Dieci.

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«Perché?» dalla bocca del riccio uscii un flebile sussurro e Fabrizio poté sentire l'odore di alcool inebriargli le narici.

«Perché poi non me riesco a fermà.» sussurrò a sua volta con tutta la sincerità che qualche bicchiere di vino in più gli aveva fatto uscire.

Lo sguardo di Ermal si spostò continuamente dalle sue labbra ai suoi occhi, come a volergli guardare fin dentro l'anima.
Fissò le labbra carnose insistentemente passando la lingua ad inumidire le sue, lentamente fino a fare uno scatto e farle finalmente scontrare. Una sua mano strinse con urgenza il fianco del moro e l'altra andò dietro la sua nuca, infilando prepotentemente la lingua nella bocca dell'altro.

«Che s-stai f-acendo?» balbettò il moro con il fiato corto sulle sue labbra, portando le mani ad accarezzare il viso liscio e arrossato del riccio.

«Quello che entrambi vogliamo.» disse prima di tornare a baciare le sue labbra con impeto, iniziando un ballo di lingue osceno e bisognoso.

Le lacrime scomparvero all'improvviso, facendo spazio al rumore dei baci mischiati alla saliva. Il riccio si spinse contro il suo corpo, facendogli sbattere la schiena contro la porta finestra.

Il bacino si scontrò violentemente con quello dell'altro, strusciando la sua erezione con quella del moro, entrambe ancora coperte dal tessuto dei jeans.
Ansimò contro la sua bocca gustando ogni singolo sfioramento di quel contatto.
Ne aveva un bisogno ossessionato, avrebbe voluto fondere i loro corpi se fosse stato possibile, pur di sentirlo completamente suo.

Fabrizio aveva quasi perso il respiro mentre le mani vagavano sulla schiena del più piccolo. Lo sentiva irruento contro di sé, con il corpo completamente spiaccicato addosso.
Lo spostò delicatamente, conducendolo verso la scrivania al lato della stanza dove si appoggiò con il sedere per portarsi il riccio nuovamente addosso, come pochi secondi prima.

«Quanto cazzo mi mancavi.» gli disse il riccio all'orecchio mordendogli il lobo e baciando la pelle fino al collo.
I gemiti del moro furono soffocati dalle labbra voraci dell'albanese che tornò a baciare la sua bocca, già in astinenza dal suo sapore.

Le mani vagarono con estrema lentezza sotto la camicia bianca, percorrendo tutta la schiena e riscendendo per i fianchi.
Senza mai smettere di baciarlo, si apprestò a slacciare i bottoni della sua camicia, lasciandolo presto a petto nudo.

Si staccò dalle sue labbra solo per guardarlo.
Il petto si muoveva ritmicamente e i suoi occhi brillarono alla vista di quello spettacolo da cui era stato privato da troppo tempo. Passò il dito sul tatuaggio che gli aveva dedicato, all'altezza del cuore.
«A parte te.» sussurrò leggendolo.
Ci passò poi le labbra, baciandolo dolcemente prima di contornare tutto il petto con baci umidi e delicati.

«Sei sempre qui.» disse il moro posando il palmo sul tatuaggio, sopra il cuore.

Le mani scesero poi sul corpo dell'altro ed andarono a slacciare la sua camicia facendola scendere lungo le braccia per toccare velocemente il petto diafano.

Il riccio si staccò di qualche centimetro come se si fosse scottato.
Pochi secondi prima nella sua testa il ricordo del matrimonio sembrava essersi completamente perso mentre poco dopo era tornato forte e pungente con tutti i suoi sensi di colpa dietro.

Fabrizio, con il respiro accelerato, si era fermato a guardarlo mentre una voce nella sua testa gli gridava di smetterla di pensare e tornare a baciarlo.
Poi le gambe si mossero da sole, avvicinandosi nuovamente al corpo scosso del riccio.

«Dimmelo Ermal» sussurrò a pochi centimetri dal suo viso «Dimmi che non mi vuoi ed io non ti toccherò, sparirò da questo posto.» la voce era tremante e da un momento all'altro avrebbe potuto riiniziare a piangere davanti ai suoi occhi «Dimmelo Ermal, dimmi che non vuoi fare l'amore con me.» disse ancora mentre una lacrima minacciava di uscire da quei pozzi tristi e profondi.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora