Diciassette.

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«Nun me guarda' così, non me devi da' nessuna spiegazione.» sussurrò quando il riccio tornò a sedersi al suo fianco.

L'aveva osservato per una manciata di secondi con l'intento di capire se avesse ascoltato o no la sua telefonata.
Dal modo in cui cercava di rimanere indifferente aveva percepito che avesse ascoltato e che ci fosse anche rimasto abbastanza male.
Non poteva biasimarlo infondo ma questa volta era sicuro delle sue scelte, bastava solo metterle in atto. Non si sarebbe mai perdonato il fatto di averlo fatto soffrire in quel modo fino a farlo arrivare ad essere costretto a stare disteso immobile su un letto d'ospedale.

«Ti guardo così perché una spiegazione te la meriti.» disse allungando la mano per accarezzargli il braccio disteso «Il discorso di ieri non lo spezzerò di certo per una telefonata.» spiegò velocemente «Voglio che tu capisca che di me puoi fidarti ancora.» sussurrò guardandolo negli occhi in un modo talmente intenso che l'altro fu costretto ad abbassare momentaneamente lo sguardo verso il suo busto perennemente fasciato.

«Te devi sposa' Ermal, che me devo fida' a fa'?» aveva bruscamente spezzato il contatto visivo, guardando ovunque tranne che l'uomo davanti a lui.

Si sentiva inutile e impotente in quei momenti. Lui lì, fermo in un letto d'ospedale non era capace nemmeno di alzarsi e fare pipì da solo mentre l'altro aveva già un matrimonio organizzato.
Alzò gli occhi al cielo, quei pensieri lo distruggevano continuamente nonostante si fosse ripromesso di non piangere più davanti a lui. Erano state già troppe le volte in cui si era mostrato debole e indifeso e aveva intenzione di non farlo più.

«Chi ti ha detto che mi sposo?» sbottò poco dopo, stringendo la presa della sua mano per poi continuare a parlare «Lei sta organizzando il matrimonio è vero, dice che il prete ha dato la disponibilità per la Chiesa tra due settimane, ma io sono qui Fabrì.» sussurrò le ultime parole portando una mano ad accarezzargli il viso, in modo tale che lui si voltasse nuovamente a guardarlo.

«E starò qui al tuo fianco fino a quando tu non mi manderai via.» la mano finì sui capelli scompigliati che gli portò all'indietro, liberando il viso dai ciuffi ribelli.

Il moro fece un segno di assenso, socchiudendo leggermente gli occhi per poi sorridere debolmente in segno di gratitudine ma non disse niente, così il riccio continuò a riempirlo di parole che avrebbe voluto che diventassero certezze.

«Io sono qui, non sono lì con lei Fabrì, sono qui.» si chinò leggermente per baciargli una tempia «Per te.» aggiunse accarezzando il suo braccio ricoperto di tatuaggi, tagli e lividi.

Il moro chiuse gli occhi e sospirò pesantemente, buttando fuori tutta l'aria possibile.
Li riaprì lentamente, trovando quelli curiosi di Ermal ad osservarlo, in attesa di una risposta o di un semplice cenno. Scosse debolmente la testa, liberando il braccio dalla sua presa per portarsi la mano a grattarsi l'occhio come per evitare che potesse cedere di nuovo alle lacrime.
Non la riportò sul letto, per evitare ulteriore contatto fisico con il riccio e la lasciò aperta sopra il tessuto che gli fasciava il busto.

«Dimmi cosa ti turba, se non parli con me è peggio, non puoi tenerti sempre tutto dentro.» sussurrò inclinando leggermente la testa per poterlo guardare in faccia.

«Lo sai Ermal.» disse prima di puntare finalmente gli occhi nei suoi «Lo sai che ho paura di fidarmi di nuovo, guarda come so' finito l'ultima volta che me so' fidato.» gli occhi gli gridavano che avrebbe davvero voluto lasciarsi andare di nuovo, così limpidi e sinceri.
Nascondevano un velo di malinconia che solo chi ti conosce davvero può percepire.

«Ti giuro, Fabrì cazzo ti giuro che non ti farò del male, al costo di farne a me ma tu rimarrai fuori da qualsiasi situazione negativa.» con forza riprese la sua mano, facendo intrecciare le dita con le sue.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora