Quindici.

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Sono un grande falso
mentre fingo allegria
Sei il gran diffidente
mentre fingi simpatia

«H-hai pensato che..» si bloccò qualche secondo per prendere fiato «Hai pensato che fosse meglio morire?» domandò e la voce gli uscii ancora più roca di quanto pensasse.

Era difficile pronunciare quelle parole, era l'ultima cosa che si sarebbe immaginato di fare eppure la realtà gli si stava parando proprio davanti agli occhi: l'aveva ucciso, interiormente l'aveva ucciso.

Come un terremoto in un deserto che
Che crolla tutto ed io son morto
e nessuno se n'è accorto

Gli portò una mano sul viso, consapevole del fatto che lui non si sarebbe potuto muovere per poterglielo evitare e prese a scacciare via le lacrime dal suo viso.

«Sono mesi che voglio piangere Ermal» biascicò appoggiando il viso sul palmo aperto del riccio che prese ad accarezzargli lo zigomo con il pollice «Sono settimane e mesi che la mia vita non è più la stessa, sono mesi che il mio fegato mi chiede di smetterla di strafogarlo di alcool» sospirò singhiozzando «Sono mesi che i miei polmoni chiedono pietà e sono mesi che il mio cuore mi chiede perché proprio tu che l'avevi messo apposto l'hai distrutto come se niente fosse» chiuse per un secondo gli occhi per riprendere fiato e quando li riaprii quelli colmi di lacrime dell'albanese lo colpirono profondamente «E poi Ermal, sono mesi che mi chiedo perché mi hai fatto così male» li richiuse, nel vano tentativo di scacciare dalla sua testa quegli occhi neri pieni di tristezza «Perché Ermal?» sussurrò infine respirando con la bocca aperta dopo un discorso troppo faticoso per la sua condizione.

Lo sanno tutti che in caso di pericolo
si salva solo chi sa volare bene, 
Quindi se escludi gli aviatori,
i falchi, nuvole, gli aerei,
aquile e angeli, rimani te

«Non lo so.» sussurrò «Non era mia intenzione Fabrì, scusami.» non smise di accarezzargli il viso bagnato dalle lacrime «È che cercavo di dimenticarti ma non riuscivo a starti lontano. Pensavo che averti vicino nelle vesti di un semplice amico potesse aiutarci entrambi, ma io non volevo esserti amico, ero obbligato.» disse piano «Non potevo far avere a mio figlio solo una madre e quando il bambino non c'è stato più, era ormai tutto organizzato.» strizzò gli occhi in modo tale che le lacrime scendessero più velocemente e la vista tornasse leggermente più limpida.
«Quando lei si avvicinava io cercavo te Fabrì, cercavo te nella sua bocca, nel suo corpo, cercavo solo te e non ti ho mai trovato e neppure avrei voluto trovarti perché tu non sei mai stato solo sesso, tu sei sempre stato tutto, la mia anima, la mia vita. Senza di te cosa sono io? Un bastardo schifoso, non so nemmeno che farmene di questa vita che sto solo odiando. Non so che farmene di una donna al mio fianco se non la amo, non so che farmene di questa vita che poi tanto vita non è da quando non ci sei più tu accanto a me.» aveva lasciato cadere la testa sulla sua spalla, accasciandosi senza pesargli troppo «La verità Fabri è che sono un debole, sono solo uno stupido che pensava di poterti dimenticare. Pensavo di farcela a non pensarti più e invece ogni giorno, ogni fottuto giorno ti ritrovavo nella mia testa.» continuò a parlare con la testa a contatto con la sua pelle nuda e non aveva nessuna intenzione di fermarsi, voleva dirgli tutto.
Fargli capire quanto stava male e quanto ancora lo sarebbe stato.

«Io non sono mai stato come te, io crollo ogni giorno. Tu invece ti sei fatto forza fino a quando non sei crollato definitivamente e la colpa è solo mia, non avrei dovuto farti sprofondare, dovevo tenerti a galla con me.» alzò di poco il capo per riuscire a guardarlo nuovamente negli occhi.

«Ti prego, non pensare che io non ti abbia voluto quando eri l'unica cosa che volevo. È che i sensi di colpa mi stavano mangiando dentro e la cosa più immediata che potessi fare era quella di allontanarti.» entrambe le mani andarono a stringere la sua abbandonata nuovamente sul letto.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora