Cinque.

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Provò a tenere il contatto visivo fino a quando il moro non lo interruppe, guardando di fronte a lui come a cercare una risposta.

Non devi cedere, si ripeteva continuamente o sarà peggio per te.
Mise i gomiti sulle ginocchia staccandosi dallo schienale della panchina, appoggiò il mento sui pugni e sospirò chiudendo lentamente gli occhi. Rimase in quella posizione per svariati minuti, quando sentii la mano del riccio sulla sua schiena.
Salii lentamente accarezzandolo per arrivare alla spalla tenendola in una presa debole tra le dita.

«Non devi sentirti obbligato a fare qualcosa che non vuoi.» sussurrò stringendo un po' di più la presa tra le dita.

«Non voglio infatti.» disse piano senza voltarsi per guardarlo «Però non mi sento meglio a sapere che sto rifiutando una cosa del genere, anzi sto peggio.»

«Allora non rifiutarla, Fabri ho un mese prima che la mia vita cambi radicalmente, ho bisogno di sentirmi bene solo per questi giorni per riuscire un minimo a sopportare gli anni che verranno dopo, che saranno senza di te.» si era avvicinato al suo orecchio, la voce era roca e profonda che provocò brividi lungo il corpo dell'uomo al suo fianco.

«Facciamo una cosa.» gli disse poi dopo l'ennesima non risposta, facendolo finalmente voltare verso di lui con gli occhi lucidi e il viso pallido «Andiamo a mangiare e poi mi dai la risposta definitiva, okay?» chiese, il tono dolce usato fece quasi sorridere il moro ed annuì debolmente alzandosi.

Allacciò il guinzaglio di Baffo posandolo a terra per farlo camminare al loro fianco.
«Lo portiamo a casa?» domandò il riccio affiancandolo e lui annuì, ancora incapace di parlare troppo scosso dal casino nel suo cervello.

La sua testa in quel momento era tempestata da mille pensieri contrastanti che non facevano altro che confonderlo ancora di più.
Non seppe nemmeno se il riccio gli avesse chiesto o detto qualcosa, aveva il cervello da tutt'altra parte.

«Ho la macchina parcheggiata qui vicino.» gli comunicò e lui non rispose, seguendolo.
Aveva preferito non prendere la macchina per poter far passeggiare Baffo all'aria aperta, infondo non era poi così lontano da casa.

Entrò dal lato del passeggero, portandosi Baffo sulle gambe e fu costretto a parlare per fornirgli le indicazioni verso la sua nuova casa.

«Ti aspetto qui.» disse spegnendo il motore della macchina, passandosi una mano tra i ricci.

«No entra, possiamo mangiare qui? Non ho tanta voglia di spostarmi.» disse piano.

Sapeva che dopo il pranzo avrebbero dovuto riprendere l'argomento e parlarne tra la gente non era un'idea che lo entusiasmava. Preferiva di gran lunga parlare nelle quattro mura della sua casa dopo aver cucinato un bel piatto di pasta.

«Ho comprato un po' di mobili ma non é ancora completamente arredata, siediti pure sul divano.» disse aprendo il mobile per prendere i croccantini di Baffo e portarli nella sua stanza, mettendo una porzione abbondante nella ciotola.

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«Era buonissima Fabri.» disse nuovamente bevendo un sorso di vino prima di lasciarsi andare con la schiena sulla sedia.

«Me fa piacere che te sia piaciuta.» sorrise leggermente alzandosi per mettere i piatti nella lavastoviglie.

Sorrise in risposta controllando l'orario dal telefono «Devo andar via tra mezz'ora Fabrì, ho un impegno a Milano e volevo prima passare a casa.» la sua voce si affievolì quando pronunciò la parola casa che altro non era che la sua dimora, o meglio il luogo dove la sua compagna viveva e dove lui ogni tanto faceva un salto.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora