Ventisei.

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Il sudore scendeva dai suoi ricci, andando a catapultarsi sulla giacca azzurra che aveva scelto di indossare quella sera.

Il freddo lo colpì in pieno viso quando una leggera folata di vento andò a sbattere contro la sua pelle inumidita. Pochi secondi dopo gli fu passato un asciugamano che prontamente utilizzò per asciugarsi il viso e il collo.

Quando si chiuse la porta del camerino alle spalle, lasciò fuoriuscire dalla sua bocca un sospiro di sollievo.
Era ormai quasi mezzanotte e non vedeva Fabrizio da quella mattina, ma a lui sembravano anni.

Era stato difficile abbandonarlo anche solo per qualche ora, ma non poteva di certo mancare a quel concerto per beneficenza.
Il più grande l'aveva salutato con una serie di baci sulle labbra mentre gli sussurrava che avrebbe passato l'intera giornata ad aspettarlo.

Così, quando il pensiero fisso del suo compagno si fece più insistente nella sua testa, decise di chiamarlo.

«Amore.» biascicò non appena sentii gli squilli cessare.

«Piccolo.» sussurrò dall'altro capo del telefono ed Ermal poté sentire il suo sorriso anche a chilometri di distanza «Come è andata?» chiese portando una mano sul muso di Baffo che se ne stava comodamente sdraiato sul loro letto, riempendo la parte che di solito era occupata da Ermal.

«Bene, sono stanco ma non vedo l'ora di tornare a casa.» disse lasciandosi andare con le spalle al muro, posandoci la testa.

«Vai piano, mi raccomando.» sorrise «Io ti aspetto qui.» spostò la mano, indicando la parte di letto vuota nonostante lui non potesse vederlo.

«Ci metterò poco più di un'ora, parto subito perché stamattina Rinald mi ha portato le ultime cose che avevo lasciato a Milano.» lo informò prima di salutarlo e potersi mettere in viaggio.

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Parcheggiò fuori dalla sua abitazione, camminando velocemente verso il portone per poi aprire con il mazzo di chiavi che Fabrizio gli aveva gentilmente lasciato.

Percorse velocemente il corridoio, trovando la camera da letto illuminata dalla luce soffusa della abat-jour posizionata sul comodino alla sinistra di Fabrizio.

Lui se ne stava sul letto, gli occhi socchiusi e le cuffiette nelle orecchie mentre le dita della mano destra si muovevano, a ritmo della musica che stava ascoltando, sul suo stomaco fasciato.
Il muso di Baffo era appoggiato alla sua gamba coperta dal pantalone blu scuro del pigiama, dormiva beatamente nonostante le lievi carezze del Moro sul suo pelo morbido.

Con la mano si avvicinò a lui, richiamandolo con una carezza sui capelli e un sorriso lieve stampato sul volto. I suoi occhi si aprirono di scatto e il viso assunse un'espressione intenerita.

«Sei tornato.» constatò, togliendosi le cuffie e prendendo la mano del più piccolo per portarsela alle labbra.

«Sì.» sussurrò allontanandosi leggermente dal letto per spogliarsi sotto lo sguardo attento di Fabrizio «Sono stanchissimo.» biascicò lanciandogli uno sguardo fugace prima di sparire velocemente verso il bagno.

Tornò dopo nemmeno dieci minuti, con addosso solo i boxer, trovando il moro ad aspettarlo sveglio mentre giocava sul letto con un Baffo ormai abbastanza arzillo.

«Aia» si lamentò dopo l'ennesimo morso al braccio «Stronzetto peloso.» disse lasciandogli un colpetto scherzoso facendolo cadere sul letto.
Il batuffolo tornò all'attacco pochi secondi dopo, prendendo a mordicchiargli la mano.

«Attacca Baffo!» lo incitò Ermal sdraiandosi al fianco del moro e spingendo il cagnolino verso il corpo del più grande.

La figura del riccio fu fulminata dallo sguardo del moro che prese subito dopo il cane tra le mani.

Non c'è niente di più fragile di una promessa. «MetaMoro»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora