Due.

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Mosse debolmente il braccio, toccando il duro pavimento in cui era ancora sdraiato.
Si alzò di scatto, mettendosi seduto per qualche secondo, si guardò intorno, constatando di non essere più nella sua solita casa, di essersi ubriacato e di essere collassato sul pavimento come il peggiore degli alcolizzati.
Con una leggera fatica si mise in piedi, ritrovando subito il suo viso scavato dalle occhiaie attraverso lo specchio.
«Coglione.» borbottò a sè stesso prima di incamminarsi verso la sua nuova stanza dove la sera prima aveva accuratamente fatto il letto ancora intatto per aver dormito sul pavimento.

Si apprestò a mettere in ordine le poche scatole che aveva portato e si promise di uscire in mattinata per comprare un po' di cose per l'arredamento.
La nuova casa era di suo gradimento, tutta sul bianco e sul nero, proprio come lui l'aveva sempre immaginata, mancava qualcosa certo.

Rimase qualche secondo sdraiato sul letto mentre il rumore del campanello lo fece alzare di scatto. Non era abituato a quel suono e non aveva fatto particolarmente caso a quel tintinnio costante. A passo svelto si era diretto verso la porta d'ingresso, aprendola subito dopo.
«Ciao Fabrì.» sorrise il suo pianista ancora sull'uscio della porta «Roberto mi ha detto che sei riuscito a trasferirti ieri e sono venuto a vedere un po' che combini.» ridacchiò leggermente prima che il padrone di casa gli lasciò lo spazio giusto per entrare.

«Oh si, è carina, mi piace.» disse chiudendo la porta con l'intenzione di fargli fare un giro turistico.

«Te sei 'mbriacato Fabrì?» chiese indicando la bottiglia vuota appoggiata sul tavolo, pronta per essere buttata «Beh guarda che faccia che hai!» si diede la risposta da solo mentre il moro non gli dava la minima importanza «Quando ti deciderai a parlare di ciò che ti succede sarà troppo tardi Fabrì.» continuò.

«Sarà troppo tardi quando capirete tutti quanti che dovete lasciarmi in pace.» disse guardando altrove.

«Stai male Fabrì ed io non lascerò che tu ti distrugga, non di nuovo.» si avvicinò lentamente posando una mano sulla sua spalla mentre il suo sguardo si abbassò a fissare il pavimento.

«È solo un periodo di stanchezza, mi passerà.» sussurrò staccandosi «Vieni, ti faccio vedere la casa.» disse cambiando completamente argomento mentre si dirigeva nelle altre stanze.

«Sono passato anche per dirti che domani suoniamo qui a Roma, sei stato invitato ad un festival.» spiegò mentre lo seguiva nella sua stanza quasi completamente vuota.

«Okay.» rispose semplicemente «Cosa cantiamo?»

«Tre canzoni Fabrì, sceglile tu, abbiamo provato fino a qualche giorno fa per i concerti quindi basterà solo fare il sound check domani.»

«Perfetto allora.» abbozzò un sorriso prima di tornare in salotto per invitare una birra al suo amico.

«M'accompagni all'ikea? Devo comprà un paio de cose che sta casa me sembra un mortorio.» aveva chiesto afferrando il portafoglio e le chiavi della macchina prima di uscire di casa.

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Si tolse il cappello non appena mise piede nel camerino, posandolo sulla piccola scrivania prima di sedersi su una sedia e smanettare un po' con il telefono prima dell'inizio del festival.
Si tolse la maglietta nera per indossare la camicia di jeans, abbinata ai pantaloni neri strappati sulle ginocchia.

«Fab.» sorrise Claudio entrando in camerino «Sei pronto?» chiese.
«Si.» 
«Vai nel backstage, gli artisti devono stare lì nell'attesa di essere chiamati.» spiegò indicandogli la strada.

Si sedette in uno dei divanetti, circondato da altri cantanti con cui non avrebbe voluto nemmeno spiccicare una parola.
Poi quella voce, inconfondibile.
L'avrebbe individuata in mezzo ad altre mille.
Lo vide entrare, sembrava sempre più alto, la pelle abbronzata che lo rendeva ai suoi occhi ancora più bello di quanto in realtà fosse.
I ricci erano stati tagliati da poco perché giacevano perfettamente sulla sua testa, composti e ribelli, il mix giusto.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora