Capitolo 20 _ Nuovo profumo sul mercato e cuscini di legno

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Lloyd's Pov 💚

«È come se mi stessi innamorando di nuovo anch'io.» dissi.

«Posso sapere di chi?»

«La stessa persona di otto anni fa.»

Appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre lei giocherellava con i miei capelli.

«Lei è sempre la solita stupida, non capisce che io ci sarò sempre per lei, ha paura di farsi male di nuovo e per non ferirsi uccide me» misi la fronte contro la sua spalla e strinsi gli occhi, mentre un brivido mi trapassava da parte a parte, causato dal suo tocco leggero sulla mia guancia.

Sollevò dolcemente il mio mento, e il mio sguardo cadde sulle sue labbra rosee, poi cercai di guardare i suoi occhi.

«Perchè continui ad aspettarla, se ciò ti provoca solo dolore?» chiese, carezzandomi la guancia senza interrompere il contatto visivo.

«Perchè dovrei lasciar andare una persona come te... O lei? È la più stupida, ferita e... bella ragazza che io abbia conosciuto» spiegai, senza accorgermi che i miei occhi si facevano lucidi e che il suo viso si incupiva un poco.

Feci una lunghissima pausa durante la quale misi la testa tra la sua spalla e il collo, una mano sul suo fianco che disegnava cerchi immaginari al di sopra della sua T-shirt bianca, la sua mano tra i miei capelli.

Ogni tanto mi tirava piano delle ciocche bionde dalla nuca, e io non potevo fare a meno di trattenere dei mugolii, mentre le mie mani bramavano all'idea di poggiarsi sulla sua pelle spoglia, di carezzare con gentilezza ogni centimetro del suo corpo.

Ed io fremevo all'idea che, un giorno, quel piacere che mi procurava lei glielo avrei potuto restituire io.

«Alle volte penso che t... lei, sia stata mandata nella mia vita da qualcuno dall'alto per farmi accorgere della sua vita e per guarirci a vicenda dalle nostre ferite...»

Dopo un altro po' di silenzio, dove il mio cuore martellava forte contro il petto.

Lei tenne lo sguardo diretto al vuoto, assorta tra i suoi pensieri, fin quando dal mio posticino nell'incavo del suo collo sentii un sussurro che mi fece uno strano effetto.

«Perchè lei e non io?»

Alzai di scatto la testa, guardandola confuso.

«Cosa?» chiesi.

Si accigliò un poco.

«Cosa cosa?»

«Che cosa hai detto?» chiesi impacciato.

«Niente. Io non ho detto niente.» ribatté, mentre le sue guance si colorivano.

«Eppure ero sicuro del contrario...» conclusi. Aspettai un pochino, ma sentii che si stava pian piano addormentando, quindi la presi sotto le ginocchia e mi alzai, con lei ancora in braccio, e mi diressi verso il monastero.

«Lloyd, che fai?» chiese al mio orecchio con voce leggermente assonnata, che per i miei sensi era semplicemente seducente, mentre si aggradava al mio collo con entrambe le braccia.

«Ti riporto dentro. C'è molto freddo, e tu sei praticamente spogliata.» dissi, aprendo con un piede il portone e cercando di non fare casino.

Emise un versetto che mi fece capire che la sua voglia di muoversi era pari a zero. Sorrisi e continuai a camminare, dirigendomi verso la mia stanza.

Arrivati sulla soglia la misi giù delicatamente e le feci cenno di aspettare un attimo.

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