capitolo 20

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Paulo ha paura, glielo si legge negli occhi. Annuisce goffamente, mentre il mister si allontana urlando qualcosa a uno degli arbitri. Si volta verso di me e si alza di scatto.

"No, no, non ce la faccio, non sono pronto"
Si mette le mani tra i capelli.
Se era nervoso mentre guardava i suoi compagni giocare, adesso che deve entrare in campo lo è ancora di più.

"E se lo sbaglio come ho fatto all' olimpico? Se perdiamo per colpa mia? No, non posso permetterlo. Io..."

"Paulo, calmati. Davvero, non pensare a tutte le cose che potrebbero succedere. Non sei tu che deciderai la fine della partita: se vinceranno loro significa che sono più forti, punto. Vai li e concentrati, come hai sempre fatto. Non pensare al prima e al dopo. Pensa al presente. Guarda il pallone, la porta, poi calcia. Se farai goal, sarai un campione. Se non lo farai, sarai un campione comunque. Quindi, non farti così tanti problemi, vatti a cambiare e basta! Io credo in te, lo sai"
I suoi muscoli si rilassano visibilmente e tira un sospiro di sollievo.
"Grazie, amo il fatto che tu sappia sempre cosa dire al momento giusto. Amo te."
Mi bacia delicatamente e mentre inizia a correre verso gli spogliatoi mi fa cenno di seguirlo.
Lo raggiungo qualche secondo dopo nello spogliatoio e lui mi lancia la maglietta col numero 10 della seconda divisa. Il giallo non mi piace, ma per Paulo farò un'eccezione.
È ancora nervoso, spero solo che riesca a concentrarsi.
Mentre si cambia ritorno in campo. I supplementari sono finiti e i ragazzi sono tutti seduti in panchina.

"Grazie per avermi fottuto il posto. Vi voglio bene anche io" gli dico, mentre mi appoggio al muro.
Si mettono a ridere, ma ricominciano subito a bisbigliare qualcosa sulla partita.
Claudio mi fissa.

"Ehi, prima avevi la mia maglietta"
Sorrido.

"È vero, ma Paulo deve tirare il rigore e voglio supportarlo. Era davvero molto nervoso"
Si sposta verso sinistra e mi fa cenno di sedersi accanto lui.
Lo faccio e appoggio la testa sulla sua spalla. È sudato, ma non mi importa. Lo conosco da così tanto tempo che niente è più un problema tra noi.

"È normale. Paulo tira sempre i rigori decisivi, non è facile. Non per la difficoltà del gol, ma per tutte le emozioni che ti attraversano il corpo. La più grande è l'adrenalina: è come una scarica elettrica. Puó essere un bene quanto un male"
Lo ascolto stupita. Come fa a sapere queste cose? Insomma, Claudio non è mai stato un rigorista.

"E tu hai provato queste emozioni?"
Mi guarda.

"Quando eri piccola ho tirato un rigore in una finale di coppa italia. Ci avrebbe portato in vantaggio quindi era molto importante. Alex si era fatto male, e ha chiesto a me di tirarlo. Non volevo farlo, non ero e non sono un rigorista, quindi avevo paura. Ma per lui lo avrei fatto, per la squadra lo avrei fatto. Le sensazioni che provai erano quelle."

Da piccola seguivo il calcio, ma non come adesso e comunque non credo che mi sarei ricordata niente.
"E come finí?" Lo guardo come una bambina che vuole sapere il finale della sua favola preferita.
Sorride.

"Lo sbagliai" fa spallucce.
"Lo tirai completamente fuori. Ma abbiamo vinto comunque"
Sorrido anche io , fino a quando il fischio dell'arbitro non annuncia l'inizio del peggior incubo di qualsiasi tifoso: i rigori.

Paulo entra in campo in divisa, bello come al solito. Mi guarda da lontano e mi fa l'occhiolino.

Gigi e Ramos si dirigono verso il centro del campo, per decidere chi inizierà. Non riesco a vedere bene a causa delle tante persone che ho davanti tra medici, staff e arbitri, ma vedendo Gonzalo che si dirige verso la porta con il pallone in mano, intuisco che a partire siamo noi.

