Sette.

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Continuava a camminare avanti e indietro per quel corridoio bianco e azzurro mentre l'odore ospedaliero gli inebriava i sensi facendogli storcere il naso di tanto in tanto.
L'ansia lo stava divorando nonostante lui fosse la persona più esterna a tutta quella situazione.
In cuor suo sperava che andasse tutto bene, che la vita di un piccolo bambino innocente continuasse ma in un angolino del suo cuore la voglia di riavere Ermal era tanta e se tutto quello fosse finito, finalmente sarebbe rimasto con lui.
Aveva solo un gran bisogno di abbracciarlo e dirgli che qualsiasi cosa fosse successa, poteva sempre contare su di lui.

Si sentiva un imbecille a pensare di poter far annullare in qualche modo quel matrimonio, di far capire a quel ricciolino che niente è più importante della propria felicità.

Era solo un povero illuso in realtà, lui che a quarantatre anni sperava ancora che il destino gli avesse riservato qualcosa di bello.

Invece continuava a soffrire e la cosa peggiore era che non riusciva ad allontanarsi da quella persona che lo stava lentamente uccidendo. Sperava che infondo a tutto quel dolore prima o poi avesse visto la luce, la felicità.

Anche Ermal però, non riusciva a stargli lontano, nonostante le sue intenzioni iniziali fossero altre. Si era ripromesso che si sarebbe dedicato alla sua famiglia, dedicando a Fabrizio solo il tempo per impegni lavorativi ed invece non aveva resistito all'istinto di portarlo ancora con sé nel viaggio della sua vita.
Non sapeva se quella di farlo entrare nel suo matrimonio fosse una scelta giusta, ma gli sembrava la meno peggio. Almeno avrebbe potuto averlo vicino, guardarlo, sfiorare ogni tanto la sua pelle, sentire il calore del suo corpo in un semplice abbraccio tra colleghi.

Dopo un tempo che gli sembrava infinito, Fabrizio lo vide arrivare dal corridoio. Man mano che si avvicinava poteva notare il viso sciupato, intristito e pallido.
Gli rivolse uno sguardo fugace prima di trovarsi avvolto dalle sue braccia. Rimase sorpreso a quel contatto improvviso ma subito dopo lo strinse forte a lui, petto contro petto, sentendo ogni suo battito.
Ermal non disse niente, semplicemente continuava a stringerlo più che potesse cercando di risollevarsi  da tutta quella negatività tramite l'unico appiglio che gli rimaneva: Fabrizio.

«È tutto okay?» azzardò a chiedere il moro, senza staccarsi dal suo corpo.

«Abbiamo perso il bambino.» sussurrò.

La presa si fece più forte e portò una mano sui suoi capelli affondandoci le dita e portandogli la testa sopra la sua spalla.
Il riccio si lasciò coccolare da quelle braccia che da tanto desiderava e infilò la testa nell'incavo del suo collo.
Le sue labbra iniziarono a lasciare baci umidi sul collo del moro, facendolo rabbrividire sotto al suo tocco.
Lui di rimando, lo stringeva più forte a sé come a dirgli 'Sono qui per te.'.

Non seppero entrambi quanto tempo rimasero lì, l'uno tra le braccia dell'altro, ma quando il riccio ebbe il coraggio di staccarsi sentii di essere leggermente più libero.
«Vai a riposarti Fabri, sarai stanco.» sussurrò rimanendo a pochi centimetri da lui «Silvia è distrutta ma fisicamente sta bene, la dimettono domani in tarda mattinata dopo avergli fatto degli accertamenti.» spiegò velocemente «Grazie per essere rimasto qui.» aggiunse poi, abbozzando un lieve sorriso.

«Vieni.» disse piano il moro prima di riaprire le braccia «Vieni qui.» ripetè prima che Ermal gli si buttasse nuovamente tra le braccia.
«Mi dispiace, mi dispiace tanto.» sussurrò al suo orecchio, vagando con le mani sulla sua schiena.

«Mi ero quasi abituato all'idea di avere un figlio, però..» sussurrò staccandosi leggermente per guardarlo negli occhi quando un medico si presentò davanti ai loro corpi ancora in parte uniti.

Fabrizio si staccò di colpo, puntando gli occhi di Ermal che lo fissavano come a volergli dire qualcosa, maledisse mentalmente quel dottore per aver interrotto quella frase lasciata a metà.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora