"Non sapevo che sapessi cucinare" dico a Paulo, che è impegnato a gustare la sua pizza.
"Infatti l'ho ordinata"
mi dice sorridendo. La sua risata è contagiosa, e non posso fare altro se non ridere insieme a lui. Mi piacerebbe che fosse sempre così, serate del genere, in cui ci si dimentica dei problemi e della realtà. Ma finchè non mi diplomo,non credo che mio padre mi faccia trasferire qui. Anzi, sono sicura che non me lo permetterà.Finita la cena,ci mettiamo un po' sul divano a guardare la tv. Paulo mi abbraccia e io ho la testa appoggiata sulla sua spalla. Mi sento a casa.
Lo vedo un po' giù di morale,sono sicura che il motivo è la caviglia, ma non voglio parlarne, peggiorerei le cose.
Alle 23 decido di tornare a casa mia, dato che il giorno dopo avrei dovuto studiare parecchio.
Paulo ha gli allenamenti anche domani,più che allenamenti direi riabilitazione, per cercare di rafforzare la caviglia. Anche se sarà inutile, poichè la partita di domenica contro il Real Madrid non potrà giocarla comunque. È troppo presto ancora per sforzare il piede per 90 minuti di fila.Svegliarmi senza Paulo dopo due giorni passati da lui è un trauma, ma nel pomeriggio sarei andata allo stadio per prendere Fede quindi lo avrei rivisto stasera.
Mi dirigo al piano di sotto per fare colazione e noto che mio padre sta per andarsene. Giusto, a volte mi dimentico che è l'allenatore della squadra."Buongiorno pa'. Mamma dov'è?"
"È andata a lavoro. C'è stata un'urgenza in ospedale e l'hanno chiamata anche oggi"
Mia madre fa il medico all'ospedale di Torino. Lavora parecchio e a volte è costretta anche a spostarsi per alcune operazioni chirurgiche importanti e riunioni vari. Ne sento spesso la mancanza, ma cerco di non pensarci.
"Vado ad allenare i ragazzi, tesoro. E mi raccomando, studia. Ricordati che l'esame è fra due settimane"
Cosa? Ecco, accidenti a me e alle mie distrazioni varie. Ero convinta che fosse tra un mese! Perchè non ho prestato attenzione quando il prof parlava dell'esame? Semplice, la ragione ha un nome: Paulo Dybala.
Faccio un cenno a mio padre per dirgli di stare tranquillo e poi vado in cucina.
Mentre sorseggio una tazza di tè, ripenso a tutte le cose che sono successe quest'anno.L'incidente che mi ha fatto passare mesi d'inferno, la rottura con il mio ragazzo con cui sono stata per 3 anni, ho quasi perso la mia migliore amica, e ho conosciuto lui. Paulo mi ha incasinato la vita, ma c'è da dirlo, è stato il casino migliore che mi sia mai capitato. Non smetterò mai di ripetere che con lui sto bene e sono felice. Che mi fa sentire come nessun altro ha mai fatto prima. Che lo amo.
A trascinarmi via dai miei pensieri è il suono dell'orologio che segna le 9:00. Devo mettermi sui libri, se voglio passare l'esame. Che ricordo, è fra due settimane e non un mese. Fanculo.
Sono le 16 del pomeriggio, non ho neanche mangiato,ma in fondo non ho poi così fame.
Prendo la mia macchina e guido fino al centro di allenamento.Entro in campo e dopo aver salutato mio padre, corro da Paulo che è seduto sulla panchina. Come immaginavo, sembra un cagnolino bastonato.
"Ehi" lo chiamo per farmi notare.
Quando mi guarda gli si illuminano gli occhi, e questa cosa mi rende terribilmente felice. Ma dura poco, dato che non ci mette molto ad abbassare nuovamente lo sguardo. Mi siedo vicino a lui ed inizia a parlare."Immaginati di essere un calciatore che vuole sempre dare il massimo per la propria squadra. Che vuole vincere per la propria famiglia che ha sempre creduto in lui. Che vuole combattere come ha fatto suo padre, per renderlo orgoglioso anche se non c'è più. Che vuole rendere fiere le persone che lo amano -fa una pausa e mi bacia delicatamente le labbra, poi ricomincia a parlare - ma proprio prima della fine del campionato, si fa male e non può giocare le partite più importanti. Come ti sentiresti?"
Ammetto che non posso capirlo fino in fondo,ma conoscendolo, ci sta davvero male. A Paulo non piace stare a guardare durante una partita, e questa cosa lo fa abbattere. Devo cercare di fargli capire che è un campione sempre, anche fuori dal mondo del calcio. Perciò mi viene un'idea.
"Vieni con me"
Mi guarda un po' dubbioso, ma poi mi segue fuori dallo stadio.Nessuno dice niente per tutto il tragitto. Lo porto in un parco bellissimo e ci sediamo su una panchina di fronte a un laghetto.
È Paulo a rompere il silenzio."Perchè mi hai portato qua?"
È il momento di raccontargli un po' di me.
"Vedi Paulo, mio padre non è Max. Il mio papà biologico è morto in un incidente quando avevo 8 anni. Ero distrutta, mi sono chiusa in me stessa per ben 5 anni, non volevo vedere nessuno se non Martina. Facevo danza a quel tempo, ero molto brava, ed ero l'orgoglio di mio padre. Amava venirmi a vedere durante le mie gare ed esibizioni e io amavo incrociare i suoi occhi mentre ballavo"
Faccio una pausa, e Paulo mi abbraccia, senza dire niente.
"Ho smesso di ballare quando è morto. Non mi andava di andare alle gare senza di lui, era lui il motivo per cui ballavo. Ma ho fatto uno sbaglio. Sono sicura che lui avrebbe voluto che io continuassi e che non mi abbattessi così. Quello che voglio farti capire è che neanche tuo padre vuole vederti così. So che per te quella partita era molto importante, ma abbattersi non serve a niente. Non fare il mio stesso errore, continua a combattere per la tua famiglia, ma soprattutto per te stesso. Dovrai rialzarti sempre e combattere fino alla fine, qualsiasi cosa accada"
Mi abbraccia di nuovo.
"Grazie per avermi detto tutte queste cose. Non deve essere stato facile per te aprirti. Hai ragione,non devo abbattermi così. Il prossimo anno andrò avanti più forte di prima!"Sorride, e ovviamente sorrido anche io.
Poi si avvicina a me e mi bacia. E come al solito, mi dimentico del resto del mondo.L'atmosfera è bellissima. Il sole è anche quasi calato, quindi il cielo è rosa e arancione.
Aspetta un attimo...
Prendo il cellulare impanicata.
Sono le 21:15.
6 chiamate perse.
33 messaggi."MERDA!" Esclamo,quasi urlando.
"Che succede?" Paulo mi guarda confuso.
"Fede. Dovevo vedermi con lui. Mi incasini la vita, Paulo" esclamo alzandomi e correndo via.
"Ti amo anche io!" Lo sento urlare, ma sono troppo lontana per rispondergli.
Lo amo , ma devo pensare a Fede.
Mi odierà a morte adesso!
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un amore impossibile || Paulo Dybala
Fanfiction"Staremo bene?" Mi prende la mano. "Promettimi che staremo bene, Paulo" "Sei carina quando sei imbronciata" Sorrido. "Sono seria." "Anche io. Sei davvero carina quando sei imbronciata" Alzo gli occhi al cielo, poi mi chino in avanti e lo bacio delic...