Ryan Collins

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Ryan's point of view
Driiiin drinn.

"Cazzo" impreco.

Sempre nei momenti meno inopportuni mi devono rompere le palle.

Piper si toglie da sopra di me sbuffando, ancora assonnata.

Mi alzo controvoglia e rispondo al cellulare che continua ad emettere un suono irritante.

Lo butterei volentieri fuori dalla finestra.

Leggo il nome che continua a lampeggiare sul cellulare.

È mio padre.

Deve avere assolutamente qualcosa di importante da comunicare, per essersi  scomodato a farmi una telefonata a quest'ora.

Osservo le lancette sull'orologio ben saldo al mio polso, sono esattamente le 2:45 di notte.

"Papà..." rispondo ancora mezzo addormentato.

"Ciao figliolo ti disturbo? É un brutto momento?"

No figurati, sono solo le 2 di notte, avrei voluto rispondere, ma so quanto odi quando gli rispondo in malo modo, quindi evito.

Non vorrei di certo far nascere una discussione a quest'ora, con tutta la stanchezza che mi sento addosso poi.

"No no tranquillo dimmi", rispondo da scazzato, non ho proprio voglia di comportarmi da figlio modello, che si sporca le mani al posto del padre.

Lo sento richiamarmi, e questo mi irrita ancora di più, ma cerco di trattenermi dal mandarlo al diavolo.

"Ryan, Ryan ci sei?"
"Sì sì, scusa dimmi tutto."

"Oggi alle 14.00 devi andare al porto arriverà un carico enorme di coca dalla Turchia.
Devi solo caricarla e portarla alla base, chiama anche quegli altri tuoi leccapiedi per farti dare una mano, ah, e non ti preoccupare per la polizia  me ne sono già occupato io."

Mi irrita.

Vorrei tanto urlagli contro che è grazie a me e a quei "leccapiedi" come li definisce lui, se non ha ancora provato cosa significhi sopravvivere all'interno di una cella ammuffita a patire la fame e la libertà.

Sono miei amici da quando eravamo bambini, e mi hanno sempre aiutato nei momenti di bisogno.

Sono come fratelli, non stupidi leccapiedi come sua maestà li definisce.

Ma ciò nonostante, non ho voglia di far nascere un dibattito con mio padre, non c'è verso di fargli cambiare idea.

Stringo i pugni vicino ai fianchi dalla rabbia e lascio correre, faccio un respiro profondo e con calma apparente rispondo.

"Ok va bene, c'è altro?"
"Non andare al Green bar a fare affari, i Jonas ci hanno tirato un'imboscata se andassimo lì, potremmo rischiare molto."

Sì certo, semmai io e la mia squadra rischieremmo in qualsiasi caso.

Non di certo lui, che si limita a dare ordini e a stare seduto sulla poltrona bordeaux del suo studio, a scolarsi bottiglie intere di superalcolici.

Si sente il padrone del mondo.

Ma non capisce che così facendo la sua vita, e tutto ciò che ha costrituito, prima o poi andrà in frantumi.

"Come non detto, buonanotte".

Sono incazzato nero.

Ogni volta che arriva un carico devo sempre sporcarmi le mani io!

Ha milioni di scagnozzi da mandare.
Ma chiama sempre me.

Per non parlare del fatto che quei due bastardi di Jake Jonas e Joe Jonas, i gemelli più pericolosi di L.A. che ci hanno anche fregato i territori di spaccio da sotto il naso.

Ho i nervi a fior di pelle, devo assolutamente sfogarmi!

"Ehi Ryan che c'è ti vuoi rilassare ancora un pò, ti vedo agitato?"
 
Una voce stridula alle mie spalle mi fa tornare alla realtà.

Mi ero dimenticato che fosse ancora qui questa troia.

Mi giro e la caccio via in malo modo. "Vattene via Piper non ho bisogno adesso, ti chiamerò io!"

"Ma è notte fonda. Lasceresti una povera ragazza girare per le strade della città a quest'ora, con tutti i maniaci che ci sono in giro?" protesta.

Che rompi palle!
"Ti farò accompagnare dall'autista di fiducia di mio padre, non sia mai che sua maestà si ritrovi in un posto spericolato in una città così pericolosa" dico sbuffando.

Prendo i suoi vestiti, e glieli porgo, mi sta facendo incazzare.

Li prende ed esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Mi vesto in fretta, prendo le chiavi della macchina e scendo le scale di casa mia di fretta.

Salgo a bordo della mia Maserati rosso fuoco, e sfreccio per le strade della stupenda Los Angeles.

Guidare mi aiuta a rilassarmi, e a liberare la mente.

Mi sono sempre piaciute le macchine, fin da quando ero bambino.

Sono quasi le 14.00 mi sto preparando per andare a ritirare quella merda per mio padre.

Prendo il portafoglio e le chiavi dal tavolo ed esco di casa.

Sono tornato a casa alle 4 di mattina, dopo il giro in macchina, sono andato alla spiaggia e ho riflettuto un po'.

Il mare mi rilassa.

Penso sia l'unico posto in grado di farmi dimenticare tutto.
Il mio rifugio fin da bambino.

È bastata la chiamata di mio padre sta mattina, per farmi girare le scatole di nuovo.

È incredibile quanto sia irritante ed egoista quell'uomo.

Ora capisco perché mia madre abbia deciso di andarsene e lasciarlo, portandosi dietro il mio fratellino Louis.
Quanto mi mancano.

Sono tutto un fascio di nervi non ho mai avuto così tanta ansia.

Mi avvio al porto e trovo già tutti gli scagnozzi di mio padre che mi aspettano.

Mi avvicino e li saluto con un cenno di testa.

"Passiamo agli affari, non perdiamo tempo" dico.

"Ragazzino non ho tempo per scherzare.
Hai portato i miei soldi?"

Sorrido in modo beffardo, ma che razza di domanda è?

"Sì li ho in macchina" dico molto scazzato.

"Prima i soldi poi il bottino."
"Come preferisci."

Gli lancio la valigetta nera, la afferra prontamente al volo, e la passa ai suoi uomini che ne esaminano il contenuto.

"È sempre bello fare affari con voi.  Saluta tuo padre da parte mia."

"Sarà fatto."

Jake e gli altri mi aiutano a trasportare i carichi all'interno degli appositi furgoni.

Mettiamo in moto, lasciandoci alle spalle il porto e con esso, questa giornata di merda.

Spazio Autrice●
Ecco a voi un nuovo capitolo, dopo tanto tempo.
Scusateci ma non abbiamo avuto molto tempo libero a disposizione per scrivere.
Che ve ne pare di Ryan?
Ci piacerebbe se lasciaste qualche commento o stellina per farci sapere che ne pensate.
Alla prossima!🌹
Ps. Chiediamo scusa per eventuali errori, li correggeremo appena possibile.

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