Venticinque.

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Il respiro del moro si fece più affaticato mentre apriva il suo sportello con forza.
Le lacrime non gli permettevano di focalizzare bene ciò che vi era fuori da quella macchina, ma gli bastava vedere Ermal chinato al bordo della strada che vomitava da ormai troppi secondi.

«Ermal!» la voce gli uscì come un urlo strozzato e tentò di mettere fuori un piede per raggiungerlo.
La sua ipocondria non gli avrebbe permesso di stare tranquillo nemmeno per un secondo al solo pensiero che il più piccolo stesse lì fuori, solo e al freddo a vomitare l'anima.

«Fabri..» sussurrò alzandosi e appoggiandosi con la schiena all'auto «Non uscire dalla macchina, è tutto okay.» lo rassicurò respirando più regolarmente e pulendosi le labbra con un fazzoletto che trovò nella sua giacca.

A stento fece il giro della macchina, tornando a sedersi nuovamente al posto del conducente.
Fece per accendere il motore quando la mano del più grande lo bloccò per il polso.

«Non puoi guidare, stai male.» disse senza mollare la presa dal suo braccio.

«Non sto male Fabrì, lasciami il braccio e torniamo a casa, ci vogliono pochi minuti.» biascicò strattonando il braccio per far sì che il moro mollasse la presa «Probabilmente non avevo digerito bene, è tutto okay.» lo rassicurò mettendo finalmente in moto per poi sfrecciare verso casa del più grande.

Il viaggio fu silenzioso e fortunatamente anche molto breve. Fabrizio uscì dalla macchina per primo, Baffo corse per strada per qualche secondo fino a fermarsi davanti alla porta di casa.
Lo raggiunse camminando velocemente grazie all'aiuto delle stampelle e lasciò la porta aperta, senza aspettare il riccio davanti all'uscio.

Ancora con qualche lacrima ancorata agli occhi si diresse verso il frigo per poter bere un sorso d'acqua e calmarsi il più possibile.

«Mi vado a lavare il viso e i denti, ho un brutto gusto in bocca.» lo informò il più piccolo, senza nemmeno guardarlo e sparì nel corridoio senza aggiungere nient'altro.

Dopo aver sbuffato, lo seguii, dirigendosi al bagno con le stampelle. Rimase ad osservarlo mentre si lavava i denti per qualche secondo prima di posizionarsi dietro di lui e posare i due oggetti al muro.

Non ti  sorprendo più
con le mie follie
con le mie teorie

Con assoluta sicurezza strinse il corpo dell'altro tra le braccia, facendo aderire la schiena con il suo petto. La fronte andò a posarsi sulla sua spalla ed il respiro si fece più calmo mentre il profumo della pelle dell'altro gli inebriava i sensi.

Il più piccolo sospirò sorpreso a quel contatto e portò la mano libera a stringere quelle dell'altro che tenevano ben salda la sua vita.
Continuò in silenzio a spazzolarsi i denti, mentre i suoi muscoli si affievolivano grazie al calore del corpo del moro.

Risciacquò la bocca, sputando poi l'acqua e il dentifricio nel lavandino e si voltò di scatto verso l'uomo che non aveva accennato nemmeno per un secondo a staccarsi da lui.

Che per amarsi non per forza
serve tanto tempo

Ora il suo petto si muoveva contro quello dell'altro e i loro respiri si fondevano come se provenissero da una sola persona.
Le braccia del più piccolo gli avvolsero il collo in modo che il moro potesse appoggiarsi al suo petto.
Si lasciò cullare dal battito del suo cuore che servì in gran parte per farlo tranquillizzare.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora