Otto.

1.4K 92 22
                                    

«Oh dio mi dispiace tanto!» la donna si portò una mano sulla fronte mentre ascoltava il racconto del suo ex compagno che lei gli aveva abilmente tirato fuori con le pinze.
Non era molto propenso a parlargliene, convinto del fatto che parlarne con qualcuno non avrebbe migliorato minimamente la sua condizione.

«A me no, tanto non è cambiato niente.» sbuffò lasciando andare la testa all'indietro sul divano.

«Non puoi non presentarti al matrimonio Fabrì.» lo riprese Giada.

«Perché no? Guardami Giadì, non ce la faccio più.» sussurrò quando la voce gli morì in gola. Non aveva mai pianto lui.
Si era sempre dimostrato forte e nessuno aveva mai visto delle lacrime scendere dai suoi occhi. Solo una volta aveva pianto in pubblico, all'Olimpico, ma in quel caso le lacrime erano di gioia.
La gioia in quel momento era un sentimento completamente distante da quello che provava.
In quel momento erano lucidi ma non avrebbe permesso ai sentimenti di sovrastarlo, sapeva trattenersi e l'avrebbe fatto fin quando ci sarebbe riuscito.

«Lo so Fabrì, ti vedo. Però non puoi fargli questo, è tuo amico e sei stato tu a dirgli che lo avresti fatto, gli hai dato la tua parola.» si alzò per sedersi accanto a lui e posare una mano sulla sua coscia.
Non rispose, puntando gli occhi nei suoi e portando la mano sopra quella fine e ben curata di lei, appoggiata ancora sulla sua gamba.
La strinse leggermente intrecciando le dita tra le sue, per quanto potesse «Non ce la faccio.» sussurrò prima che il corpo della donna fu a contatto con il suo, per regalargli un abbraccio di conforto.

«Abbiamo passato momenti peggiori, ti ricordi Fabri? Io sono sempre qui se hai bisogno.» gli disse con voce bassa rimanendo ancora tra le sue braccia.
Lo ricordava bene lei, quando Fabrizio sembrava non volesse vivere più, quando drogarsi era di routine e la birra era diventata come l'acqua.
Ma ce l'avevano fatta, insieme.

«Grazie.» biascicò.

«Vai all'addio al celibato dopodomani Fabri, ti godi la festa senza pensare troppo a quello che succederà il giorno dopo. Lui ha bisogno di te, di vederti felice per quell'ultima notte, la devi un po' anche a te una serata così.» si staccò dalle sue braccia mentre non interruppe il contatto visivo con il solo intento di dargli più forza possibile.

//

Aveva appena finito di lavare i pochi piatti che aveva utilizzato da solo per pranzo e si stava rilassando qualche minuto sul divano, in compagnia del suo fidato amico a quattro zampe.
Menomale che c'era lui a fargli compagnia in quei giorni, altrimenti non sarebbe riuscito ad andare avanti.

«Te porto dai bimbi, così non te ne stai tutto solo qui.» gli disse sventolando il guinzaglio davanti al suo muso e lui prese a saltare e correre dappertutto.

«Contento?» gli chiese ridacchiando prima di uscire di casa.

Arrivato nella sua vecchia abitazione, sorrise nel vedere i suoi figli felici alla vista del loro padre con Baffo.
Il piccolo si era fatto voler bene da tutti, con quel pelo folto che si muoveva continuamente, quel muso dolce e quegli occhi teneri, aveva conquistato il cuore di tutti.

«Te dispiace se rimane qui oggi e domani? Nun me va de lasciarlo da solo.» disse rimanendo sull'uscio della porta.

«Stai andando da lui?» chiese lei, ricevendo un movimento di consenso con la testa.
«Bravo Fabrì, avvisami quando arrivi a Milano che il viaggio è lungo e non preoccuparti per Baffo, ci pensiamo noi.» sorrise voltandosi per guardare entrambi i bimbi correre con quella piccola palla di pelo.

«Grazie Giadì per tutto, te chiamo appena arrivo ce metterò na vita, li mortacci sua.» si lamentò sorridendo leggermente.

Dopo aver controllato di non aver dimenticato niente imboccò l'autostrada.
Fece mente locale: aveva qualche cambio di vestiti per quella sera, l'abito elegante per il giorno seguente, la chitarra.
Sembrava ci fosse tutto.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora