anni fa. Non ho mai saputo perché.

Non entravo in quella casa da circa sei anni. Solo mia madre ci andava ogni atto a far visita a mio zio. Si chiamava Frank. Ogni tanto biascicava le parole, forse perché aveva quasi settant'anni, ma era un bravo racconta-storie.

Ricordo che quando ero piccolo, mi parlava sempre di suo padre e delle sue spedizioni in battaglia.

Gli portava sempre qualcosina, come bossoli, foto delle fanterie, ma anche sassolini, insetti in barattoli, di tutto.

Mentre mi perdevo nei ricordi, osservando questi cimeli che giacevano su uno scaffale coperti dalla dimenticanza, più che dalla polvere, spostando lo sguardo, esso cadde sulla scrivania, o meglio, qualcosa che stava sotto la scrivania.

Poggiata sul muro, e tutta impolverata, c'era una chitarra, e il plettro dentro la cassa, a giudicare dal rumorino che mi giungeva alle orecchie scuotendola.

Era bellissima, ed era quasi color crema.

-me la regaló mio ppadre, perché voleva cche imparassi a ssuonarla. Te la regalo sse vuoi.-

-no grazie zio, tu ci tieni così tanto, mi raccontasti che suonavi in una band-

-alllora te lo riccordi! Ma non ffa niente caro, ormai è solo ppassato. Avanti su, prendila-

-grazie zio, ti voglio bene-

Mia madre non disse nulla, tranne: -non ti mando a fare lezioni di chitarra-

Non le risposi nemmeno. Mi affascinava, mi aveva catturato fin dal primo momento. Ringrazio infinitamente mio zio ancora oggi.

Il "musicista"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora