Nove.

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Era stupito di vederlo lì, gli occhi gli brillavano e le gambe si mossero da sole fino ad arrivare di fronte a lui. Con lo sguardo gli chiese il permesso di prenderlo tra le braccia e gli occhi di Fabrizio sembravano gridargli 'stringimi subito'.
E così fece.
Circondò il suo collo con le braccia portando la testa nel suo incavo. Lo strinse forte a sé facendo aderire i loro corpi; lo strinse talmente tanto da sentire ogni singolo battito, ogni singolo respiro.

«Grazie.» gli sussurrò «Grazie di essere qui.» disse ancora, iniziando a lasciare una scia di umidi baci sul collo del moro, il quale si riempii di brividi.
Non ebbe intenzione di lasciarlo andare fino a quando non fu Fabrizio a staccarsi, lasciandogli uno sguardo intenerito prima di iniziare a camminare al suo fianco, fino all'interno dell'enorme villa.

«Vieni.» gli disse «Ti offro qualcosa da bere.» mise una mano sulla sua spalla, dirigendolo verso il salotto strapieno di bottiglie posate sul tavolo.

«Oh ma guarda chi c'è!» una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare e due braccia lo strinsero da dietro «Ti stavamo aspettando Bizio!» urlò lasciando la presa sul suo collo per mettere un solo braccio sulle sue spalle.

«Ciao Vige!» sorrise abbracciandolo.

«Non chiamarlo così.» sentenziò il riccio guardando Andrea in modo truce.

«Cioè in realtà Ermal ti stava aspettando.» rise lanciandogli uno sguardo «Anzi stava rompendo le palle 'ma quando viene Fabrizio' oppure 'hai sentito Fabrizio?'» scimmiottò la sua voce ma si bloccò quando Ermal gli lanciò un'altra occhiataccia.

«Vige stai un po' zitto?» lo spinse via prima di tornare con il bicchiere pieno per il moro «È già ubriaco, lascialo perdere.» disse prima che lui annuisse silenziosamente.

«Fabrì!» la voce di Montanari lo fece voltare nella sua direzione e prima di scambiarsi un veloce abbraccio, l'altro tornò a parlare «Ti stavo aspettando, ti devo parlare.» disse trascinandolo via.

«Dove andate?» domandò Ermal vedendo Fabrizio che seguiva velocemente il suo chitarrista.

«Fatti gli affari tuoi, sono cose da testimoni.» gli urlò Marco allontanandosi con il moro sottobraccio per poi salire al piano superiore.

«Allora Fabrì, mi devi aiutare ad organizzare questa stanza.» disse entrando per poi chiudere la porta a chiave.
In terra erano presenti delle scatole e qualche busta che Marco iniziò a portare al centro della stanza semi-vuota.
«Dobbiamo sistemare queste luci e fare una sorta di palco da passerella.» tolse dalle scatole tutti i pezzi e Fabrizio lo guardò accigliato.

«Abbiamo chiamato delle spogliarelliste, noi siamo i testimoni Fabrì, dobbiamo farlo impazzire stanotte.» rise e Fabrizio cercò di seguirlo senza sembrare infastidito.

In realtà nella sua mente aveva un altro modo per farlo impazzire ma preferì tenere quel pensiero nei meandri della sua testa.

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La cena era ormai passata da un pezzo, avevano bevuto, urlato e scherzato.
Era arrivato il momento che Fabrizio stava temendo da quando aveva aiutato Marco a organizzare quella stanza.

«Vieni Ermal.» Montanari lo prese per le spalle bendandogli gli occhi con una fascia nera. Fabrizio gli afferrò un braccio mentre Marco gli teneva l'altro e lo guidarono al piano di sopra fino a farlo sedere nella sedia posizionata all'inizio della passerella creata poche ore prima.

Tutti gli amici di Ermal si radunarono in quella stanza e gli amici più stretti, compreso Fabrizio, avevano il posto riservato ai lati della passerella.
Fabrizio non si era chiesto il perchè di quel posto speciale rispetto agli altri e aveva iniziato a godersi quello spettacolo.
Prima di andare a sedersi Andrea e Marco legarono le caviglie del riccio alla sedia in modo che le gambe rimanessero leggermente divaricate, sotto le imprecazioni contrariate del soggetto in questione.
«Non devi muoverti.» rise Andrea, ormai ubriaco, prima di sedersi accanto a Fabrizio.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora