Ventisette.

1.7K 114 25
                                    

Si portò una mano tra i ricci scompigliandoli leggermente prima di tornare a respirare rumorosamente.
Allungò la mano per afferrare il bicchiere d'acqua posto sul tavolino di fronte a lui e la buttò tutta giù in un solo sorso.
Tornò a sedersi sul divano, appoggiando la testa sulla spalla del moro, seduto al suo fianco che guardava attentamente un documentario.

La mano del più grande si appoggiò distrattamente sulla sua coscia prendendo ad accarezzare la gamba ricoperta dal tessuto dei suoi pantaloni rigorosamente neri.
Ermal sbuffò sulla sua spalla, prima di sollevare nuovamente la testa e portare la sua attenzione a quel documentario.

«Che c'è?» domandò poco dopo il più grande, scrutandolo velocemente con uno sguardo.

«Niente.» sussurrò portandosi le braccia al petto.

«Sei nervoso?» chiese ancora, conscio di ciò che tormentava il riccio in quella giornata.

Annuì debolmente prima di abbassare lo sguardo sulla mano di Fabrizio, ancora appoggiata sulla sua gamba. Con le dita raggiunse il suo dorso accarezzandolo lentamente prima di stringere la mano con la sua, in un vano senso di sicurezza.

«Andrà tutto bene Ermal, davvero.» la sua voce dolce e premurosa riuscii a calmarlo di botto fino a lasciarsi sfuggire un lieve sorriso.

«Come fai ad esserne così sicuro?» domandò poi.

«Perché l'amore non si può comandare Ermal, non hai scelto tu di innamorarti di me. Ti sei innamorato e basta, senza una spiegazione.» sorrise leggermente «E solo noi due sappiamo quanto abbiamo lottato per stare qui adesso, insieme per davvero.» staccò la mano dalla sua per portarla ad accarezzargli il viso, fino a scendere verso il collo «Quindi sono sicuro perché non permetterò a nessuno di togliermi questa armonia che cercavo da una vita, non potrà mai andare male se avrai me al tuo fianco.» sussurrò avvicinandosi lentamente «Ecco perché sono sicuro.» disse ad un centimetro dal suo viso prima di baciarlo dolcemente.

//

«Amore hanno suonato.» lo informò, passando le mani sui pantaloni blu scuri che indossava guardandosi per l'ultima volta allo specchio.
Ammirò la sua camicia bianca arrotolata fino agli avambracci e che lasciava intravedere qualche centimetro del suo petto grazie ai primi bottoni aperti.

Si era reso conto che la vicinanza di Fabrizio l'avesse totalmente travolto, non solo all'interno del suo cuore ma anche nel modo di comportarsi e, anche se non l'avrebbe mai ammesso,  nel modo di vestire.

«Ti ho lasciato quei pantaloni neri sul letto che ti dovrebbero fasciare il culo alla perfezione.» disse ridendo prima di uscire dalla stanza ma si riaffacciò pochi secondi dopo «E la camicia bianca è già stirata, non stropicciarla troppo, ti aspetto in salotto.» sorrise scomparendo in corridoio, lasciando Fabrizio in mutande pronto a cambiarsi per la fatidica cena di Natale.

Ermal era emozionato come un bambino e lui amava vederlo così felice.
Sperava, nel profondo, che tutto andasse per il meglio solo perché il suo ricciolino si meritava di passare un Natale con i fiocchi.

Si osservò attentamente allo specchio, la camicia bianca gli fasciava perfettamente il petto e scendeva dentro i suoi pantaloni.
Il più piccolo gli aveva consigliato di infilarla all'interno dei pantaloni perché sarebbe stato più elegante e lui, ovviamente, gli aveva dato retta.
Passò una mano tra i capelli, dandosi un'ultima occhiata prima di sospirare e camminare verso il salotto.

«Buonasera.» sorrise sornione entrando in salotto a passo deciso prima che gli sguardi dei pochi presenti si puntarono sulla sua figura.

Il suo, di sguardo, andò a cercare sicurezza in quello di Ermal che, dal canto suo, non gli aveva tolto gli occhi di dosso da quando l'aveva visto arrivare dal corridoio.
Gli lasciò un'ultima occhiata che il più grande non riuscii a decifrare e spostò lo sguardo verso le persone che stavano invadendo casa sua.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora