Capitolo 24_Succede l'Inimmaginabile

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Kai's Pov

Ormai è tardissimo.

Lloyd continua a vegliare su di lei come un angelo custode, ma si vede che in realtà sta crollando dal sonno.

«Lloyd, dai, vai a dormire: ci pensiamo io e Skylor a controllarla» gli proposi per l'ennesima volta, dandogli anche qualche pacca sulla spalla per incoraggiarlo.

Alla fine si arrese. Alzandosi, si volto verso di noi, facendoci notare i suoi occhi rossi e gonfi, le occhiaie più evidenti.

«Starà bene, vero?» mi chiese titubante.

«Si riprenderà» gli dissi semplicemente. Non volevo deluderlo, poteva succedere anche che si sarebbe svegliata pimpante, urlandoci contro che voleva andare a fare una passeggiata, ma poteva anche succedere che non volesse più rischiare la vita. Questo l'avremmo capito poi.

Abbassò di nuovo il capo, e vidi la rossa che gli si gettava addosso, stritolandolo in un grosso abbraccio. Sentii la gelosia assalirmi, quindi voltai semplicemente lo sguardo verso la bella addormentata: i capelli ancora un po' sporchi e disseminati disordinatamente sul cuscino, e quel nodo si dissolse subito: il biondo aveva bisogno semplicemente di comprensione, adesso.

Chiudemmo la porta, per evitare che i commenti di Cole, Jay e Zane rivolti al Maestro disturbassero la quiete della stanza.

Diede uno sguardo alla ragazza, anche se nella mia mente la chiamo continuamente bambina: aveva il viso gonfio di lividi, siamo stati costretti a chiuderle tutti i tagli con dei punti-cerotto, e vista così sembrava tanto un marciapiede, di quelli che non vengono calcolati da nessuno, con le mattonelle impiastricciate di chewing-gum e tanto cemento per non far vedere bene le crepe.

Ecco, lei sembrava proprio un marciapiede dissestato adesso.

Skylor prese posto affianco a lei, sulla sedia che occupava prima Lloyd, e si mise ad accarezzarle i capelli, ciocca per ciocca; poi si alzò, entrò nel loro bagno e tornò con un panno che assomigliava ad un asciugamano, un piccolo recipiente d'acqua e uno shampoo. Le prese una ciocca e cominciò a passarci il panno, un pochino di shampoo e poi di nuovo il panno.

Le stava lavando i capelli, per togliere tutto il sangue rimasto.

Il che è un bene, perché io non riuscivo quasi a guardarla in quello stato.

Ci impiegò quasi tre ore per lavare i capelli, e dato che erano ancora umidi, volle che io l'aiutassi, tenendola dritta, per passarle il phon con un getto di aria leggera e tiepida.

Dopodiché rimanemmo, ancora una volta, in silenzio, non sapendo né cosa dire, né cosa fare.

Iniziai a camminare per tutta la stanza, osservando ogni singolo dettaglio, ogni singolo effetto personale, qualunque cosa che mi distraesse da ciò che continuava ad uccidermi.

Molto strano da dire, ma ora capisco: anche i pensieri uccidono.

Dopo un'estenuante silenzio, verso le cinque del mattino, decisi che non c'era modo di soffocare i pensieri, quindi perché non dargli quello che vogliono?

Li liberai, e cominciarono a correre alla velocità della luce all'interno del mio cervello. Cominciai a ragionare, nonostante i miei pensieri fossero quasi tutti negativi e indirizzati alla bionda sul letto dinnanzi a me e a quella che, una volta, doveva essere stata mia sorella.

Me lo sentivo dentro, c'era qualcosa che noi, che io non sapevo. E che sapeva solo Zaffire. Al telefono, non aveva detto che si era schierata con qualcuno?Con qualcuno che non sono io, Cole, Jay o gli altri membri della squadra? Credo si fosse schierata col nemico. E poi, quella frase sul pavimento? Non mi piace per niente la piega che sta prendendo questa cosa.

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