Capitolo 1 _ L'arrivo

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È strano pensare a come la vita possa cambiare da così a così in un pomeriggio.

Ma soprattutto, è strano pensare che, grazie ad un vecchietto, Zaffire abbia avuto la possibilità di diventare una persona migliore.

Cioè, non fraintendiamoci. Le persone non cambiano, mai. Se peggiorano, in realtà si stanno rivelando soltanto per come sono realmente. Se migliorano, stanno tornando come erano prima, celando quindi il mostro che si nasconde dentro di loro, e cercando di fare del bene. O magari... questa è tutta solo e soltanto una visione del mondo pessimistica.

Zaffire aveva riflettuto molto sul significato di bene e male, in quel periodo.

Tutta colpa di quel vecchietto.


Bussarono alla porta.

Mamma non era in casa, quindi mi ritrovai a dover andare io ad aprire.

Mentre mi alzavo, riflettei meglio su chi potesse essere.

Ma arrivai ad una sola conclusione.

Perché bussare, se c'era un campanello funzionante?

Mi armai di una scopa, avvicinandomi cautamente all'ingresso, e aprendo di scatto la porta. Immediatamente, uno strano oggetto non identificato che sembrava leggero quanto un frisbee entrò, e la sua traiettoria puntava alla mia faccia. Lo colpii con lo spazzolone della scopa, per mettermi in posizione di difesa, pronta al prossimo colpo. Chiunque fosse all'entrata, non sembrava avere buone intenzioni. Per niente.

Parai un pugno con la scopa, e con lo spazzolone lo colpii alla gola, ma senza che me ne potessi accorgere in tempo lui mi fece uno sgambetto e mi ritrovai con la schiena a terra nel piccolo andito di casa mia. Afferrai al volo un mocio e, insieme alla scopa, cominciai a parare dei colpi di quel tipo.

Ora che lo guardavo, aveva una faccia tutta rugosa, gli occhietti neri e vispi nonostante l'età avanzata che dimostrava, e una barba lunga e grigia.

Cominciai a usare le mie due armi come le bacchette del giapponese dietro casa, e cominciai a colpirlo sulle gambe e sulla braccia, distraendolo, finché non ebbi la possibilità di fargli anch'io uno sgambetto e cadde anche lui in terra.

Lo bloccai sotto di me, lanciai via da me il mocio e lo bloccai a terra per la gola con la scopa.

Ringhiai, stanca e sudaticcia, osservandolo meglio. Aveva qualcosa che mi faceva pensare avesse qualche asso nella manica.

O nella barba, a questo punto, perché dopo essersi messo a ridere prese da dentro la barba un thermos e, con tutta tranquillità, lo aprì, e cominciò a sorseggiare la bevanda calda. Dall'odore inebriante, pareva the verde.

Ridacchiò ancora. «Caspiterina, tuo padre aveva ragione quando diceva che saresti stata una guerriera!»


È da quando aveva visto quell'uomo, il Sensei Wu, che non faceva altro che pensare alla sua proposta. In effetti, Zaffire aveva anche iniziato a fare dei sogni stranissimi da quel giorno.

La sua mente pensava solo a quello, giorno e notte. Suo padre e il suo amico Wu volevano che diventasse un ninja.

Ma ci pensate? Lei... ninja. Ma non prendiamoci per i fondelli. Poteva essere tutto. Tutto, ma non una dei buoni.

Però, allo stesso tempo, non credeva di avere molta scelta. Moesha, sua madre, dalla morte del marito, aveva fatto di tutto per evitare che Zaffire avesse una brutta vita, sacrificando i suoi soldi, la sua felicità, il suo tutto, per lei. Forse era il momento di smettere di fare la stronza cazzona, mollare tutta la cattiveria del suo passato da una parte e tornare buona, come quando era piccola. Come quando giocava con Lloyd, il suo migliore amico del tempo.

Lego Ninjago - La Leggenda della CollisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora