Ventidue.

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Varcò la soglia di quella casa con una consapevolezza differente dall'ultima volta in cui ci era stato. Non era consapevole del fatto che non l'avrebbe vista per più di due settimane, non sapeva che quella sera forse avrebbe fatto meglio a portarsi una valigia con sé anziché comprare vestiti nuovi per vivere momentaneamente da Fabrizio.

Spinse la sedia del moro fino al suo interno, alzando leggermente le ruote per sorpassare lo scalino, ma non lo avvolse quel solito profumo di casa a cui si era abituato negli ultimi giorni.

Il silenzio che vi regnava era quasi inquietante mentre avanzava verso il salotto per constatare, effettivamente, di essere solo loro due in casa.

Puntò lo sguardo su Fabrizio che si guardava intorno con fare incuriosito, scrutando ogni quadro appeso alle pareti e le foto, che ritraevano Ermal e Silvia, posate sui mobili. Un senso di gelosia si impossessò di lui, facendogli girare la testa di scatto verso il riccio che già lo stava osservando.

«Stavo pensando che Rinald sarà già a Milano, perché non gli chiedi se viene a prendermi e tu chiami Silvia? So che ti avevo detto che ti sarei rimasto affianco ma potrebbe essere più difficile la conversazione con me presente.» disse sinceramente, nonostante morisse dalla voglia di vedere tutto con i suoi occhi.
Avrebbe voluto vedere Ermal guardarlo fiero mentre le diceva che non l'amava più per poi andare via insieme, come se fosse una favola.
Ma era giusto che i due si prendessero i loro tempi data la situazione estremamente delicata. Sicuramente per la donna non sarebbe stato facile sentirsi dire ciò che Ermal aveva in mente e lui non era pronto a sentirsi dire di essere la causa della loro separazione.

«Hai ragione.» sussurrò semplicemente digitando velocemente il numero di Rinald, le mani già tremavano e l'ansia stava prendendo possesso del suo gracile corpo.

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«Non sapevo fossi tornato, ero a fare la spesa ma sto rientrando a casa.» la voce di Silvia al telefono gli aveva dato un senso di fastidio, lei troppo felice di vederlo, lui troppo ansioso di lasciarla.

Se ci fossero istruzioni
per spiegare il meccanismo

Le gambe si muovevano da sole in quel salotto mentre faceva avanti e indietro senza motivo.
Fabrizio era andato via con Rinald da ormai dieci minuti e a lui sembrava di essere da solo da più di un'eternità.

Nella testa frullavano mille idee e mille parole su come iniziare il discorso che dimenticava dopo pochi secondi averle programmate.
Non gli era mai capitato di dover lasciare la donna che credeva fosse quella della sua vita, era una scelta che aveva maturato con il tempo e che si era consolidata dopo l'arrivo di Fabrizio.

Il suo sguardo scattò verso la porta d'ingresso quando il brusio della chiave inserita nella toppa fu l'unico rumore udibile oltre ai suoi passi.
La vide entrare sorridente, mentre posava in terra le buste della spesa e si avvicinava a lui velocemente.

Si fermò di colpo davanti al suo corpo, guardando attentamente il suo viso che probabilmente era sbiancato ancora più del solito.

Che mi ha spinto a presentarmi
a casa tua con questo viso.

«C'hai na faccia.» lei sorrise prima di avvicinarsi ulteriormente e buttargli le braccia al collo.

Sospirò prima di portare le mani sulla sua vita per evitare di perdere l'equilibrio dovuto al suo peso schiacciato sul corpo.

«Come mai già qui? Pensavo tornassi mercoledì o giovedì, so che Fabrizio ha bisogno di aiuto e puoi stare tranquillo perché al matrimonio sto pensando a tut..»

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora