Trenta.

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Parcheggiò l'auto non molto distante dall'entrata dell'edificio ma nonostante ciò il vento freddo di dicembre riuscii ad entrargli velocemente attraverso la sciarpa e colpire con insistenza la sua pelle, provocandogli una miriade di brividi lungo la schiena.

«Buonasera.» disse all'uomo che lo aspettava davanti all'entrata di quel lussuoso portone «Posso iniziare a portare dentro l'attrezzatura?» chiese accennando un sorriso di circostanza, nonostante ogni suo singolo movimento gli causasse una botta d'ansia sempre più forte della precedente. La temperatura elevata del posto gli fece in parte rilassare i muscoli, donandogli finalmente una sensazione di calore.

«Buonasera signor Meta.» chinò la testa per poi puntare nuovamente gli occhi azzurri nei suoi «Ha bisogno di un aiuto per trasportare il materiale?» chiese tenendo le mani dietro la schiena mostrando i pettorali abbastanza pronunciati, ricoperti solo dalla camicia bianca che indossava.

«No, la ringrazio, faccio da solo.» sorrise nuovamente prima di tornare a gelarsi grazie alle temperature poco alte che di solito dicembre regala alla splendida Roma.
A passo svelto si diresse verso l'auto caricandosi addosso tutte le borse che conservavano il materiale necessario che aveva depositato con cura nel cofano della sua macchina.

Dopo aver lasciato un altro sorriso al ragazzo all'ingresso, si diresse all'interno dell'enorme sala ammirandola per qualche secondo. Immaginò come sarebbe stata bella con le luci spente e l'atmosfera romantica, e subito l'adrenalina del gesto che avrebbe compiuto lo fece sorridere sinceramente.

Quando iniziò ad attaccare i cavi del microfono, il suo telefono prese a squillare, segnando sullo schermo una chiamata in arrivo: Fabrizio.
Si schiarì la voce prima di rispondere, cercando di mantenere la calma per evitare di fare qualche gaffe proprio in quel momento.

«Amore?» rispose mettendo il vivavoce, deglutendo a fatica con la paura che il più grande si accorgesse di qualcosa.

«Ermal dove sei?» il tono di voce era preoccupato, doveva essere a casa circa mezz'ora prima.

«Sono ancora alle prove amore, non mi aspettare per cena ci vediamo dopo, ciao.» si affrettò a chiudere la chiamata ricevendo pochi secondi dopo un messaggio, non era particolarmente bravo a nascondere le cose.

Ermal che cazzo succede?
Ricevuto [20:42]

A malincuore prese la decisione di ignorare il suo messaggio tornando al suo lavoro con la consapevolezza che Fabrizio l'avrebbe ammazzato non appena l'avrebbe rivisto.

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Si guardò un'ultima volta attraverso lo specchio del camerino, chiuse anche l'ultimo bottone della camicia bianca e osservò le gambe snelle aderire ai pantaloni grigi che aveva indossato.

Spruzzò qualche goccia di profumo verso il corpo, immergendosi in quell'aroma che Fabrizio amava, glielo aveva detto un milione di volte. Quella sera ogni suo singolo gesto sarebbe stato esclusivamente per il moro. Ogni azione compiuta avrebbe avuto solo lo scopo di compiacere il suo compagno.

Camminò lentamente verso l'uscita per informare l'uomo che non si era mosso dalla sua postazione che tutto ormai era pronto per la serata.

«Può riportarmi le chiavi domani a metà mattinata.» disse con un sorriso «Buona fortuna, signor Meta.» lo liquidò con una stretta di mano, prima di tornare con lo sguardo fuori dall'edificio grazie all'enorme vetrata.
Sapeva bene di dover aspettare Fabrizio per farlo accomodare una volta arrivato ma da allora sarebbe andat via e non avrebbe più rivisto il riccio fino a quando non gli avrebbe riportato le chiavi.Non era stato facile, per lui, farsi affidare una sala del genere ma dopo aver spiegato al proprietario la sua motivazione, la questione si era rivelata meno difficile del previsto.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora