Prologo

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Osservo la pioggia che scivola sul vetro del piccolo finestrino.

È una giornata piovosa qui a Londra, così come il mio umore.

Sorrido.

Mi mancherà questa città.

Le persone, le strade piene di negozi, e le giornate piovose come quella di oggi.

Mentre osservo le goccioline, scivolare sul vetro freddo, una hostess su avvicina a me, e gentilmente mi chiede se io abbia bisogno di qualcosa.

La osservo.

Alta, snella, occhi scuri e capelli chiari.

Davvero carina.

Le rispondo cordialmente: "No grazie, sto bene così" mi sorride e si allontana, lasciandomi seduta su quel sedile rigido e dannatamente scomodo, mentre osservo attentamente le goccioline scorrere rapidamente sul vetro.

La mia mente inizia a viaggiare nei ricordi.

Penso.

Penso alla mia vita prima di Londra.

Avevo due genitori fantastici.
Mia madre era bellissima, una donna di classe.
Era molto severa, ma anche dolce.

Papà? Beh, che dire di papà?
Lui era l'uomo della mia vita.
È sempre stato un genitore presente. Io e lui insieme, ne combinavamo di tutti i colori, facendo spesso arrabbiare la mamma.
Mi divertivo un sacco con lui.
Aveva un lavoro molto impegnativo, ma nonostante ciò, aveva sempre tempo per me, non facendomi mai mancare il suo affetto.

Vivevamo a Los Angeles, dove sono nata e cresciuta.
Avevo tutto ciò che si potesse desiderare dalla vita, due genitori stupendi, amici con la quale giocare, una casa bellissima, e tantissimi giocattoli.
Una montagna di giocattoli.

Sorrido pensando alla mia infanzia, quanto vorrei ritornare a quei tempi, ma purtroppo non è possibile.

Mi ricordo di Maya, la bambina buffa e dolce con la quale passavo giornate intere a giocare con le bambole, oppure a pallone nel giardino.

Era la mia migliore amica, anzi, è la mia migliore amica.
Nonostante il mio trasferimento, mi sono sempre tenuta in contatto con lei.
Viene a trovarmi quando ne ha la possibilità, mentre io non sono più tornata a Los Angeles da quando me ne sono andata.

Maya è il mio punto di riferimento, l'unica che mi ha sempre sostenuto, e che continua a farlo.
Le sarò sempre grata per tutto ciò che ha fatto per me.

Il lavoro di papà, lo ha portato via da me e dalla mamma.
Ricordo bene quella sera.
Stavo tornando a casa, dopo essere stata da Maya, mi ero divertita così tanto quel giorno.

Fuori da casa mia, vi erano parcheggiate una macchina della polizia, e una dell'ambulanza.

Mi spaventai.
Corsi verso la porta di ingresso, piangendo silenziosamente.
Mia madre era seduta in terra urlando e piangendo, mentre due infermieri cercavano inutilmente di tranquillizzarla.
Appena mi vide, scoppiò a piangere ancora più forte.
E da lì capì tutto.
Mio padre si era tolto la vita.

Fu un duro colpo per me.
Ancora oggi non comprendo il motivo, che lo abbia spinto a fare una cosa così brutta.

Perché papà ha deciso di andarsene? Aveva perso il lavoro, sì, ma non è un motivo valido per fare un gesto così estremo.

Lui aveva me e la mamma, e noi avevamo lui.
Avremmo potuto trovare una soluzione insieme.

Al suo funerale, non riuscii a versare neanche una lacrima, avevo pianto così tanto per giorni consecutivi, tanto da aver consumato tutte le lacrime che avevo.

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