Gonzalo segna, così come Casemiro.

Il prossimo è Miralem. Fa goal evitando il portiere per un pelo.
Coutinho sbaglia prendendo la traversa. Siamo in vantaggio!

Cuadrado e Bale segnano i successivi due rigori, ma quando è il turno di Alex Sandro, sbaglia per l'emozione tirandola fuori. Adesso siamo pari.

Ronaldo ovviamente tira un calcio di rigore perfetto, lo stesso fa Douglas. Modric però sbaglia, quindi se il prossimo lo sbagliamo noi, si va ad oltranza.

Vedo Paulo prendere la palla e avvicinarsi alla porta. Navas si sta riscaldando muovendosi da una parte all'altra.
Posso sentire la tensione che c'è nell'aria. La curva sud è silenziosissima. Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta. E noi vogliamo vincere. Dobbiamo farlo.
Paulo posiziona la palla sul dischetto. L'arbitro si allontana.
Eccolo, il suono del fischietto.
Tutti i tifosi si alzano in piedi, compresa io.
Paulo prende poca rincorsa, come fa di solito.
I tacchetti delle sue scarpe iniziano a muoversi sull'erba verde smeraldo, segno che Paulo ha iniziato a correre.
Fa una finta al portiere prima di calciare la palla.
La tira bassa, verso destra.
Il portiere la intercetta e la tocca con la punta delle dita, Paulo si porta le mani alla faccia deluso, come l'ultima volta all'olimpico.
Ma non è finita.
La palla prende il palo dall'interno.
Rimbalza e...
Rientra in porta.

"ED È GOOOAL! GOAAAAL! PAULO DYBALA! LA JUVENTUS È CAMPIONE D'EUROPA!"
Urla il telecronista.
Il silenzio che prima si era creato scompare con le urla dei tifosi juventini.
Dalla parte opposta i tifosi dei Blancos sono zitti e tristi, ma non mi importa un accidente.
Inizio a saltellare qua e la e corro ad abbracciare mio padre.
Paulo rialza la testa con un sorriso splendente. È felice.
Tutti corrono ad abbracciarlo, e io li raggiungo.

"Ce l'hai fatta scemo!" Dico a paulo mentre mi abbraccia e mi solleva per farmi girare.

"Te lo dedico tutto" mi sussurra nell'orecchio.
Sono felice.
Per Paulo, per la squadra, per la storia della juventus che adesso ha un'altra vittoria da scrivere insieme a tante altre. Ma questa è la migliore. È la champions, quella che ci è sfuggita dalle mani tante volte. Quella per cui tutti ci criticavano. Adesso ce l'abbiamo, e nessuno può dirci nulla. Anche se possono dire quello che vogliono, ciò non cambia il finale: abbiamo vinto noi.
È bellissimo vedere Max e i miei amici così felici.
Si recano nello spogliatoio per qualche minuto prima di alzare la coppa al cielo, io rimango a salutare qualcuno del Real.

"Ehi, Cristiano. Complimenti per il goal. È stata una grande partita" dico a Ronaldo quando mi avvicino a lui.

"Grazie mille Eli" ci abbracciamo.
Non ci conosciamo benissimo, ma ci siamo già incontrati per qualche partita.
In fondo il Real è una squadra fortissima e sono felice che Paulo venga qua il prossimo anno.
Anche se ancora non è detto niente di certo, ma quasi sicuramente sarà così.
L'unica pecca è che mi mancherà Torino e tutte le cose belle che ho nella mia città.

I ragazzi partecipano alla premiazione con una gioia assurda, e quando Gigi alza la coppa al cielo tutti sono felici come non mai.

Questa non è una squadra, è una famiglia, e sono fiera di farne parte.

A un certo punto mentre mi sto avviando verso gli spogliatoi con i ragazzi, sento qualcuno afferrarmi da dietro e abbracciarmi forte.

"Ti sono mancato?"

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Cosa ne pensate del ritorno di bonucci e di higuain al milan?😒

un amore impossibile || Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora