Cap 28

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Rimasi qualche secondo davanti al citofono, dopodiché mi feci forza e citofonai.

Bzzz.

-si?-

-sono Dereck, c'è Demetria?-

-certo, vieni ti faccio entrare. Il piano è il 2º-

-grazie-

Il palazzetto era carino, per essere piccolo. Aveva solo quattro piani, e le stanze erano strette strette, anche le scale. Aveva delle piante rigogliose vicino alle finestre che davano sulla strada. Rendeva il posto più accogliente.

Quando salii l'ultimo scalino, vidi la porta di Demi. Ci ero già stato qualche volta, perciò la riconobbi. Bussai, e subito mi aprì una ragazza alta, snella, capelli corti marroni e occhiali neri, sembravano gli stessi di Demi, e lei era quasi identica, solo un pó più grande.

-e così tu sei Dereck, piacere di conoscerti, sono Amber, la sorella di Demetria-

-piacere, lieto di conoscerti!-

-ci sono solo io e mia madre in casa, vieni entra.-

-grazie-

-che cosa hai in mano?-

-ehm...- arrossì

-un cornetto per Demetria, volevo tirarla su di morale..-

-che pensiero carino, comunque non dovevi-

-stia tranquilla-

Entrai in casa. Non era molto grande, ma era ben curata, e aveva molti oggetti bizzarri. Come ad esempio, in salotto c'era un vecchio fucile ad avancarica appeso sul muro, che trattenne la mia attenzione per un pó di secondi. Poi c'erano svariati tappeti, sembravano africani a giudicare dai colori.

-ciao Dereck, come stai-

La madre era uguale a Demetria e ad Amber. Avevano preso tutto da lei. Soprattutto la linea snella, e gli occhi.

Mi stupiva come mi salutavano calorosamente, e sapere che ero così simpatico a loro, mi rendeva meno teso del fatto di essere in casa di qualcun altro, come se fosse ogni volta la prima, e mi rendeva nervoso.

-buongiorno, sto bene grazie, ho saputo del lutto, mi dispiace veramente tanto. -

-oh, non ti preoccupare...-

Ci fu un attimo di silenzio, per poi ricordarmi perché ero li. Demetria. Ma prima che potessi chiedere, la madre mi precedette:

-Demetria è in camera sua che legge, è da quella parte, la seconda porta a destra-

-grazie-

Bussai alla porta, chiedendo permesso. La porta si aprì leggermente. Poi all'improvviso Demi mi tiró dentro, chiudendo in un lampo.

-ma cosa fai, perché mi hai tirato?-

-scusami, non volevo, è che non devono sapere che stavo piangendo-

-tranquilla, non preoccuparti-

-ehi, grazie per essere venuto-

-e di che, tieni questo è per te, così fai merenda-

-cosa? No dai, non dovevi, grazie mille...-

Mi diede un bacio sulla guancia, e senza esitare tiró il primo morso a quella squisitezza. Quel bar li faceva proprio bene i cornetti.

-mi dispiace tantissimo, è sempre doloroso perdere un proprio parente. Ricorda che io ci sono per te ogni volta che vuoi, non voglio che tu ti senta sola.

-grazie Dereck..-

Mi guardó dritto negli occhi. I suoi erano pallidi, e si vedevano i segni delle lacrime. Prima che potessi cercare ancora nelle sue iridi, i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime, come un fiume in piena che straripava, distruggendo tutto quello che incontrava.

Demi abbassó lo sguardo, e si asciugó con la manica della sua felpa.

Le presi un fazzoletto e mi avvicinai per asciugarle gli occhi, ma mi fermó, sussurrando:

-Dereck, non me le asciugare-

-perché?-

-perché, lascio che le mie lacrime scorrano.

-Ma così mi bagnerei tutto per abbracciarti, beh dai, non fa niente.-

la abbracciai fortissimo. Sul mio collo sentivo le sue lacrime, quasi come fossero gocce di olio bollente.

Le volevo tanto bene e mi dispiaceva vederla così. Non mi era permesso neanche chiederle perché ci teneva tanto a suo cugino. Potevo solo farle vedere che non era sola, tutto qui.

Demi è diversa da me e Connie. Lei è forte, e non lo sa. Lei resiste, a volte se la prende con se stessa, ma non si è mai odiata a tal punto da farsi del male. Lei è limpida e senza macchia. E voglio conservarla così. Non permetterò mai di farla rimuginare nel suo stesso dolore per più di qualche giorno. Deve riprendersi e io e Connie la aiuteremo.

*spazio autore*

Ho notato che si sono aggiunti alcuni lettori, vi volevo ringraziare di cuore. È anche merito vostro se do il meglio di me, vi voglio bene.

Il "musicista"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora