Cap 18

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Quella mattina non riuscivo a connettermi col mondo reale. Ancora i miei pensieri erano altrove, da tutt'altra parte. Forse in un universo parallelo.

Arrivai a scuola, e vidi Demetria che mi andava incontro. Ciò mi scaldó il cuore in una maniera indescrivibile. Ne ero felice, che con il mio carattere di merda lei aveva ancora il coraggio di parlarmi, ma non so ancora perchè, non glielo feci vedere.

Era davanti a me, e dalle sue labbra uscì un debole:

-ciao..-

Cercai di scusarmi:

-ehi, scusami per ieri. È tutta colpa mia, sono io l'amico di merda che tu ti ritieni di essere. Non sei tu. Sono io quello che ha tirato il pugno a Joseph. Sono io quello che ti ha trattato male sempre, quello che ha iniziato le litigate, e non centra che sono sempre stato io quello a piangere. Scusa ma meriti di meglio.-

-stai dicendo una marea di cazzate Dereck. Ti ricordo, che è grazie a te se ascolto un sacco di buona musica, se ora sono più sicura di me...ti ricordi a quella festa? Me ne stavo in disparte, mentre tutti ballavano in coppia. Tu sei venuto, mi hai preso la mano e mi hai costretta a ballare anche se ti tiravo dei calci. Hai sconfitto la mia timidezza con un semplice gesto. Non fai altro che non vedere la persona splendida che sei.-

-che ero. La corressi. La gente cambia..non sempre in meglio-

-sei sempre lo stesso, Dereck. Dentro di te c'è il mio migliore amico. Anche se molte volte lo nascondi. Ti voglio bene...-

Fece un balzo e mi gettó le braccia al collo, alla fine ricambiai, e lei mi strinse ancora più forte. Fortunatamente stavamo dietro al muro della scuola, dove di solito non va nessuno.

All'uscita mi incamminai con Demi verso casa. Se la accompagnavo fino al suo palazzo, allungavo un pó per casa mia ma ne valeva la pena. Non fui pestato quel giorno. Le parlai di Connie, e di come ci siamo conosciuti. Lei sorrise. E mi disse che ne era felice. Arrivati al portone, la abbracciai ancora. Lei mi sussurró:

-per consegna abbracci, chiamare la ditta Demetria Scott al numero 345 332 1098! -

-tanto fallirete, avete solo me come cliente!-

-ma per quanti ne prendi, fai per venti persone-

-ti adoro scema-

Mi allontanai con il cuore più leggero, ma il polso ancora mi faceva male e a pensarci mi si infiammó la testa.

Oggi dovevo incontrare Connie, dovevo andare sotto casa sua e poi a piedi andavamo a prenderci una cioccolata calda. Ne andavamo matti, abbiamo un sacco di gusti in comune.

Appena ci servirono, le scappó un risolino.

-questa mi va dritta dritta nello stomaco-

-mmh, che buon profumo-

-qui la prendevo sempre io con la mia ex migliore amica..-

-Ehi, ora non c'è. Ci sono io okay?-

-giusto..scusami. Posso chiederti come stai?-

-sto bene, e tu?-

-anche io sto bene, perché sto con te-

-Mh che dolce! ma mi spiace, la mia cioccolata la finisco tutta io!-

Le feci la linguaccia con la lingua tutta marrone. Anche lei, così ci venne l'idea di farci una foto. Era stupenda. Pensare che per farmi venire una foto decente dovevo farne venti!

La giornata passó in fretta. Era stata splendida. Ero veramente felice. Ma ancora il mio errore pesava come un macigno, e mentre la testa pulsava, mi guardavo il polso. Non riuscivo a scollare lo sguardo neanche quando stavo fuori di casa. La consapevolezza mi perseguitava, come un'ombra. Sono proprio un coglione.

Il "musicista"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora